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Il controllo dei depuratori in Toscana nel 2021
Controllato il 90% degli impianti di depurazione di reflui urbani con potenzialità maggiore di 2.000 AE. Sono emerse 90 irregolarità che hanno interessato 57 impianti, pari a circa il 32% dei 180 depuratori controllati
ARPAT nel 2021 ha controllato la qualità dello scarico finale di 180 impianti di depurazione di reflui urbani con potenzialità maggiore di 2.000 AE (abitanti equivalenti) recapitanti in acque superficiali, o maggiori di 10.000 AE se recapitanti in acque marino costiere, su un totale di 201 impianti censiti in Toscana (90%).
Il controllo allo scarico degli impianti di depurazione ha l’obiettivo di verificare l’adeguatezza e l’efficienza dei trattamenti depurativi impiegati e l’impatto dello scarico sul corpo idrico, al fine di non pregiudicarne lo stato di qualità.
Tali impianti sono controllati da ARPAT con una frequenza di analisi allo scarico nel corso dell’anno che varia a seconda delle dimensioni dell’impianto stesso, secondo i criteri indicati dalla normativa nazionale D.Lgs. 152/2006 (art.128 con le specifiche contenute nell’All. 5 parte III con le tabelle 1, 2, e 3) e regionale (LR 20/06 e regolamento di attuazione DPGRT 46/R/08).
L’attività di controllo viene svolta in collaborazione con i Gestori del Servizio Idrico Integrato attraverso la sottoscrizione di specifici Protocolli (previsti dal Regolamento regionale 46/R/08) per i controlli delegati attivi dal 2013. Tali protocolli delegano ai Gestori una parte delle attività, nello specifico la verifica del rispetto dei parametri BOD5, COD, solidi sospesi, mentre il controllo dei parametri di tabella 3 è interamente effettuato da ARPAT.
L’omogeneità tra le determinazioni dell’Agenzia e quelle dei gestori viene garantita attraverso la partecipazione di entrambi i laboratori a circuiti annuali di intercalibrazione. Tutte le determinazioni analitiche, comprese quelle eseguite dai Gestori, confluiscono nel Data Base Urban Waste Water, consultabile dal sito Web dell’Agenzia.
L’Agenzia ha analizzato 485 campioni prelevati nei 180 impianti controllati che trattano reflui per circa 8.600.000 AE. I controlli consistono in ispezioni complete sull’impianto con controllo documentale, verificando il rispetto delle prescrizioni inserite nell’atto autorizzativo allo scarico, oltre alla verifica dell’adeguata e corretta gestione.
Nel corso di tali controlli sono emerse 90 irregolarità accertate da ARPAT che hanno interessato 57 impianti, pari a circa il 32% del totale depuratori controllati. Le violazioni contestate hanno portato a rilevare 81 sanzioni amministrative e 9 di tipo penale con comunicazioni di notizie di reato.
Rispetto al 2020, si osserva un lieve incremento nel numero di impianti controllati (circa 10 in più) e un aumento delle sanzioni amministrative (17 sanzioni in più); rimangono pressoché stabili le notizie di reato (una in più). I depuratori oggetto di sanzione amministrativa sono 13 in più rispetto alla scorso anno (da 42 si passa quest’anno a 55 impianti) mentre rimane stabile il numero di impianti su cui è stato eseguita una comunicazione di reato.
I motivi di queste violazioni sono nella maggior parte riferibili a superamenti dei limiti di legge di alcuni parametri ricercati (sia di tab. 1 e tab. 3, All. 5 parte III del D.Lgs. 152/06) e altre irregolarità dovute al mancato rispetto di prescrizioni presenti negli atti autorizzativi.
I parametri per i quali si riscontrano più frequentemente superamenti sono solidi sospesi e BOD5 , seguiti da Escherichia coli. Più limitati i superamenti di COD, azoto ammoniacale, nitroso e nitrico, seguiti da parametri appartenenti alla tabella 3, tra cui zinco (3 casi), rame, alluminio e ferro (un superamento ognuno).
Gli impianti di depurazione controllati nel 2021 sono distribuiti tra i 15 Gestori compresi quelli fuori dal servizio idrico integrato (Aquapur, Aquarno, CuoioDepur, Gida). Gli impianti di dimensioni maggiori di 100.000 AE hanno registrato le percentuali più alte di irregolarità sia amministrative (SA) (70%) che penali (CNR) (30%).
La maggior parte delle irregolarità si riscontra su impianti nelle province di Lucca (60%) e Pistoia (63%).
La provincia di Lucca registra il numero più alto di irregolarità amministrative (24) della regione, la maggior parte riferibile al superamento del parametro microbiologico Escherichia coli.
Nella provincia di Pistoia le violazioni amministrative registrate riguardano il superamento di alcuni parametri come azoto ammoniacale, ferro, azoto nitroso, Escherichia coli. Seppure persistono scarichi in deroga per alcuni parametri negli impianti gestiti da Acque SpA nella Val di Nievole (autorizzate nelle more della realizzazione dell’accordo di programma del 2004 per la Valdinievole - Accordo Tubone e confermate nei rinnovi di autorizzazione rilasciate dalla Regione Toscana) i depuratori in questione sono stati potenziati migliorando in maniera evidente le proprie “performance” e di fatto non utilizzano le deroghe concesse.
Per la provincia di Pisa, in cui sono presenti depuratori prevalentemente a servizio dell’industria conciaria gestiti dal Consorzio Cuiodepur e Consorzio Aquarno, si rimanda agli approfondimenti oggetto di specifiche arpatnews sugli esiti del controllo 2021 allo scarico finale del depuratore Aquarno e sull’attività di monitoraggio delle acque del canale Usciana al fine di valutare l’impatto dell’impianto di depurazione sulla qualità delle acque del canale.
Nel Rapporto è possibile consultare nel dettaglio gli esiti dei controlli per singola provincia con l’anagrafica di ogni impianto e le eventuali sanzioni effettuate durante il 2021.
Si precisa che il Rapporto, già pubblicato nei giorni scorsi su sito Web e su ISSUU, conteneva un refuso nel paragrafo dedicato ai depuratori della provincia di Massa Carrara; in particolare nel punto (pag.34) in cui si parla delle due segnalazioni per sversamento di idrocarburi nel fosso Lavello, dopo la correzione del refuso la frase è la seguente: “Alla luce di quanto osservato al momento dei sopralluoghi non è stato possibile indicare la fonte certa dell’origine degli idrocarburi rinvenuti nel fosso, anche se da quanto osservato e dalle risultanze analitiche risulta verosimile che la fonte di contaminazione sia da individuare nello scarico del collettore proveniente dalla zona ex ASI e non sia da imputare ai depuratori.”
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