Macroinvertebrati bentonici
I macroinvertebrati bentonici comprendono tutte le specie di invertebrati, di dimensioni sufficienti per essere visibili a occhio nudo, che vivono in stretta relazione con i fondali degli ambienti acquatici, sia marini che di acque interne.
Queste specie, indicate anche come macrozoobenthos, sono essenziali per l’equilibrio degli ecosistemi, grazie alla loro posizione nella catena alimentare e al loro ruolo nella decomposizione della materia organica. Alcune di esse sono inoltre importanti da un punto di vista commerciale: molte specie di molluschi vengono raccolte per uso alimentare e alcuni policheti sono commercializzati come esche per la pesca.
Il macrozoobenthos è molto sensibile alle variazioni ambientali, anche su piccola scala spaziale, ed è una delle componenti biologiche che risente delle pressioni antropiche in contesto marino, lacustre e fluviale. I macroinvertebrati sono, infatti, considerati ottimi bioindicatori, in quanto le loro caratteristiche - sensibilità agli inquinanti, cicli vitali piuttosto lunghi, capacità di interagire con il substrato e relativa sedentarietà - li rendono particolarmente adatti a rispondere con immediatezza alle variazioni della qualità delle acque e del sedimento .
Secondo la Direttiva Quadro sulle Acque, i macroinvertebrati bentonici sono uno degli Elementi di Qualità Biologica da valutare per verificare lo stato ecologico delle acque marino-costiere e di quelle superficiali. ARPAT ne effettua il monitoraggio periodico per descriverne lo stato attraverso l’indice M-AMBI.
La fauna dei fondali mobili (sabbiosi)
I macroinvertebrati bentonici marini comprendono un numero molto elevato di specie di dimensioni superiori agli 0,5 mm che - almeno durante una fase del ciclo vitale- vivono sulla superficie del fondale o all’interno della sabbia.
Le specie più abbondanti sono solitamente anellidi, molluschi, crostacei e, in misura minore, anche ricci, stelle marine e piccoli anemoni.
La distribuzione delle specie varia sensibilmente nel tempo e nello spazio, in funzione del loro ciclo vitale e, soprattutto, dei parametri chimico-fisici che definiscono l’habitat: disponibilità di materia organica, regime idrodinamico, dimensione e tipo di sedimenti presenti.
Lungo la costa questi parametri seguono normali fluttuazioni periodiche legate soprattutto alle condizioni meteomarine e all’apporto di sostanza organica da parte delle praterie di posidonia. Sui fondali, la composizione in specie è quindi normalmente molto variabile, anche in assenza di particolari stress ambientali. Tuttavia, l’inquinamento delle acque e la costruzione di opere costiere possono determinare alterazioni particolarmente importanti nelle popolazioni di macrozoobenthos, talvolta con conseguenti effetti negativi anche su una scala più ampia.
Importanza ecologica
Il macrozoobenthos è un anello essenziale della catena alimentare marina. Sebbene in esso compaia una grande varietà di specializzazioni diverse, molte specie di invertebrati bentonici si alimentano filtrando il fitoplancton e sono a loro volta fonte di nutrimento per un gran numero di specie di pesci, svolgendo un importante ruolo di collegamento fra la produzione vegetale e i livelli trofici superiori.
Le specie che si nutrono di detrito sono invece fondamentali per la decomposizione della sostanza organica, che agevola il processo di mineralizzazione da parte dei batteri e quindi favorisce il ciclo degli elementi.
La maggior parte delle specie bentoniche vive all’interno della sabbia e si sposta in verticale, sia per nutrirsi che per compensare il rimaneggiamento dei sedimenti prodotto delle correnti. Il continuo movimento degli animali, che interessa solitamente almeno i primi 20 cm di spessore, contribuisce a ossigenare la sabbia, favorendo l’insediamento di altre specie.
Gli invertebrati bentonici sono particolarmente sensibili alle pressioni antropiche e per questo vengono considerati dei buoni bioindicatori, in grado di fornire informazioni integrate sullo stato dell’ambiente, anche sul lungo periodo. Essendo una delle componenti ecologiche principali dei fondali sabbiosi, lo studio del macrozoobenthos è particolarmente significativo nelle indagini sullo stato ecologico delle acque costiere.
Pressioni
Sono molti i potenziali fattori di disturbo per il benthos marino. Esistono pressioni di tipo chimico, come gli sversamenti di scarichi civili e industriali, che possono arricchire le acque costiere di sostanze nocive di vario tipo. Le specie risentono infatti negativamente della presenza di inquinanti chimici e metalli pesanti nella sabbia, oltre che delle carenze di ossigeno prodotte dai fenomeni di eutrofizzazione.
Ci sono poi le opere di difesa costiera, come frangiflutti, moli e dighe portuali, che alterano il flusso naturale delle correnti, portando spesso a drastici cambiamenti nelle dimensioni dei sedimenti che si depositano in determinate zone e a relativi stravolgimenti nella composizione delle specie bentoniche.
In generale, tutte le opere costiere che comportano movimentazione dei sedimenti, come i dragaggi dei fondali, la posa di cavi sottomarini o i ripascimenti delle spiagge, disturbano la stratificazione verticale della sabbia, con effetti di varia entità sulla fauna presente.
Gruppi diversi di specie reagiscono in modi differenti alle diverse combinazioni di più fattori di disturbo però, generalmente, in presenza di qualunque tipo di pressione ambientale, le comunità bentoniche rispondono con una diminuzione della loro biodiversità (minor numero di specie e minori abbondanze relative): un gran numero di specie sensibili e specializzate viene gradualmente sostituito da poche specie generaliste e resistenti, che diventano numericamente dominanti.
I tempi di recupero sono variabili e, in base all’entità dell’impatto, possono essere compresi fra qualche mese e diversi anni dalla rimozione della fonte di disturbo.
Dati
Nel 2019, come da programma, per i macroinvertebrati sono state campionate sei stazioni di monitoraggio, le altre stazioni saranno campionate nella restante parte del triennio 2019-2021
Le stazioni sono state elaborate tramite il calcolo dell’indice M-AMBI che, per l'anno 2019 indica che, delle sei stazioni monitorate, cinque sono in classe di qualità "Elevata" e una - Foce Bruna - risulta essere invece "Buona".