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Città in corsa verso la sostenibilità
Il 4 luglio 2022 viene presentato il primo rapporto SNPA sulle città in transizione con l'obiettivo di analizzare i trend ambientali nell’arco di cinque anni da cui emerge che si “fa strada” la mobilità dolce e aumentano gli orti urbani ma le perdite idriche, l’uso del suolo e la fragilità del territorio rimangono un problema per molti capoluoghi italiani
Una mobilità più sostenibile con chilometri di piste ciclabili cittadine che raggiungono valori record a Torino, Milano e Bolzano, ma anche uno stile di vita più attento all’ambiente con l’aumento degli orti urbani in particolare a Napoli dove, dal 2011 al 2019, crescono da meno di un ettaro a circa 12.
Significativi progressi si registrano nel cambio di mentalità sul concetto di rifiuto che da scarto è sempre di più concepito come una risorsa. Tra tutti i capoluoghi è Trento a raggiungere la percentuale più alta di raccolta differenziata, ma gli aumenti più importanti nel periodo 2015-2019 si registrano a Catanzaro (+577,1%), Potenza (+214,7%) e Palermo che, pur rimanendo ancora su valori al di sotto del 20% (17,4%), segna un aumento di circa il 115%.
Le perdite idriche, la fragilità del territorio e l’uso poco sostenibile del suolo rimangono i veri talloni d’Achille.
Sono queste le tendenze descritte nel Rapporto SNPA “Città in transizione: i capoluoghi italiani verso la sostenibilità ambientale” che, per la prima volta, presenta una lettura dei trend ambientali nell’arco temporale di 5 anni, attraverso tre chiavi di lettura: vivibilità, circolarità e resilienza ai cambiamenti climatici fotografando la transizione dei capoluoghi italiani verso la sostenibilità urbana.
C’è ancora molto da fare in ambito cittadino se si parla di fragilità del territorio e uso corretto del suolo: la popolazione residente in aree a rischio idraulico medio varia significativamente dalle 191 persone di Potenza a quasi 183 mila di Firenze, mentre il consumo di suolo avanza senza sosta in quasi tutti i capoluoghi e le infrastrutture verdi non segnalano incrementi significativi. A questi problemi si aggiunge anche il rischio sinkholes (o sprofondamenti) ormai presente in quasi tutte le città italiane con Roma che, con un totale di 1088 eventi dal 2010 al primo semestre del 2021, si conferma la capitale italiana ed europea delle voragini.
Tra le note dolenti anche quella delle perdite idriche, che nel 2018 restano sempre elevate nella maggior parte delle città campione con alcuni casi in cui i valori superano il 50%. Anche se con valori altalenanti, sono solo 8 le città che riducono le proprie perdite con in testa Napoli che passa dal 41,2% del 2012 al 31,6% del 2018. Si conferma, quindi, alto lo spreco di una risorsa naturale che, specialmente in questo 2022, vediamo sempre più minacciata dal cambiamento climatico.
Focus di approfondimento
In Italia, negli ultimi cinque anni, in generale, la vivibilità in molte città capoluogo è migliorata, mostrando la volontà di intraprendere e rafforzare un percorso di trasformazione urbana.
Trend positivi si registrano in materia di mobilità sostenibile e raccolta differenziata dei rifiuti mentre tra i problemi comuni a tutte le realtà analizzate si evidenzia la fragilità del territorio.
Per quanto riguarda il primo aspetto, la mobilità sostenibile, in particolare quella “dolce”: a piedi e in bicicletta, si inizia ad affermare nelle città capoluogo italiane, favorita dall’aumento delle aree ciclo-pedonali, che mostrano un trend in crescita nella maggior parte dei casi esaminati nel periodo dal 2008 al 2019.
A Firenze, la disponibilità di aree pedonali supera i 100 m2/100 ab., seconda solo a Venezia, che per sua natura, vista la conformazione geografica, gode di 510 m2/100 ab (2019). Crescono anche le piste ciclabili.
Per quanto riguarda, invece, le auto ibride ed elettriche, Bologna è la città che registra i progressi più significativi, con oltre il 5% di veicoli elettrici nel 2020, seguita da Milano, che supera il 4% (2020). Nonostante l’andamento positivo, restano ancora sotto l’1% nel 2020 Catanzaro (0,98%), Campobasso (0,8%), Potenza e Palermo (0,8%) e Napoli (0,5%).
A controbilanciare questo segnale positivo, la diminuzione riscontrata in molti comuni della domanda di trasporto pubblico locale dal 2011 al 2019: Aosta (-61%), Perugia (-43,8%), Roma (-43,2%), Napoli (-40,4%), Campobasso (-28,7%), Potenza (-25,2%), Bolzano (-20,4%), Trento (-16,5%), Palermo (-15,4%), L’Aquila (-14,3%), Milano (-6,2%). Situazione inversa invece a Torino, dove, nello stesso periodo, si ha un incremento del 40% e Venezia che, nel 2019, si rivela il comune con i valori più elevati, grazie anche alla particolare conformazione della città lagunare, con 844,1 passeggeri annui/abitante, seguita da Milano che, seppur in diminuzione, mostra numeri ancora elevati (533,8 passeggeri annui/abitante). Sono, infine, sotto i 20 passeggeri annui/abitante nel 2019 Aosta (12,5) e Potenza (18,5).
Per quanto riguarda invece i rifiuti urbani, si registra un trend positivo nella raccolta differenziata di questa tipologia di rifiuti in tutte le città esaminate. La crescita più o meno rilevante è generalizzata nel quinquennio esaminato (2015-2019) ma a Trento il riconoscimento di capoluogo stabilmente più virtuoso, seguita da Perugia, unico comune a superare il 70% nel 2019.
Per quanto attiene alla matrice aria, la qualità dell’aria mostra qualche segnale positivo soprattutto per il particolato atmosferico e il biossido di azoto che, nel periodo 2013-2020, diminuiscono in molti dei capoluoghi monitorati. Altalenanti i valori dell’ozono per il quale non si osservano trend significativi. Al di là del rispetto dei limiti normati, è importante che nei prossimi anni le politiche di risanamento pianificate, in molti casi sinergiche con quelle per la riduzione dei gas serra, trovino piena attuazione e permettano di ridurre ulteriormente l'inquinamento atmosferico e quindi l'esposizione della popolazione, pur nella consapevolezza che raggiungere i valori guida dell'OMS (15 µg/m3; per la media annuale del PM10 ad esempio) sarà molto difficile, se non impossibile, in particolare nei comuni che sono caratterizzati da condizioni meteo-climatiche particolarmente sfavorevoli, come quelli del bacino padano.
Sul fronte invece delle acque reflue depurate, la situazione è di stabilità su valori ottimali, spesso vicini al 100% di conformità per quasi tutte le città e una tendenza, per un numero significativo di comuni, al miglioramento.
In quasi tutte le città diminuisce l’acqua erogata pro capite pur rimanendo valori piuttosto elevati come emerge dai dati del 2018: Milano 365 l/ab/giorno, L'Aquila 336 l/ab/giorno e Venezia 318 l/ab/giorno, mentre sono inferiori, nello stesso anno, al valore medio nazionale pari a 215 l/ab/giorno i dati relativi a Palermo (175 l/ab/giorno), Perugia (185 l/ab/giorno), Bari 187 l/ab/giorno) e Firenze (200 l/ab/giorno). In controtendenza: Campobasso (+40% circa), Aosta (+10% circa) e Potenza (+7% circa) dove si registra un aumento di acqua erogata dal 2012 al 2018.
La disponibilità di acqua diviene sempre più un aspetto critico, in quanto a livello generale l’incremento demografico, il conseguente aumento in termini di fabbisogno e la crisi climatica sottopongono a stress crescenti la risorsa idrica. Risparmio idrico, riuso e riutilizzo sono la risposta imperativa ad una gestione non sempre sostenibile e rappresentano i pilastri del necessario cambio di paradigma in chiave circolare e sostenibile.
Particolare attenzione va rivolta alle perdite idriche totali, che rappresentano un problema atavico delle reti comunali italiane. Dall’analisi dei dati, infatti, si evince come siano elevate le inefficienze del sistema con perdite idriche totali nella rete di distribuzione in taluni casi anche molto gravose.
Desta altrettanta preoccupazione la tendenza all’aumento delle perdite: rispetto al 2012, nel 2018, ad esempio a Firenze l’incremento è stato di 15 punti percentuali, a Perugia di 10,6 e a Genova di quasi 10.
Tutto questo minaccia la resilienza dei territori, minando la capacità di fronteggiare i periodi di scarsità idrica e rendendo necessario, talvolta, il ricorso a misure di razionamento idrico.
Dando un sguardo al consumo di suolo, non possiamo non registrare la luce rossa per molti dei comuni analizzati sul fronte della percentuale di suolo consumato. In generale si riscontra una generale tendenza all’incremento del suolo consumato sul territorio comunale.
Non possiamo poi non ricordare la necessità delle città di fronteggiare il problema dell’impermeabilizzazione del suolo, determinata per lo più dalla copertura dei terreni con materiali di cemento o asfalto, che riducono la capacità di assorbimento del suolo, con effetti negativi, anche devastanti, in caso di precipitazioni brevi ed intense, sempre più frequenti con il cambiamento climatico. Superfici in asfalto o calcestruzzo, inoltre, contribuiscono all’amplificazione dell’effetto denominato “isola di calore urbano”, molto presenti nei centri urbani dove le temperature sono superiori anche di 4-5 °C rispetto alle zone periferiche.
Nel periodo 2015-2020 è di gran lunga Roma a far registrare il più elevato valore complessivo di impermeabilizzazione di aree naturali e seminaturali (circa 96 ha), seguita da Venezia e Bari, unici comuni, oltre alla capitale, a superare i 20 ha nel periodo (28 e 22,2 ha rispettivamente), seguono Torino (14,8 ha circa) e Perugia (11,4 ha circa).
Questo problema può essere affrontato, in primo luogo, aumentando la densità di verde pubblico nelle città, che al momento non supera il 5% del territorio comunale nelle città prese in esame con un picco del 30% a Trento, città dotata naturalmente di un importante patrimonio boschivo.
Nel 2019 oltre a Trento, solo Torino (15,3%), Trieste (14,6%) e Milano (13,8%) superano il 10%. Resta invariata l’incidenza delle aree naturali protette sulla superficie comunale. Tali aree, praticamente assenti a Milano e Catanzaro, interessano invece più della metà della superficie comunale a Venezia, Cagliari e L’Aquila.
Con riferimento invece agli orti urbani, a fronte di un incremento riscontrato nel periodo 2011-2019 in quasi tutti i capoluoghi analizzati, particolarmente evidente a Napoli con un aumento di oltre 10 ha (+1230%), si segnalano situazioni di stazionarietà a Palermo (3 ha), Aosta (1,2 ha) e Venezia (0,8 ha), mentre a Campobasso e Catanzaro, fino al 2019, non vengono rilevate superfici adibite ad orti urbani. Nel 2019 sono Bologna (16,6 ha) e Napoli (11,7 ha) a mostrare i valori più elevati all’interno del campione.
Chiudiamo con le ondate di calore, dal rapporto emerge che la situazione si mostra variabile per quanto riguarda i rischi per la salute associati alle ondate di calore.
Con più di 20 giorni di allerta nel 2019, Campobasso (30), Bolzano (26), Perugia (25) e Trieste (22) sono i comuni che presentano gli eventi più frequenti associati a temperature elevate e condizioni meteorologiche che possono determinare effetti negativi sulla salute, come si evidenzia per il periodo 2015-2019, in cui, in alcuni casi la mortalità estiva aumenta in corrispondenza degli anni con un più elevato numero di giorni di allerta (es. Torino con +17% nel 2015, Milano con +16% nel 2015, Venezia con +4% nel 2015, Trieste con +5% nel 2015, Genova con +10% nel 2015, Bologna con +8% nel 2015, Perugia con +16% e + 41% rispettivamente nel 2015 e 2019, Roma con +8% nel 2015, Palermo con +20% e +13% rispettivamente nel 2017 e 2015).
Per saperne di più, segui l'evento di presentazione on line il 4 luglio 2022 dalle ore 9,30 alle ore 13,30.
Documento di sintesi: Città in transizione. I capoluoghi italiani verso la sostenibilità ambientale. Documento di valutazione integrata della qualità dell'ambiente urbano
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