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L'ex area minero-metallurgica di Abbadia S. Salvatore
Il controllo ed il monitoraggio svolto dal Dipartimento di Siena per la bonifica dell'ex area minero-metallurgica sono finalizzate a recuperare una vasta area prospiciente l'abitato di Abbadia S. Salvatore, da destinare a nuovi percorsi di archeologia industriale
Fra le attività svolte dal Dipartimento ARPAT di Siena particolare rilievo rivestono i controlli ed i monitoraggi previsti nell’ambito degli interventi di bonifica in corso presso l’ex area minero-metallurgica di Abbadia S. Salvatore. Si tratta di un’area che fino agli anni ‘70 del secolo scorso costituiva la più importante realtà mineraria italiana per l’estrazione del cinabro (solfuro di mercurio) e la produzione del mercurio metallico, nonché una delle più importanti a livello mondiale insieme ai giacimenti di Almaden (Spagna) e Idrya (attuale Slovenia).
L’attività estrattiva, protrattasi per circa un secolo, ha tuttavia lasciato in eredità una serie di complesse problematiche ambientali che vengono oggi affrontate attuando quanto previsto dal progetto di bonifica approvato. L’area da bonificare, inserita nel tessuto urbano di Abbadia S. Salvatore, occupa nel complesso una superficie di 321.237 m2 all’interno della concessione mineraria (ancora in vigore, nonostante la dismissione delle attività) e comprende tutte le strutture, gli impianti e gli edifici che consentivano l’esercizio dell’attività estrattiva e metallurgica:
i pozzi minerari, gli impianti per l’arricchimento e l’essiccazione del minerale estratto, i forni di arrostimento, i condensatori dei fumi prodotti dall’arrostimento per separare il mercurio metallico, le discariche minerarie, le ciminiere e l’impianto di depurazione acque, oltre a uffici, officine, servizi per gli addetti, serbatoi e altro ancora.
Aree sottoposte a bonifica
Le problematiche ambientali principali sono connesse alla contaminazione da mercurio (sotto forma di metallo elementare e, secondariamente, di suoi composti solubili), che interessa il suolo e sottosuolo, le acque sotterranee e, in diversa misura, le strutture, gli impianti e gli edifici presenti. La volatilità del mercurio metallico determina inoltre l’interessamento dell’aria ambiente, rendendo necessario monitorarne la qualità, anche in funzione degli obiettivi finali della bonifica, che prevedono di conseguire concentrazioni di mercurio in aria di 300 ng/m3 in ambiente esterno e di 500 ng/m3 in ambienti confinati, in recepimento della specifica disciplina regionale sulle bonifiche dei siti minerari del M. Amiata (D.C.R. 384/1999 cap. 5.4 e DPGR 14/R/2004 art. 62). Altre problematiche sono connesse alla diffusa presenza di materiali contenenti amianto (soprattutto nelle coperture degli edifici) e di idrocarburi dovuti agli oli combustibili utilizzati per alimentare i forni.
L’approvazione del primo progetto di bonifica complessivo risale al 2000 ma, con il successivo passaggio di proprietà da ENI al comune di Abbadia S. Salvatore, il progetto è stato revisionato ed attualizzato, suddividendolo in lotti, conferendogli carattere di esecutività ed adeguandolo per quanto necessario in prospettiva di una valorizzazione museale delle testimonianze della pregressa attività mineraria che tanto ha rappresentato per le comunità amiatine e che costituiscono anche un patrimonio scientifico e di archeologia industriale.
Gli interventi
I lavori di bonifica attualmente stanno avanzando sul lotto 6, corrispondente alla porzione del sito più contaminata, dove gli interventi di decontaminazione e messa in sicurezza sono più complessi in quanto coinvolgono i forni e le altre strutture ed impianti in cui avveniva la separazione e la raccolta del mercurio metallico. Le operazioni in atto, relative alla fase 1, comportano essenzialmente:
- lo splateamento di terreni contaminati;
- la demolizione di strutture ed edifici che non hanno rilevanza ai fini della valorizzazione museale;
- la dismissione e smaltimento di tutte le coperture in eternit e di quant’altro presente contenente amianto;
- la ripulitura/decontaminazione degli edifici e impianti meritevoli di conservazione e restauro a fini museali, rimuovendo quanto necessario e ripulendo la parte rimanenti, anche con ausilio di aspiratore a risucchio o, per gli edifici facilmente confinabili, tramite idropulizia ad alta pressione e contestuale recupero dei residui;
- la messa in sicurezza permanente delle impronte delle linee fumi dopo aver rimosso e messo in sicurezza i vecchi condotti realizzati in moplen, mediante gettate in cemento armato, messa in opera di materassino bentonitico e di geotessile TNT, finitura superficiale in boiacca cementizia;
- la messa in sicurezza dell’unica ciminiera rimasta delle tre originariamente presenti.
I materiali di risulta prodotti da tali operazioni vengono messi in sicurezza in modo permanente, conferendoli nel settore sud-est del lotto 6 in un’apposita area della superficie di circa 2760 m2 dotata di substrato impermeabile, incassato nel terreno, realizzato in argilla compattata e rivestito da una geomembrana in HDPE da 2,5 mm e da geotessile in TNT, sormontato quindi da uno strato di ghiaione, per drenare eventuali percolati verso un pozzetto centrale di raccolta ed estrazione; lateralmente la struttura è delimitata da rilevati in terre armate, realizzati con i terreni di scavo prodotti nelle operazioni di bonifica e impermeabilizzati superficialmente con materassino bentonitico e telo in HDPE. Una volta terminati i conferimenti dei materiali di risulta, il loro integrale confinamento sarà garantito completando l’opera con una copertura definitiva ugualmente impermeabile.
Il contributo di ARPAT
L’attività svolta da ARPAT è finalizzata alla verifica del corretto andamento dei lavori previsti da progetto, a valutare la gestione dei materiali prodotti durante le operazioni di bonifica e messa in sicurezza, a verificare lo stato dell’ambiente in corso d’opera ed in prospettiva della futura certificazione di avvenuta bonifica, tramite campionamenti ed analisi delle acque sotterranee e monitoraggi delle concentrazioni di mercurio elementare in aria ambiente utilizzando un apposito analizzatore. I campionamenti e le misure vengono di solito effettuati affiancando i tecnici incaricati dal Comune dell’attuazione del piano di monitoraggio - fra i quali anche ricercatori del Dipartimento Scienze della Terra dell’Università di Firenze - al fine di confrontare i dati ed effettuarne la validazione.
Per quanto concerne le acque sotterranee, le analisi confermano il quadro già noto, ovvero la presenza di una contaminazione da mercurio localizzata nei piezometri interni all’area sottoposta a bonifica, specie quelli entro il lotto 6, con una certa variabilità stagionale connessa al regime di magra-morbida della falda.
Relativamente alla qualità dell’aria le misure effettuate indicano la persistenza di una contaminazione da mercurio specie all’interno del lotto 6, benché i valori che si riscontrano nelle aree ed edifici limitrofi siano notevolmente più bassi, in molti casi già inferiori alle concentrazioni obiettivo da conseguire al termine della bonifica. Bisogna tuttavia tener presente che le lavorazioni in corso nel cantiere (splateamenti e movimenti di terre e materiali di risulta, pulizie degli edifici e impianti) possono transitoriamente determinare un innalzamento delle concentrazioni nonostante le misure di mitigazione adottate. Inoltre i valori sono soggetti anche a fluttuazioni, sia giornaliere che stagionali, determinate dalle temperature atmosferiche e dall’irraggiamento solare e in generale connesse con le condizioni meteo-climatiche. A tale riguardo ARPAT ha raccomandato di procedere rapidamente con i lavori secondo il cronoprogramma previsto per evitare il rischio di procrastinare al periodo estivo certi interventi che potrebbero ripercuotersi sulla qualità dell’aria, nonché di curare la scrupolosa applicazione delle procedure di copertura dei materiali conferiti nell’area di messa in sicurezza permanente e di gestione della stessa.
Testo di Alessandro Becatti
Organizzazione con sistema di gestione certificato e laboratori accreditati
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