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Ambiente, biodiversità, ecosistemi entrano nella Costituzione: il bilanciamento degli interessi tra ambiente e iniziativa d'impresa
ll punto di vista dei rappresentanti sindacali di UIL, CISL e CGIL della Toscana sulla recente riforma costituzionale in materia di ambiente
Con il nuovo articolo 9 della Costituzione si sono introdotti nella carta costituzionale italiana valori come la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi ed una riserva di legge sulla tutela degli animali.
Secondo voi cosa ha spinto il legislatore, pressoché all'unanimità, ad introdurre questa modifica costituzionale in questo momento storico? Quali sono le motivazioni alla base di questa scelta politica? L'idem sentire con il popolo? La spinta di Greta Thumberg e dei movimenti Fridays for future? L'appello di Papa Francesco alla tutela del creato? Altro ancora?
Triestina Maiolo - UIL. Come Uil esprimiamo grande soddisfazione per l'approvazione della proposta di Legge Costituzionale che inserisce la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi tra i principi fondamentali della Costituzione italiana. Questo importante passo deve rappresentare anche l'occasione per accrescere su questi temi la sensibilità e il coinvolgimento di tutti, a cominciare dalle lavoratrici e dai lavoratori, fino ad arrivare alle giovani generazioni.
È necessario promuovere una maggiore responsabilizzazione collettiva e una nuova idea di sviluppo economico, fondata sul cardine imprescindibile della sostenibilità. In questo modo, sarà possibile ottenere un duplice beneficio: gli investimenti creeranno nuova occupazione e lo sviluppo tecnologico contribuirà a migliorare l'ambiente. La Uil continuerà a impegnarsi affinché si costruisca un futuro diverso, sostenibile, più attento alla tutela dell'ecosistema, svolgendo un'azione di vigilanza e di costante partecipazione, perché siano garantiti i diritti, il sostegno all'occupazione, alla qualità e alla salvaguardia della casa comune.
In questo drammatico momento storico, emerge con ancora più vigore l’importanza per il nostro Paese di decarbonizzare e farlo nel più breve tempo possibile, per mitigare il costo delle bollette e l’impatto devastante che i cambiamenti climatici producono sull'ambiente e sulla nostra salute. Non possiamo permetterci di abbassare la guardia e abbiamo il dovere di raggiungere al più presto una indipendenza energetica come Italia, e al contempo, non trascurare i temi della giustizia climatica. Malgrado l’isolamento dettato anche dalla pandemia, ai ragazzi del Fridays For Future va riconosciuto l’impegno per aver fatto emergere a livello mondiale i temi climatici, non avendo mai smesso di mobilitarsi per richiamare l'attenzione dei governi su azioni concrete per la tutela ambientale e la salute dell'essere umano. Anche la nostra Organizzazione sostiene queste mobilitazioni così come la giustizia sociale, il benessere delle comunità, la tutela del territorio e la giusta transizione.
Riteniamo, infatti, che i temi ambientali, in modo trasversale, investono fattori sociali ed economici, e se non gestiti, producono conseguenze dannose che sono sotto gli occhi di tutti. Bisogna agire presto per ridurre il riscaldamento globale e gli eventi climatici distruttivi, investire per la messa in sicurezza del territorio e nella riconversione delle aziende per garantire una giusta transizione ed un’occupazione dignitosa.
In ultima istanza, alla luce di quanto precedentemente esemplificato, ricordo che c’è anche un monito da parte di Papa Francesco; è fondamentale che tutti gli attori istituzionali coinvolti agiscano anche rispetto al contenuto nell’Enciclica Laudato si’ la quale richiama la società sulla necessità di un approccio integrale per combattere la povertà, per riconsegnare la dignità agli emarginati e allo stesso tempo prendersi cura della natura per consentire di giungere ad uno stile di vita più coerente e sostenibile, inclusivo e rispettoso nei confronti del pianeta ma, soprattutto, nei confronti degli ultimi.
Maurizio Brotini - CGIL. In realtà a mio avviso la Carta Costituzionale prevedeva già principi a difesa e tutela del paesaggio e quindi della qualità ambientale complessiva, sicuramente hanno contribuito alla scelta tutti i riferimenti ricordati. Tuttavia resta il rischio concreto di una pura e semplice scelta propagandistica, viste le concrete scelte di governo sia a livello nazionale che territoriale effettuate. Magari avrebbero potuto contestualmente approvare una legge nazionale sul consumo di suolo zero e procedere verso le energie rinnovabili con passo più spedito invece di parlare di nucleare di quarta generazione, che non esiste, e riproporre il carbone assieme ad investimenti massicci sul gas. Ne sarebbe stata favorita la credibilità dell’impegno.
Roberto Pistonina - CISL. In merito alla prima domanda rispondo che il Parlamento della Repubblica non solo non poteva esimersi dall’affrontare la questione ambientale, ma doveva affrontarla in modo più esteso ed incisivo. E’ vero, infatti, che la sensibilità, quantomeno del mondo occidentale, rispetto all’ambiente ed alla sostenibilità, è ormai talmente avanzata che era impossibile non affrontarla proprio nella Carta Costituzionale che è solo la cornice nella quale va sviluppata la vera regolamentazione legislativa garante dell’applicazione dei principi Costituzionali.
Conseguentemente rappresenta un passo avanti, ma non ancora definitivo. Il resto del mondo non è vero che sia meno sensibile, sta solo presentando il conto che hanno pagato in modo salato rispetto alle nostre scelte strategiche, industriali e di consumo di massa senza che loro ne abbiano usufruito minimamente. L’aumento della temperatura terrestre è causa delle politiche energetiche del così detto mondo sviluppato, ma la desertificazione è la conseguenza che sostengono coloro che non hanno neppure la possibilità di poter inquinare. Oggi si pongono la domanda se è il momento di partecipare al "banchetto dell’ambiente". Se vogliamo essere onesti con noi stessi dovremmo pensare anche a quali sostegni, non solo economici, destinare a queste popolazioni al fine di disincentivarle a percorrere la strada sbagliata fin qui tracciata da noi.
Per quanto attiene il motivo scatenate, la scelta che ha portato alle modifiche costituzionali, credo che questa discenda da un sentire ormai comune e collettivo, in modo preponderante da parte dei giovani che vogliono un mondo più sano e vivibile.
Dal vostro punto di vista, il legislatore ha fatto il possibile oppure la riforma costituzionale in materia di ambiente è caratterizzata da una timidezza compromissoria (molto comune nel legislatore italiano)? Ritenete che avrebbero potuto essere introdotti riferimenti allo sviluppo sostenibile, alla transizione ecologia, all'economia circolare, al cambiamento del clima ? In questo modo la riforma sarebbe stata più incisiva meno promozionale ?
Triestina Maiolo - UIL. E’ stata ed è una riforma importante per il nostro Paese. Certo la strada da fare è ancora lunga e in salita, anche perché è ancora assente da parte del legislatore l’idea che la lotta climatica deve precedere e inglobare tutte le altre. Pertanto, cambiare ed integrare la Costituzione è sempre un segnale importante se si inserire un argomento come la tutela dell’ambiente nella legge fondamentale del nostro Paese. Questo dimostra che la consapevolezza dell’importanza di tale tema ha raggiunto un alto grado di maturazione nell’intera comunità italiana ed anche tra le forze politiche e rappresenta un vero cambiamento epocale.
Maurizio Brotini - CGIL. La Costituzione, soprattutto nella prima parte, deve fissare principi e valori, non scendere nelle osservazioni dettagliate. Una modifica che avrebbe reso più forti e credibili i principi affermati sarebbe stata quella di togliere l’obbligo del pareggio di bilancio, altrimenti i diritti sociali così come quelli ambientali non sono inderogabili ed assoluti, ma limitati dalle disponibilità economiche e dalle scelte di bilancio.
Roberto Pistonina - CISL. Nel tentativo di rispondere alla seconda domanda, credo fermamente che si poteva fare di più specie per quanto attiene la transazione ecologica, l’economia circolare e lo sviluppo sostenibile. Anche in questo caso abbiamo a che fare con la timidezza del Parlamento e con una legislazione assolutamente confusionaria. Questo non succede solo a livello nazionale, ad esempio, che in Toscana, il Governo regionale sta lavorando su come gestire l’economia circolare, ma in riferimento alla sola Toscana con un progetto più o meno discutibile dove ancora si pensa di mettere in discarica il 10 % dei rifiuti (in altre regioni ed in altri Paesi, ciò che non è riciclabile si trasforma in energia a vantaggio della collettività con impatti ambientali assolutamente compatibili). Sinceramente ritengo ingestibile una strategia regionale rispetto ad un problema che riguarda l’intero Pese che è comunque una visione ristretta del problema planetario. Ecco perché si poteva fare di più anche attraverso politiche nazionali più stringenti e con la revisione di normative che lasciano troppa autonomia territoriale rispetto alle necessità collettive.
Secondo voi, con riferimento al novellato art. 41 della Costituzione, l'ambiente verrà percepito esclusivamente come un ulteriore limite all'iniziativa economica privata, rimarcando una logica "classica" che mette in contrapposizione il diritto all'impresa con altri valori costituzionali come la salute, la libertà e dignità umana, l'utilità sociale, la sicurezza oppure vi è la possibilità di una lettura diversa, oppure l'ambiente verrà comunque visto come potenzialità per lo sviluppo ma sostenibile dal punto di vista non solo ambientale ma anche sociale ed economico ?
Triestina Maiolo - UIL. Credo che vi sia la possibilità di una lettura diversa, perché per troppo tempo e per troppi anni l'ambiente è stato sempre contrapposto al mondo del lavoro, noi crediamo che oggi una sintesi non sia solo possibile ma necessaria, per tutelare sia la salute dei cittadini che l’ambiente stesso. Noi oggi come organizzazione sindacali (OO.SS.) non dovremmo limitarci solamente a contrattare la qualità del lavoro ma anche quello che si produce e come lo si produce, andando ad intervenire all’interno dei processi produttivi così da limitare il loro impatto sull’ambiente. In questo contesto diventa importante favorire a tutti i livelli l’economa circolare.
Maurizio Brotini - CGIL. Io credo che bisogna interrogarsi sui fondamenti, ovvero che non esiste una sfera economica isolata da quella sociale a sua volta isolata dalla matrice ambientale. Prima c’è l’ambiente, nel quale è inserita la dimensione sociale e solo all’interno di esse la dimensione economica. L’iniziativa economica privata dovrebbe venire ben ultima nella scala dei valori e delle priorità. La favoletta dell’Homo oeconomicus ha fatto o dovrebbe fare il suo corso.
Coerenza vorrebbe che le forze politiche, che hanno proposto ed approvato le modifiche costituzionali, fossero coerenti a livello di governi nazionali e territoriali. Mi riferisco alla Toscana all’ampliamento dello scalo di Peretola rispetto al parco della piana, all’insistere sui termovalorizzatori rispetto al nuovo piano dei rifiuti e soprattutto alle scellerate proposte di modifica della normativa regionale sul paesaggio e governo del territorio avanzate da esponenti del PD e di Italia Viva. L’albero si giudica dai frutti che produce.
Roberto Pistonina - CISL. L’ILVA è un esempio perfetto. Da decenni si cerca affannosamente di conciliare il lavoro con l’ambiente, in questo Paese sembra un’impresa impossibile e la ragione sta nel fatto che nessuno si prende la responsabilità di decidere. Certo che il rischio esiste e non possiamo confidare neppure sulla saggezza della politica che si dimostra sempre più vacante rispetto a tali questioni. Forse solo le parti sociali, dove esiste la sensibilità reale, sono in grado, attraverso la contrattazione, di definire i compromessi necessari per far convivere lavoro ed ambiente in modo sostenibile e produttivo.
Dovremo certamente ripensare il modello produttivo alla luce di un compromesso sociale che sia in grado di garantire la sostenibilità ambientale, sociale ed economica, ma questo ritengo sia possibile solo dove l’impresa ed il lavoro trovano le giuste camere di compensazione per garantire un futuro sostenibile.
L'art. 9 della Costituzione fa riferimento alle future generazioni, è necessario tutelare l'ambiente per chi verrà. Questo è molto giusto ma visto gli scenari che si prospettano con il cambiamento climatico, descritti dall'IPCC, non sarebbe opportuno pensare non solo in termini intergenerazionali ma anche intragenerazionali? In questo caso non vi sembra si possa delineare un interessante parallelismo tra l'importanza dell'ambiente, degli ecosistemi e della biodiversità e i diritti sociali, in particolare i diritti del e sul lavoro? Oggi i lavoratori e le lavoratrici godono, a seconda dell'età ma anche del genere, di diritti e tutele molto diversi e risentono della precarietà e della flessibilità del lavoro in modo diverso, anche qui non ci vorrebbe una maggiore giustizia intragenerazionale?
Triestina Maiolo - UIL. Il cambio dell’art. 41 della Costituzione apre un nuovo spazio per le comunità locali e per lanciare nuove battaglie. L’impegno preso è pertanto quello di rendere sempre più concreto questo approccio, sostenendo le scelte economiche orientate al benessere e allo sviluppo di persone, ambiente e comunità locali, però, non servono bandierine da sventolare, ma criteri seri ed universalmente riconosciuti in grado di impegnare definitivamente il Parlamento a perseguire il benessere delle future generazioni e di una giustizia intragenerazionale fattuale.
Ricordo, infine, che la sostenibilità per sua natura è sia ambientale, economica che sociale ed in qualche modo rappresenta comunque un compromesso: non esiste una soluzione semplice, che annulla tutti i problemi, bisogna trovare il corretto compromesso tra istanze diverse.
L’importante è non avere posizioni idealistiche e ideologiche sui temi ambientali.
In questi termini la UIL insieme a CGIL e CISL , sottolinea, da sempre, che la transizione ecologica deve rappresentare il volano per una ripresa strutturale, ma deve essere soprattutto una giusta transizione che preveda meccanismi di solidarietà a sostegno di regioni e settori più vulnerabili e colpiti da questa transizione, così come adeguati programmi di protezione sociale, di formazione e riqualificazione per accompagnare i lavoratori nel loro percorso e soprattutto un’efficace dialogo sociale e la partecipazione dei lavoratori in tutte le fasi del sopracitato processo.
La transizione la dobbiamo governare e non subire!!
Maurizio Brotini - CGIL. Il problema non è anagrafico, ma sociale, un tempo si sarebbe detto di classe. I diritti del lavoro non vanno pareggiati in basso ma al livello più avanzato, allo stesso modo la contrapposizione intragenerazionale è tra chi accumula profitti e ricchezza e chi stenta a sopravvivere, sia a livello delle varie aree del mondo che entro le stesse società occidentali. I giovani ricchi inquinano ben di più dei vecchi poveri ed i giovani poveri subiscono sulla propria pelle sia le diseguaglianze sociali che quelle ambientali.
Roberto Pistonina - CISL. Senza dubbio, la modifica all’art. 9 della Costituzione dove recita “anche nell’interesse delle future generazioni” è riduttiva, proprio perché già oggi la questione riguarda l’aspetto intragenerazionale. E’ vero, infatti, che il mondo del lavoro è diviso nettamente tra coloro che sono più garantiti e coloro che lo sono in parte, tra chi andrà in quiescenza avendo lavorato una vita nella stessa azienda e chi cambia frequentemente lavoro, tra gli uomini e le donne ecc., rispetto a tutto ciò non basta preoccuparci di come tuteleremo il nostro futuro, ma deve essere al centro dell’attenzione della politica e delle parti sociali anche il presente che, legato comunque alle scelte di sostenibilità ambientale, deve ridurre e le differenze sociali a vantaggio di maggiori opportunità collettive scaturenti anche dalle scelte obbligate in materia ambientale e, conseguentemente, trasformate in opportunità lavorative.
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