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Ambiente, biodiversità, ecosistemi entrano nella Costituzione: un passaggio storico
Abbiamo approfondito il tema con Roberto Marini, Delegato del WWF Italia per la Toscana
L’Associazione ambientalista WWF è stata tra le associazioni che da sempre conduce battaglie nei territori per la valorizzazione del paesaggio e degli ecosistemi.
Per comprendere meglio la posizione del WWF Toscana in merito alle recenti modifiche costituzionali, abbiamo approfondito il tema con Roberto Marini, Delegato del WWF Italia per la Toscana.
L’Ambiente in Costituzione è da sempre una delle battaglie storiche del WWF, accanto alla tutela del paesaggio e dei beni culturali già prevista nella nostra Costituzione”. Siete soddisfatti come associazione ambientalista di questa formulazione? Quali altri concetti avreste valorizzato in Costituzione e perché?
Il WWF Italia da molti anni si è fortemente impegnato e speso in ogni sede istituzionale con grande determinazione per inserire in maniera significativa l’Ambiente nella nostra Costituzione, che adesso non sarà più considerata solo “la più bella Costituzione del mondo”, ma anche la più attuale ed innovativa.
Questa modifica costituzionale è un primo importantissimo passo che armonizza il nostro sistema con i principi formulati a livello europeo e internazionale e fatti propri dalla giurisprudenza costituzionale, di legittimità e di merito. Il nuovo assetto costituzionale rafforza significativamente il principio della sostenibilità, sin qui trattato solo in termini di dottrina e giurisprudenza.
Riteniamo che la formulazione di questi principi fondamentali sia fortemente innovativa, ma che adesso spetti al Parlamento adoperarsi convintamente affinché non rimanga una vuota dichiarazione di principio, inserendo tali principi fondamentali nelle Leggi dello Stato, per non deludere le aspettative dei cittadini italiani.
La giurisprudenza costituzionale vanta una lunga e corposa tradizione in materia di tutela dell’ambiente come “valore trasversale costituzionalmente protetto” (Corte Cost. n. 407/2002 e n. 536/2002), ma il reente inserimento in Costituzione denota una scelta fatta nell’interesse delle nuove generazioni. Quali sono ora i passi da compiere per tutelare pienamente e concretamente questi valori guardando alle generazioni presenti e future?
Questa importante modifica costituzionale adesso crea il presupposto per aumentare il livello di salvaguardia del capitale naturale che costituisce la base insostituibile di tutte le nostre attività anche economiche.
Per dare concretezza a questi passaggi è necessario definire un sistema normativo organico e innovativo a tutela della natura d’Italia. Oggi infatti gli strumenti normativi a tutela della biodiversità, degli ecosistemi e degli animali non sono idonei a raggiungere gli obiettivi di conservazione fissati a livello comunitario che trovano nella nuova riforma costituzionale un’esplicitazione di valori e dei principi a cui questi si riferiscono.
Una vera transizione ecologica passa anche attraverso la tutela della biodiversità, in termini di protezione ma anche di educazione della cittadinanza. Quali le proposte messe in campo dal WWF a livello nazionale e toscano su questi temi?
Il WWF in Italia ha sempre denunciato l’illegalità nella gestione delle risorse naturali, pretendendo il rafforzamento del sistema legislativo per la conservazione della natura, indicando e mettendo in atto buone pratiche per la protezione e la gestione della biodiversità.
Il nostro sforzo a livello globale sarà quello di rafforzare il livello di conoscenza e consapevolezza sull’impatto delle nostre azioni sul futuro del pianeta e, soprattutto, avvicinare il cuore della gente alla natura, per far conoscere agli italiani la ricchezza e la bellezza delle specie che vivono in Italia e nel mondo insieme ai rischi di una loro estinzione.
L’Unione Europea chiede a tutti di fare la propria parte, come ce lo chiedono i nostri figli, per lasciar loro un mondo degno di essere vissuto!
Come WWF Toscana riteniamo che il tema dei cambiamenti climatici sia centrale per la nostra Regione ed è, secondo noi, la cornice su cui orientare tutte le politiche regionali. Per questo chiediamo al Governo regionale che si impegni ad attivare una nuova Strategia regionale per la Biodiversità, in linea con le nuove indicazioni dell’Unione Europea. Una Strategia che diventi davvero elemento integrante di tutte le politiche ed i programmi, sia di livello regionale che locale, dedicando alla sua attuazione adeguate risorse e soprattutto volontà politica.
Come WWF Toscano chiediamo inoltre alla Regione di potenziare il sistema delle aree protette sia in estensione che nelle attività di conservazione (a partire dai piani dei tre Parchi Regionali della Toscana, che sono attualmente in stesura, ma che tardano a vedere la luce) e di favorire lo sviluppo di attività economiche virtuose che facciano della conservazione della biodiversità il fulcro della loro sussistenza.
In sostanza è necessario che l’Ente Regione programmi tutte le sue politiche nella consapevolezza che i servizi ecosistemici forniti da un ambiente naturale in buono stato hanno una valenza fondamentale per la nostra salute e per la stessa nostra economia. Se continuiamo a voler ignorare questo, non solo la biodiversità ma la stessa nostra società è tragicamente destinata a collassare.
Ora ci attendono altri passi avanti per affrontare le grandi sfide della crisi climatica. Qual è la vostra posizione, in considerazione anche dei terribili fatti di guerra hanno reso evidente le criticità dell’approvvigionamento energetico da fonte fossile?
Le implicazioni geopolitiche di questa situazione di conflitto bellico si faranno sentire a lungo; dopo due anni di pandemia, questa ulteriore incertezza e il forte senso di impotenza pesano su tutti noi cittadini e sull'associazionismo in generale, ma questo fosco quadro non ci esime dal continuare il nostro impegno e dare ancor di più senso al nostro lavoro, con la nostra battaglia quotidiana per costruire equilibrio e rispetto che dobbiamo portare avanti con ancora maggiore convinzione.
Da questo conflitto sono evidenti gli enormi danni che possono derivare non solo dal rinnovato dibattito su fonti di energia, quali ad esempio il carbone o il ritorno del nucleare, ma anche dal venir meno di quel multilateralismo che è l’unico strumento reale per arginare il degrado dell’ambiente a livello globale, e che continua ad avere urgente bisogno di negoziati e impegni comuni e coordinati.
Le conseguenze inoltre della crisi climatica potrebbero seriamente minare le basi della cultura, del modello di vita e dell’economia del nostro e degli altri Paesi, a cominciare dall’agricoltura e dal turismo. La regione mediterranea, e quindi la nostra Toscana, è un hotspot per rischi climatici altamente connessi tra loro.
Come Associazione ambientalista dobbiamo far evitare che la logica, che ha posto le basi per questa crisi climatica e geopolitica, cerchi di uscirne con la stessa logica e metodologia.
Gli aspetti fondamentali di una transizione energetica di successo sono da un lato una maggiore consapevolezza dell’entità dei problemi energetico-climatici e dall’altro la promozione ed il sostegno di tecnologie che aumentano l’efficienza e la diffusione di comportamenti maggiormente virtuosi.
Ma poi occorre anche “produrre” energia in modo meno insostenibile di come fatto prevalentemente nell’ultimo secolo e mezzo, occorre cioè sviluppare in modo diffuso fonti rinnovabili a più basso impatto, che vedono al primo posto proprio il fotovoltaico e l’eolico, affiancati da adeguati e diversificati sistemi di accumulo in grado di bilanciare gli eventuali problemi di non continuità nella produzione, il tutto integrato in moderne reti intelligenti.
La transizione è giusta se è al passo con la crisi climatica!
Come WWF Italia riteniamo che l’Italia debba urgentemente dotarsi di un Piano di Adattamento, cioè dello strumento per rendere operativa la Strategia di Adattamento. Occorre anche che sia istituito un Organismo Consultivo Indipendente che agisca da base e supporto per le scelte politiche, a cominciare dalla proposta di un budget di carbonio totale e settoriale, commisurato agli obiettivi futuri e al percorso di decarbonizzazione.
Ma soprattutto il nostro Paese deve dotarsi di una legge quadro sul clima che potrà permettere di governare la complessità della crisi climatica in atto, di monitorare i livelli di emissione per tutti i settori dell’economia, di trasformare il sistema economico senza compromettere in maniera irreversibile la salute del Pianeta Terra e di contribuire all’attuazione degli obiettivi climatici di Parigi e di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Infatti per il nostro Paese pesa moltissimo la quasi totale mancanza di strumenti operativi per far fronte alla crisi climatica e adattarsi al cambiamento, tanto più che l’Italia è uno dei Paesi più esposti, sia per l’impatto del cambiamento climatico nel Mediterraneo (pensiamo alla probabile scarsità d’acqua) che per il dissesto idrogeologico e per altri forti fattori di rischio che potrebbero essere moltiplicati in modo esponenziale dal riscaldamento globale.
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