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Cattive acque – Dark waters
Terminato il secondo conflitto mondiale la vernice resistente utilizzata per le lastre di acciaio e le lamiere dei carri armati americani doveva, anche lei, riconvertirsi al nuovo uso di un’economia di pace
E’ una storia molto attuale quella raccontata in Cattive acque dal regista Todd Haynes, il film mette in scena il singolo individuo contro il sistema per una giusta causa. Il film prodotto ed interpretato da Mark Ruffalo noto anche come attivista sul fronte della salute pubblica e della salvaguardia dell’ambiente. Un film interessante, dai risvolti anche dolorosi, che restituisce la dicotomia tra salute e ricchezza, tra ambiente ed occupazione.
La storia
Il caso di un avvocato dell’industria chimica, chiamato da un paesino del West Virginia a schierarsi contro una potente multinazionale della chimica come la DuPont, è la celebrazione di una società civile che non intende accettare le ingiustizie soprattutto che non vuole coprire i crimini inflitti all’ecosistema per meri calcoli economici. Ispirato ad una storia vera, il film diretto da Todd Haynes (Lontano dal paradiso, Carol, Io non sono qui) è un racconto molto classico (ma non per questo meno appassionante) di denuncia, in cui il legale che ha sempre lavorato per l’industria farmaceutica deve fare una scelta difficile sul piano personale e schierarsi apertamente contro il mondo di cui ha sempre fatto parte. Una storia di determinazione e tenacia, un caso di coscienza che rifiuta l’alibi del quieto vivere e che spinge a mettersi contro gli amici di un tempo, rei di avere lasciato avvelenare per anni le acque, diventate veicolo per individui ed animali di malattie terribili, il più delle volte letali. Le immagini della fattoria riperse dall’alto esprimono la contraddizione tra il rigoglioso paesaggio naturale e gli effetti devastanti dell’avvelenamento da PFAS (PerFluorinated Alkylated Substances) degli animali attraverso l’acqua che bevono, ritratti agonizzanti o peggio ancora nati deformi o morti.
La banalità della padella
Il film emozionante sul piano etico, interpretato da un antieroe che non vorrebbe scatenare l’inferno, ma che è pronto a sconvolgere la propria vita e quella della famiglia in nome del cambiamento. Non mancano risvolti thriller e momenti di grande tensione, per dimostrare allo spettatore che la storia è fatta dalle scelte dei singoli, che a volte basta un uomo solo per cambiare il corso dei decenni, e per togliere l’impunità a chi ha fatto coscientemente del male pur di vendere in serie il Teflon, un materiale che si è rivelato altamente tossico e cancerogeno, alla base di oggetti d’uso quotidiano come le padelle antiaderenti, sulla cui probabile pericolosità manca ancora un verdetto definitivo.
Un film semplice (ma solo ad una prima lettura, ad un occhio che guarda) diritto e diretto, sdegnante e commovente, sulla scia di Davide contro Golia della storia recente del cinema tra un Erin Brockovich e un Insider – Dietro la verità: uomo comune vs capitale, salute pubblica vs interesse economico privato, ecologia vs economia. I personaggi sono tutt’altro che banali vettori della storia, lo stile è piano (anche se non anonimo, basta guardare la luce che informa e commenta il racconto), e l’impegno politico partecipato si nota anche nei cameo dei personaggi reali che il regista ha voluto nel film al posto degli attori.
Nella scena del deposito buio dove sono accatastate le numerose scatole con i documenti che l’avvocato dovrà leggere, esaminare e studiare per costruire in maniera inattaccabile l’accusa, solo una lama luce illumina la sequenza, denunciando oltre all’impegno del protagonista per essere riuscito a recuperare tutta la documentazione necessaria, anche e soprattutto il pericoloso equilibrio tra i forti poteri economici in cui il protagonista è costretto a muoversi.
Effetti collaterali: dopo la visione non guarderete più una pentola antiaderente come prima.
Cattive acque è un film capace di aggiungere un’ulteriore chiave di lettura nel tentativo di farci comprendere il nostro mondo complicato, sottolineando le sue interconnessioni, ed offrendoci, allo stesso tempo uno sguardo disincantato sull’ipocrisia e sulla crudeltà dispiegate dall’avidità umana.
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