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Il 2021 si conferma un anno con elevate temperature
La Pandemia ha messo in secondo piano la questione climatica ma recenti pubblicazioni ci dicono chiaramente che non siamo sulla strada giusta per combattere il cambiamento del clima e limitare l’innalzamento della temperatura
All’inizio del 2022 hanno visto la luce, a livello internazionale, alcune autorevoli pubblicazioni che prospettano scenari climatici preoccupanti, confermando l’innalzamento delle temperature terrestri e marine. La temperatura è solo uno degli indicatori del cambiamento climatico, altri includono le concentrazioni di gas serra, il contenuto di calore degli oceani, il pH degli oceani, il livello medio globale del mare, la massa glaciale e l'estensione del ghiaccio marino.
Il Global Risk Report 2022 evidenzia come i rischi legati al cambiamento climatico siano ben ancorati al primo posto. Secondo gli esperti del World Economic Forum, il fallimento nel combattere il cambiamento climatico risulta la paura numero uno mentre le malattie infettive si posizionano al sesto posto, nonostante la crisi pandemica sia ancora in corso.
L’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO), che fa capo all’ONU, dichiara che gli ultimi 7 anni hanno fatto registrare temperature da record. Il 2021 sarà ricordato per una temperatura da record, quasi 50°C in Canada, paragonabile ai valori registrati nel caldo deserto sahariano dell'Algeria, per le precipitazioni eccezionali e per le inondazioni mortali in Asia e in Europa, nonché per la siccità in alcune parti dell'Africa e del Sud America.
Con riferimento all'anno appena trascorso, gli esperti dell'Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) ci dicono che "La temperatura media globale nel 2021 è stata di circa 1,11 (± 0,13) °C sopra i livelli pre-industriali (1850-1900). Il 2021 è il 7°anno consecutivo (2015-2021) in cui la temperatura globale è stata superiore a 1°C rispetto ai livelli preindustriali, secondo tutte le serie di dati compilate dal WMO".
Quanto affermato trova solida conferma nel set di data gestiti dall'Organizzazione, che utilizza dati climatologici mensili provenienti da siti di osservazione e da navi e boe in reti marine globali sviluppati e mantenuti dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) degli Stati Uniti, dal Goddard Institute for Space Studies della NASA (NASA GISS), dal Met Office Hadley Centre del Regno Unito e dalla Climatic Research Unit (HadCRUT) della University of East Anglia e dal Berkeley Earth group.
Il WMO utilizza anche serie di dati del Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio raggio e del servizio Copernicus per i cambiamenti climatici nonchè i dati dell'Agenzia meteorologica giapponese (JMA).
Il Copernicus Climate Change Service ha stimato che il 2021 è stato il 5° anno più caldo in assoluto, ma solo marginalmente più caldo del 2015 e del 2018. NOAA e Berkeley Earth, invece, convengono sul fatto che il 2021 sia stato il 6° anno più caldo, dato confermato da NASA GISTEMP e HadCRUT mentre la Japanese Meteorological Agency (JMA) Reanalysis classifica il 2021 come il 7° anno più caldo.
A prescindere dalla differenze nella classifica, tutti i report e i dati sulle temperature confermano che l'anno appena terminato è stato caratterizzato da alte temperature che dobbiamo contenere. Questo comporta un ripensamento profondo e sistemico dell’attuale modello di sviluppo economico e sociale da affrontare quanto prima.
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