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La sostenibilità al centro del dibattito pubblico ma occorre maggiore informazione
Cambiamento climatico e aumento dei prezzi preoccupano gli italiani
L'Osservatorio sulla sostenibilità realizzato dal Censis nel 2021, in collaborazione con Assogestioni, l’associazione italiana delle società di gestione del risparmio mette in evidenza la necessità di maggiore chiarezza su tanti aspetti annessi alla sostenibilità, come le forme di investimento.
Il tema della sostenibilità, che incide sui comportamenti individuali, attraversa fasi di rapida evoluzione, come quella che stiamo vivendo, con una proliferazione di flussi informativi che a volte generano confusione e paura.
Il 74,6% degli italiani poi ritiene che ci sia troppa confusione sui temi del riscaldamento globale e della sostenibilità. Se ne parla tanto, ma la moltiplicazione delle informazioni genera un rumore di fondo che non aiuta a capire: questo è ciò che pensa il 72,1% dei residenti nel Nord-Ovest, il 75,7% nel Nord-Est, il 77,2% nel Centro e il 74,5% al Sud.
Solo il 26,2% afferma di sapere precisamente cosa si intende per sostenibilità, il 60,8% ne ha una conoscenza per grandi linee e comunque non sarebbe in grado di spiegarlo ad altre persone.
È questo un dato che interessa anche le agenzie pubbliche, come le Agenzie per la protezione ambientale e i soggetti privati che a vario titolo si occupano di sostenibilità ambientale, il mondo dell’informazione, il giornalismo scientifico, che hanno il compito di rendere fruibile e comprensibile i grandi temi ambientali che impattano sull’economia del paese ma anche sui comportamenti individuali.
Cambiamento climatico e inflazione
Dal Rapporto emerge anche che il tema del cambiamento climatico è al centro delle preoccupazioni dei cittadini al pari dell’aumento dei prezzi causato da scelte politiche orientate alla sostenibilità ambientale.
Il 79,9% degli italiani ha paura del cambiamento climatico, in particolare dell’aumento sopra 1,5 gradi della temperatura della Terra. Al contempo, il 73,9% dei nostri concittadini afferma che, se per bloccare il riscaldamento globale e non inquinare, si ricorrerà a soluzioni che faranno aumentare i prezzi di energia, beni e servizi, allora bisognerà cercare altre strade.
Il taglio del potere d’acquisto a causa dell’inflazione o la decrescita economica in cambio di politiche verdi, alimentano altrettanta preoccupazione.
La paura del cambiamento climatico, dunque, non basta a far accettare scelte che riducano il benessere individuale. Le alternative ai combustibili fossili, comunque da abbandonare, non piacciono se generano una inflazione a trazione green. Del resto, il 44% degli italiani è contrario a pratiche all’insegna della sostenibilità che determinino ulteriori iniquità sociali.
Gli investimenti finanziari sostenibili che migliorano la qualità della vita
Come uscire quindi dalla contraddizione della paura per il riscaldamento globale, da una parte, e dal rischio di inflazione indotta dalle politiche green, dall’altra?
Per gli italiani la soluzione passa anche per la finanza. Secondo il 76,6% questa giocherà un ruolo importante, perché il collasso ambientale costituirebbe una minaccia per gli stessi investimenti. Per questo motivo sono importanti gli investimenti che si definiscono Esg (Environmental, Social and Governance), orientati da criteri di misurazione e di standard (in molti casi ancora in fase di sviluppo) delle attività ambientali, sociali e della governance di una organizzazione.
Criteri che si concretizzano in un insieme di standard operativi a cui si devono ispirare le operations di un’azienda per garantire il raggiungimento di determinati risultati ambientali, a livello sociale e di governance delle imprese. Si tratta ancora di criteri che sono poi utilizzati dagli investitori per valutare e decidere le loro scelte di investimento.
Dal Rapporto emerge che il 64,4% degli italiani dice di saperne poco o niente su tutti questi aspetti, mentre il 63,4% ne ha solo sentito parlare, anche in questo caso il ruolo dell’informazione è decisivo.
Il fenomeno ESG è recente ma trae la propria linfa da radici che sono ben radicate nel tempo e nell’economia. L’acronimo ESG risale al 2005 e si può dire che solo da pochi anni la reportistica è diventata sufficientemente ampia e dettagliata da permette delle analisi statistiche. I criteri ESG sono importanti perché permettono di misurare in modo preciso e sulla base di parametri standardizzati e condivisi le performance ambientali, sociali e di governance di un’azienda.
Secondo il Rapporto, orientare una parte dei 1.600 miliardi di euro delle famiglie giacenti sui conti correnti (+5% rispetto al 2020) verso l’acquisto di prodotti finanziari ESG sarebbe uno strumento straordinario per la transizione ecologica.
Per approfondimenti: 2° Rapporto Censis-Assogestioni - Gli italiani e la finanza sostenibile, per andare oltre la pandemia
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