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La nuova comunicazione e la rivoluzione digitale
Il cambio culturale al centro della comunicazione digitale, orientata alla apertura, alla disponibilità, all’innovazione ed alla flessibilità per l’affermazione di una nuova modalità organizzativa tecnologica e dei comportamenti
Alla Fortezza da basso di Firenze nell'ambito della manifestazione Earth Technology Expo è stato fatto il punto sul binomio comunicazione/digitalizzazione. La comunicazione digitale attraverso i social si è sviluppata in maniera trasversale in tutta la Pubblica Amministrazione (PA) del paese. Si sono affermate buone pratiche nell’utilizzo oltre che dei social anche delle chat e dell’Internet delle cose (Internet of things – IoT) applicate al settore della comunicazione. Queste buone pratiche sono nate dalla spinta di un singolo professionista o da un gruppo di professionisti che hanno visto la convenienza nell’avviare l’uso di questi canali e che hanno voluto che le amministrazioni di appartenenza e le proprie strutture di riferimento attuassero questa svolta.
Professionisti lungimiranti che hanno trovato all’inizio sul loro cammino non poche difficoltà e diffidenze, anche tra agli operatori stessi della comunicazione. In questo senso sono stati abbattuti tanti muri e tante brecce sono state aperte ma ora, afferma Di Costanzo - Presidente di PA Social e Fondazione Italia Digitale - occorre fare un passo ulteriore. Non è più sufficiente che un'Amministrazione Pubblica apra un canale Facebook, deve essere anche in grado di gestirlo e di presidiarlo. Per fare questo occorrono delle professionalità dedicate. Un’organizzazione del lavoro che parta da un pensiero digitale e quindi predisposto, organizzato ed a questo rivolto. In tal senso non è possibile ribaltare i contenuti tradizionali di comunicazione sui canali digitali. Tale modalità se per un periodo “pionieristico” è stata utilizzata, non risponde più alle esigenze ed ai criteri che si sono sviluppati nel tempo e che definiscono oggi una comunicazione digitale efficace ed adeguata.
L’emergenza sanitaria ha chiaramente dimostrato l’importanza dei canali social equiparandoli a dei servizi concreti ai cittadini. Per tale motivo devono essere creati dei prodotti dedicati perché se fatti in maniera approssimativa o errata, non esercitano il loro scopo, non funzionano. In tal caso il cittadino/utente, che è predisposto a rispondere, o non risponderà, oppure si sposterà nell’ambito delle notizie false e/o della disinformazione.
Sono infatti da evitare fenomeni dove chi fa informazione scorretta sui canali social, risulti più abile della PA, acquisendo credibilità perché è risultato più tempestivo nel veicolare informazioni, se pur scorrette, all’utente finale. Questo non può risultare esperto in tutto e pertanto la cattiva informazione può apparire come un’informazione corretta e giusta. In realtà sono le Amministrazioni Pubbliche la fonte ufficiale delle informazioni e su questo devono mantenere un ruolo decisivo. Si rende necessario afferma Di Costanzo, mettere in condizione tutte le PA, che già con i mezzi propri, con personale che anche fuori dall’orario di lavoro si impegna e si rende disponibile, di potersi avvalere di una struttura dedicata. Si tratta quindi di disporre profili professionali dedicati alla comunicazione digitale, avviando un ricambio generazionale, aprendo la PA a nuovi figure professionali per la creazione di uffici comunicazione/stampa e servizio al cittadino all’interno di un’unica area che integra tutte queste professionalità, dal giornalista, al comunicatore al social media manager ed a tutti gli altri profili digitali che fanno parte di una redazione diffusa ed integrata.
L’emergenza sanitaria ha fatto emergere l’importanza della comunicazione digitale, imprimendogli un attenzione ed un accelerazione per cui oggi non è più possibile improvvisare ed in questo ambito la PA deve poter disporre di specifiche strutture.
La nuova legge 151 che potrà attuare quanto appena auspicato, esiste ed è già stata presentata al Ministero della Pubblica Amministrazione, oltre ad essere già stata approvata da tutte le organizzazioni del giornalismo e dai settori comunicazione della PA.
La conoscenza tecnica delle applicazioni
L’emergenza sanitaria ha accentuato il dibattito sul mercato e sull’offerta del digitale, dalla privacy ai cloud, dalla blockchain alla cibersecurity, tutti aspetti della comunicazione digitale su cui è necessario fare cultura e policy (regole). Il nostro paese ha uno straordinario bisogno di cultura digitale a tutti i livelli, cittadini, PA, imprese come necessita di policy. Non è più possibile l’uso di Facebook, Linkedin, WhatsApp, TikTok, o Twitch, per citare solo applicazioni di comunicazione, senza conoscere queste piattaforme, capire quali sono le policy (regole) che, tra l’altro, non sono completamente definite non solo a livello nazionale, ma mondiale.
A tale proposito PA social intende coinvolgere un comitato scientifico che ha competenza ed esperienza in ambito informatico permettendo ai comunicatori che operano sui canali social di comprendere, scegliere e decidere come usare al meglio questi strumenti diventati oggi cosi determinanti nella vita di tutti noi e che travalicano il tema della pura e semplice comunicazione.
La digitalizzazione dell’utente – cittadino
Il cittadino è davvero pronto a rispondere a questa richiesta di digitale? Cambia il modello della cultura organizzativa. Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza PNRR si parla di competenze digitali ma queste devono avvenire su due fronti, quello di cittadino e quello lavorativo-professionale. La scuola per i piccoli cittadini dovrebbe impegnarsi maggiormente a trasferire tali competenze. Per digitalizzare la scuola ed i cittadini occorre che si attivino dei processi di trasferimento di competenze digitali ed il PNRR prevede azioni per avviare tale percorso culturale. La nuova legge 151 dovrà avviare un reale cambiamento nell’area della comunicazione e dell’informazione pubblica. Nel testo sono state predisposte le leve necessarie ad avviare una nuova cultura organizzativa ed imprimere un rinnovamento infrastrutturale e tecnologico delineando una nuova comunicazione capace di ricomprendere una serie di competenze tecniche.
Oggi è importante che la PA sia in grado di valutare e ragionare sugli elementi che compongono gli strumenti digitali della comunicazione istituzionale. E’ necessario verificare cosa e chi sta dietro oltre che dentro le applicazioni, cosa è opportuno scegliere o scartare. Nella comunicazione digitale diventa infatti determinante l’elemento della qualità che deriva anche dalla conoscenza delle policy (regole). La PA è in grado di veicolare autorevolezza e credibilità nella comunicazione digitale a patto che sia capace di spiegare al cittadino le caratteristiche del servizio, cosa è, cosa ci può trovare o non trovare. La comunicazione digitale necessita di contenuti di sintesi ma in un formato comprensibile almeno dalla maggior parte delle persone che sono condizionate dal fatto di non aver alle loro spalle necessariamente un lungo percorso di studi ed a cui è comunque necessario comunicare. La sfida è dunque utilizzare la comunicazione digitale per trovare il modo di comunicare, il più agevolmente possibile, l’argomento o l’emergenza che si sta trattando, ad un’utenza trasversale la più svariata.
Digitalizzazione e dati ambientali
Nell’ambito della comunicazione ambientale un aspetto importante della digitalizzazione è rappresentato dall’enorme disponibilità di dati ambientali e dalla possibilità di poterli rielaborare. ISPRA, il catasto di Ispra, Il Sistema Nazionale di Protezione Ambientale SNPA, tutte le Agenzie di protezione ambientale Regionali, per citarne alcuni, mettono a disposizione preziose banche dati. E’ noto che non può esistere comunicazione ambientale senza i dati. Quando si è in un tavolo ambientale ed è necessario fare comunicazione, ancorché digitale, occorre mettere al centro i dati che rappresentano la ricchezza di questa tipologia di comunicazione. Occorre partire da dati, metterli a disposizione, comunicarli e per questo devono essere facilmente comprensibili. I dati devono essere in grado descrivere tendenze e dare indicazioni, devono contribuire alla formazione di opinioni avvedute e favorire processi decisionali efficaci. I dati devono guidare le scelte degli amministratori e della politica ed è compito della comunicazione ambientale far si che questi dati siano disponibili, conosciuti e fruibili da tutti.
Testo di Sergio Lavacchini
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