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Cinema e ambiente
L’abisso scomodo in un’Italia volta a confermare gli sviluppi della ricostruzione e delle innovazioni tecnologiche nell’industria, nel design, nella chimica e nell’informatica, tra gli altri, a 100 anni dall’unità nazionale
La 78a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia ha ospitato per il decimo anno consecutivo il Green Drop Award, il premio che Green Cross Italia assegna al film, tra quelli in gara nella selezione ufficiale del Festival, che meglio esprime i temi dell'ecologia, dello sviluppo sostenibile e della cooperazione fra i popoli.
Il trofeo del Green Drop Award 2021, patrocinato, tra gli altri, dal Ministero della Transizione Ecologica, è stato assegnato fra le opere in concorso nella selezione ufficiale della rassegna che meglio abbia interpretato i valori dell’ambiente e della sostenibilità.
Come d’uso ormai da 10 anni, la goccia di vetro di Murano viene riempita, al suo interno, con le terre di un luogo di particolare importanza per l’ambiente. Quest’anno le terre provengono dalla città scozzese di Glasgow, dove a novembre si terrà la Conferenza mondiale delle parti sul cambiamento climatico (COP 26). L’origine della terra è stata certificata dal prof. Rodolfo Coccioni paleontologo e geologo, professore Onorario dell’Università di Urbino.
Il film di Michelangelo Frammartino dal titolo “Il buco” ha vinto oltre che per il suo messaggio orientato all’ambiente ed alla sostenibilità anche perché, come hanno dichiarato Piera Boccacciaro e Chiara Cerretini, produttrici del film, ritirando il premio, “nella lavorazione de “Il Buco” ci siamo impegnati come produzione a rispettare il protocollo green ottenendo il patrocinio dell’Ente Parco Nazionale del Pollino.”
Una Calabria ancestrale, con i suoi paesaggi verdi con il mare sullo sfondo, costellati dai monumentali alberi esemplari secolari di pino loricato, con greggi di pecore, con i borghi abbarbicati sulle alture, ancora abitati da una popolazione rurale che segue i cicli della natura. In questo contesto Frammartino rievoca una storica impresa speleologica, avvenuta nel 1961 a opera di una spedizione proveniente dal Nord, come una possibile cronistoria dell’Italia.
Il buco funziona secondo una narrazione non verbale, per immagini e sonorità, che si apre proprio con il punto di vista dall’interno della grotta, con il profilo della cavità che descrive il paesaggio esterno.
Nel 1961, a 100 anni dall’unità nazionale, in un clima di spensierato espansionismo, mentre a Torino è in corso l’esposizione “Italia 61” per mostrare lo stato dell’arte italiana sulle tecnologie più avanzate ed intravederne le possibili applicazioni, a Milano è stata appena ultimata la realizzazione del grattacielo Pirelli concepito dall’architetto Giò Ponti, considerato allora il grattacielo più alto d’Europa; un gruppo si speleologi (accompagnati dallo sguardo senza tempo dei pastori del luogo, uniche guide di un territorio ancora incontaminato) si avventura nella cavità sull’altopiano calabrese del Pollino. È la porta di accesso all’Abisso del Bifurto, profondo 687 m. all’epoca registrata come la terza grotta più profonda del mondo.
Ad una tensione verticale (grattacielo ed ascesa tecnologica ed economica senza immaginarne un eventuale decelerazione) il regista Frammartino contrappone una nuova visione speculare e contraria, abissale tutta interna e tutta buia da esplorare. L’inesplorato si rivela, ma il mistero fino ad allora tramandato, una volta mappato, inevitabilmente s’inceppa e muore, come suggerisce il montaggio alternato che ci mostra la progressiva discesa nella cavità e l’avanzata malattia che colpisce l’uomo anziano sul letto di morte.
Da una parte un Nord che esibisce il suo sviluppo nell’altezza, dall’altro un Sud dal paesaggio eterno, immutato, dove nel corso di ere geologiche si sono formate tortuose cavità in profondità. Da un lato un mondo che entrava nella modernità con l’avvento dell’era Kennedy, richiamata dalle copertine delle riviste d’epoca sulla vittoria di JFK contro Nixon, la nuova frontiera, le avventure spaziali. Dall’altro una terra dimenticata dal tempo, come un mondo perduto.
Le motivazioni che hanno decretato l’assegnazione della Green Drop all’opera di Framamrtino sono da ritrovarsi nel “rigore con cui descrive la grandiosa bellezza della natura – si legge nella motivazione della Giuria - conducendo la rappresentazione su un piano quasi mistico, che riesce a coniugare il viaggio nelle viscere della Terra al percorso della vita; e per la capacità di rendere poeticamente il senso del tempo, conferendo significato allegorico all’esplorazione di un abisso nel Sud italiano e l’edificazione, nel Nord, del grattacielo simbolo di una nuova era”.
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