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Posidonia oceanica, prendiamocene cura: documentario sui trapianti eseguiti in Italia
Il video racconta i principali risultati del progetto e le informazioni ottenute dal monitoraggio di 15 trapianti realizzati in Italia per un totale di 30.000 mq di praterie trapiantate
Spesso confusa con un’alga, Posidonia oceanica è una pianta marina protetta in grado di produrre grandi quantità di ossigeno e di intrappolare l’anidride carbonica, sottraendola all’ambiente e contribuendo a mitigare i cambiamenti climatici. Almeno l’1% dei fondali del Mediterraneo è occupato dalle sue praterie che producono quotidianamente circa 20 litri di ossigeno al mq a beneficio dell’ecosistema costiero.
Le praterie di P. oceanica sono inoltre un importantissimo serbatoio di biodiversità marina stimata nel 25% delle specie marine mediterranee e molti organismi vivono e si nascondono tra le varie parti di questa pianta perché trovano nutrimento e protezione.
Negli ultimi decenni, le praterie sono state fortemente minacciate da pressioni antropiche dirette, come la rimozione fisica e l’eutrofizzazione, e dai cambiamenti climatici. Come riportato nel quarto Rapporto sullo stato del capitale naturale in Italia negli ultimi 50 anni è stato stimato che le praterie di P. oceanica hanno subito una regressione del 34% a scala del Mediterraneo e del 25% lungo le coste italiane.
Come accade per le foreste sulla terra anche in mare è possibile recuperare le praterie di P.oceanica danneggiate e l’Italia è il paese del Mediterraneo che ha investito di più in ricerca e sperimentazione sui trapianti di Posidonia dove, oltre ai piccoli trapianti sperimentali, ne sono stati eseguiti più estesi sia per il recupero di praterie degradate sia per compensare i danni causati da opere e infrastrutture costiere.
Un monitoraggio nazionale delle attività di trapianto di P. oceanica eseguite negli ultimi 20 anni è stato realizzato grazie al progetto europeo LIFE SEPOSSO, coordinato dall'ISPRA ed il documentario Posidonia oceanica, prendiamocene cura racconta i principali risultati del progetto e le informazioni ottenute dal monitoraggio di 15 trapianti presenti in diverse parti d’Italia per un totale di 30.000 mq di praterie trapiantate.
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Un focus speciale è dedicato ai 4 trapianti più estesi realizzati in Italia: Santa Marinella (Lazio), Ischia (Campania), Piombino (Toscana) e Augusta-Priolo Gargallo (Sicilia) ed emerge un primo quadro generale con punte di eccellenza e aspetti più problematici.
Il trapianto viene effettuato quando le praterie subiscono danni a causa di opere e infrastrutture costiere realizzate dall’uomo, come la costruzione o l’ampliamento di porti turistici e commerciali, come nel caso di Piombino, o a seguito della posa di opere di difesa costiera o l'installazione di elettrodotti e gasdotti sottomarini, come nel caso del trapianto ad Ischia. Anche altre attività dell’uomo possono danneggiare la prateria, come la pesca a strascico illegale e gli ancoraggi delle imbarcazioni da diporto e delle grandi navi commerciali.
Il trapianto di P. oceanica realizzato a Santa Marinella nel 2004-2005, per compensare i danni causati alla prateria protetta della Mattonara per la creazione nel porto di Civitavecchia di una darsena per l’adiacente centrale Enel, rappresenta ancora oggi il più esteso e longevo trapianto del Mediterraneo. A seguito della prescrizione della commissione VIA furono trapiantati 300 mila fasci di Posidonia su un'area complessiva di un ettaro ed a distanza di quindici anni il risultato è stato molto interessante e positivo nelle zone che sono sopravvissute a tutto quello che ha danneggiato l’intera prateria, come condizioni meteo marine particolarmente intense e pesca illegale.
Sebbene il trapianto rappresenti una concreta possibilità per recuperare una prateria in regressione o danneggiata, il suo esito talvolta incerto genera accesi dibattiti nella comunità scientifica e nell’opinione pubblica.
Attraverso il progetto europeo Life SEPOSSO i partner hanno potuto verificare se i trapianti che sono stati realizzati in passato siano stati fatti nel modo migliore sia dal punto tecnico che scientifico e, data la scarsità dei ufficiali e pubblici dei trapianti effettuati in Italia nel passato, sono state verificate direttamente in acqua le condizioni di questi trapianti con più di 50 immersioni e oltre 500 ore di lavoro per ottenere, laddove possibile, dati riguardo alla sopravvivenza e accrescimento delle piante.
ARPA Toscana, partner del progetto europeo, ha partecipato attivamente con ISPRA e gli altri partner al monitoraggio dei casi dei quattro trapianti più estesi, in particolare a quello effettuato come compensazione del dragaggio del canale di ingresso per l’ampliamento del porto di Piombino. In questo caso la tecnica scelta all’epoca dei lavori (2014) non fu un vero e proprio trapianto “canonico” ma furono invece trasferite intere zolle di matte con Posidonia in un’area non troppo distante dal porto di Piombino.
Per valutare l’efficacia di questo spostamento è necessario seguire l’evoluzione della prateria per molto tempo ma dal monitoraggio effettuato con il progetto SEPOSSO emerge che dopo cinque anni il 25% delle 314 zolle trasferite nel 2014 nel golfo di Follonica è andata completamente persa e di quelle rimanenti, una parte è risultata ben strutturata mentre il 50% si sta integrando con l’ambiente circostante ed una parte si sta completamente sfaldando.
Il Settore Mare dell’Agenzia con gli altri partner del progetto hanno monitorato anche l’evoluzione di recenti trapianti realizzati in Toscana: quelli sperimentali di Cavo e Capoliveri all’Isola d’Elba e quello all’Isola del Giglio dopo il naufragio della Costa Concordia effettuato come programma di recupero in seguito al danno ambientale.
Sono stati monitorati anche altri due trapianti più datati, quello delle Secche della Meloria a Livorno, effettuato come opera di compensazione nell’ambito di una Valutazione di Impatto Ambientale e quello di Rosignano-Vada realizzato su piccola scala negli anni 90 come sperimentazioni per attività di recupero ambientale.
Il Report dei casi studio toscani è stato recentemente pubblicato sul sito del progetto Life SEPOSSO.
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