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Il Rapporto Mobilitaria 2021
Le politiche di mobilità nelle aree urbane e periurbane ed i risvolti sulla qualità dell’aria
Durante la pandemia, tutt’ora in corso, i centri urbani hanno adottato misure per offrire nuove scelte di mobilità ed orientare nuovi comportamenti in grado di soddisfare le esigenze di confinamento. Mobilità dolce, ciclistica, sostenibile e sharing sono stati gli strumenti maggiormente utilizzati. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), declinato nelle sue varie azioni e linee d’intervento, pare non sostenere abbastanza i cambiamenti avviati per mettere a sistema una nuova mobilità sostenibile capace di ridisegnare usi e spazi delle città.
Questo è quanto emerge dal 4° Rapporto Mobilitaria, il Report annuale redatto da Kyoto Club in collaborazione con il CNR-IIA (Istituto sull’Inquinamento Atmosferico) che, oltre a riportare i dati sullo stato della qualità dell’aria, descrive i mutamenti e le tendenze della mobilità di 14 grandi città ed aree metropolitane e di 22 città medie italiane nell’anno 2020.
Il Rapporto propone anche un’analisi degli effetti derivanti dalle misure di confinamento applicate per individuare nuove abitudini personali. Il lavoro da remoto, l’uso di esercizi commerciali di prossimità, l’utilizzo di portali di istituti di credito, di assicurazioni ed amministrazioni per sbrigare urgenze burocratiche e l’incremento del sistema di consegna della logistica urbana, tutto questo è analizzato nel rapporto per rilevare come abbia inciso sulla qualità dell’aria delle nostre città.
Nel 2020 la Commissione Europea ha licenziato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza Next Generation EU, con ingenti risorse per superare la crisi, di cui beneficerà anche l’Italia con 209 miliardi. Una quota significativa sarà dedicata alla mobilità, infrastrutture e sostenibilità, i cui numeri sono approfonditi nel Rapporto. La sfida appare davvero impegnativa: i trasporti, con il 26% delle emissioni di gas serra in Italia, il superamento dei limiti per la qualità dell’aria in molte città, i servizi e reti per la mobilità a piedi, bicicletta ed il trasporto collettivo inadeguati, sono chiamati ad uno sforzo senza precedenti di cambiamento. Servono strategie, azioni, risorse, riforme, per sostenere la mobilità sostenibile, l’innovazione e la decarbonizzazione dei trasporti a partire proprio dal PNRR.
Occorre ricordare che il trasporto su strada effettuato con vetture private a trazione termica è responsabile dell’80% delle emissioni di CO2 di cui il 70% viene prodotto per spostamenti inferiori ai 50 km ed è quindi in tale ambito che è necessario agire in maniera decisa tramite l’accelerazione dell’elettrificazione e dell’idrogeno; da un lato con l’attuazione dei Piani Urbani per la Mobilità Sostenibile (PUMS), il potenziamento del TPL anche marittimo, delle infrastrutture per la mobilità attiva (ciclabile e pedonale) e dall’altro con l’intermodalità, il trasporto ferroviario locale, metropolitano e regionale.
I fondi saranno erogati nel periodo 2021 - 2026 e la quota parte stanziata sottoforma di prestiti dovrà essere restituita dalle prossime generazioni tra il 2028 ed il 2058. I progetti dovranno essere appaltabili entro il 2023, completati entro il 2026 e tali da poterne monitorare e rendicontare l’efficacia, generando crescita ed occupazione oltre che mettere a sistema la transizione ecologica alla mobilità sostenibile.
Nei prossimi 30 anni è prevista una riduzione del 90% della quantità di CO2 per raggiungere la neutralità climatica nel 2050 come previsto del Green Deal europeo. Una sfida colossale e necessaria per trasporti e mobilità, a cui si aggiunge quella dell’urgente innovazione industriale e riconversione della forza lavoro. L’industria dell’auto europea cambierà più nei prossimi 5 anni di quanto non abbia fatto negli ultimi 100. Si rendono pertanto necessarie politiche industriali mirate ed investimenti decisi che assicurino all’Italia di non venire tagliata fuori dalla rivoluzione dell’elettrico e dell’idrogeno nella mobilità.
Il dato come bussola per pianificare le scelte
La prima necessità che si è manifestata durante il propagarsi della pandemia è stata quella di misurare il numero dei contagi, dei ricoveri, dei deceduti. Poi quella di monitorare il numero dei posti letto e nello specifico quelli attrezzati per le terapie intensive. I siti Web dei quotidiani si sono popolati di cruscotti interattivi dove monitorare quotidianamente lo stato di diffusione del Covid-19, svolgendo un efficace ruolo d’informazione ed allo stesso tempo di educazione alla lettura dei tanti numeri che descrivono lo stato di diffusione dell’epidemia.
Quanto sopra ha permesso di creare ed approntare restrizioni e divieti progressivi in base a criteri oggettivi e non più soggettivi. I numerosi dati ed informazioni che le nuove tecnologie ci consentono di produrre, analizzare e diffondere, anche grazie al Web, non possono essere più derubricati a semplici statistiche o appendici da consultare a piacimento, ma devono costringerci a maturare un nuovo pensiero più moderno e capace di coniugare la tradizione umanistica del nostro Paese con la cultura scientifica del dato più propria dei paesi anglosassoni.
Nel Rapporto si afferma che il dato spiegato, raccontato/comunicato permetterà la condivisione di comportamenti virtuosi che altrimenti difficilmente verrebbero compresi ed accettati. Sarà necessario il coinvolgimento di esperti che affrontino scientificamente le conseguenze del modello autocentrico attuale ed i vantaggi derivanti dal rimettere al centro della mobilità urbana le persone, oltre ad ingegneri, architetti, urbanisti anche e forse soprattutto pediatri, psicologi, pedagogisti, botanici, esperti di inquinamento dell’aria e del rumore.
La classe dirigente attuale è chiamata a gestire gli ingenti fondi del Next Generation EU destinati all’Italia e il PNRR dovrà essere in grado di scegliere con cura obiettivi, strategie ed opere da finanziare, la cui rendicontazione dovrà essere corroborata, oltre che dai fatti, da numeri ed indicatori di avanzamento e di ritorno dell’investimento. Di nuovo, il presidio ed il monitoraggio dei dati/indicatori “della messa a terra” dell’investimento dovrà essere affrontato, spiegato ed approfondito e descritto mediante l’uso di diverse fonti e dati: da quelle socioeconomiche a quelle ambientali passando per i big data generati da dispositivi ed infrastrutture connesse.
Risulta pertanto chiaro che la chiave del successo e dell’efficacia del PNRR passa attraverso la capacità della classe dirigente e politica di saper fare e saper rendicontare/gestire in maniera semplice e diretta il dato e, in questo, la transizione digitale giocherà un ruolo decisivo, soprattutto nell’ottica del raggiungimento dei target degli obiettivi di sviluppo sostenibile SDGs dell’Agenda ONU 2030.
Per approfondimenti la Presentazione del Rapporto
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