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Potenziare l'economia circolare nel settore degli imballaggi in plastica
La ripresa economica post Covid 19 dovrà andare nella direzione di disaccoppiare l'uso degli imballaggi di plastica dal consumo di materie prime a base fossile, facendo anche in modo che la plastica non venga gettata negli oceani e sul suolo e che con una sua minore produzione si possa immettere meno gas serra in atmosfera contribuendo a raggiungere gli obiettivi climatici definiti dall’accordo di Parigi
Nella prima fase della Pandemia, ma non solo, abbiamo assistito ad un aumento dei rifiuti da imballaggio anche quelli in plastica, l'usa e getta veniva preferito in quanto ritenuto più sicuro per motivi igienico sanitari.
Per fortuna, alcuni autorevoli professionisti della salute pubblica (100 scienziati provenienti da 18 paesi) hanno affermato, alla fine di giugno del 2020, che era possibile continuare a usare in sicurezza imballaggi riutilizzabili, determinando una sostanziale attenuazione delle preoccupazioni in merito alla sicurezza degli imballaggi riutilizzabili.
Standard elevati e protocolli d'igiene e sicurezza sono una parte importante di qualsiasi sistema di imballaggio, che sia monouso o riutilizzabile. La sicurezza e l'igiene non sono determinate dal fatto che un bene sia monouso o riutilizzabile, ma da come gli imballaggi e i contenitori sono gestiti e manipolati.
La maggior parte dei sistemi di riutilizzo, alcuni attivi da decenni, hanno resistito agli impatti della pandemia senza bisogno di fare alcun cambiamento nei loro processi di pulizia. I modelli di business del riuso che offrono, in molte parti del mondo, servizi di consegna a domicilio, ritiro e/o restituzione hanno continuato a funzionare senza problemi, e alcuni hanno persino prosperato durante la pandemia, come è accaduto per le aziende che offrono contenitori riutilizzabili ai clienti (Loop e Vessel, ad esempio o Algramo, un fornitore di sistemi di ricarica di imballaggi riutilizzabili a Santiago del Cile, che ha prosperato durante l'isolamento (lock down), grazie al suo sistema di distribuzione su triciclo senza contatti con i clienti).
Le varie opportunità che si possono realizzare in quest’ambito sono ancora in gran parte non sfruttate, per questo si prevede che il mercato degli imballaggi riutilizzabili crescerà generando molti profitti (si stima 145 miliardi di dollari nel 2026). Investire in modelli economici in grado di riutilizzare la plastica riduce la necessità di imballaggi monouso (usa e getta) e produce benefici economici ma anche ambientali. I modelli economici improntati al riuso degli imballaggi in plastica possono giocare un ruolo fondamentale nel
- permettere ai materiali plastici di alta qualità di essere mantenuti in circolazione all'interno dell'economia con un risparmio di materia prima e riduzione della produzione di rifiuti plastici,
- affrontare l'inquinamento da plastica che colpisce il suolo, i fiumi, i mari e gli oceani con benefici ai consumatori e all’economia,
- ridurre le emissioni di gas serra prodotte dal comparto della produzione della plastica. Un rapporto di Material Economics ha stimato che i modelli di business che aumentano il riutilizzo degli imballaggi di plastica potrebbero ridurre le emissioni di circa 3 milioni di tonnellate all'anno entro il 2050. Se anche solo i flaconi, per i prodotti destinati alla cura della persona e della casa, fossero riutilizzabili, questi potrebbero determinare, insieme a modelli di consegna di tipo innovativo, una riduzione dell'80-85% delle emissioni di gas serra rispetto ai tradizionali contenitori monouso che utilizziamo, per lo più, oggi.
Per potenziare l'economia circolare in questo settore industriale abbiamo bisogno di
- impianti di raccolta, selezione e riciclaggio in grado di aumentare la circolazione di materiali di alta qualità in plastica
- creare un mercato secondario di questi materiali.
Per fare questo, sono necessari investimenti in infrastrutture e tecnologie in grado di migliorare radicalmente l'economia di questo comparto produttivo, aumentando la qualità e la diffusione del riciclaggio. Nel 2016, la quota globale di plastica non gestita correttamente era di circa il 41%, e stime prevedono che aumenterà al 56% nel 2040, contribuendo a triplicare il volume annuale di plastica nell'oceano. Questo accade in quanto una buona parte di questo materiale, a livello globale ad oggi, non viene ancora raccolta, mentre un’altra parte, seppure raccolta, finisce poi per essere gettata in modo inconsulto nell'ambiente.
Per contribuire ad aumentare i tassi di raccolta, saranno necessari investimenti in tutte quelle aree, in cui i rifiuti non vengono ancora gestiti in modo corretto e dove saranno necessari forti investimenti nella strutturazione del settore, che potrebbe aumentare il valore degli imballaggi di plastica post-utilizzo e ridurre la probabilità di perdite di materiale.
Per quanto riguarda i processi di selezione e riciclaggio, solo il 35-40% della plastica raccolta per il riciclaggio è attualmente utilizzata in un nuovo ciclo di produzione (a causa di perdite significative durante la lavorazione), bisogna quindi che vengano aumentati gli sforzi per accrescere i tassi di raccolta con azioni per migliorare il rendimento, la qualità e l'economia legata al riciclaggio. Ciò richiederà di indirizzare gli investimenti nei processi di selezione e riciclaggio, avvalendosi delle ultime innovazioni tecnologiche in grado di garantire maggiori controlli dei processi, marcatura chimica e automazione.
Tuttavia, la capacità di creare flussi post-utilizzo di elevata purezza e a prezzi competitivi dipenderà molto dal design degli imballaggi e dei materiali, che ha un impatto diretto e significativo sull'economia del riciclaggio. Senza una ri-progettazione di questi imballaggi, circa il 30% degli stessi non sarà mai riutilizzato o riciclato.
Gli investimenti negli impianti di riciclaggio possono anche offrire opportunità per combattere il cambiamento climatico oltre che creare nuovi posti di lavoro.
Uno studio di Material Economics ha mostrato che realizzare impianti di riciclaggio di alta qualità, in Europa, potrebbe fornire fino al 60-70% del materiale necessario per la produzione di plastica, avvicinandosi ai livelli di riciclaggio previsti oggi per l'alluminio. Con il riciclaggio si potrebbe ridurre di circa il 90% le emissioni di CO2 derivanti dalla nuova produzione di plastica, con un significativo impatto sulla lotta ai cambiamenti climatici.
Inoltre, secondo alcuni studi, la necessità di forza lavoro nel settore della lavorazione dei materiali riciclabili può generare circa 20 volte più posti di lavoro rispetto a quelli necessari nelle discariche, e i produttori di plastica che utilizzano materiali riciclati possono avere bisogno di circa 100 volte più posti di lavoro rispetto a quelli richiesti nelle discariche.
Purtroppo basarsi solo sulla gestione dei rifiuti e non sul riciclaggio non riuscirà a fermare l'inquinamento da plastica, perché non sarà né tecnicamente né finanziariamente fattibile. Per questo si rende necessaria un'economia circolare per la plastica, in modo che questa non diventi mai rifiuto in grado di creare inquinamento, adottando un approccio integrato che dispieghi soluzioni sia a monte che a valle per affrontare efficacemente l'inquinamento da plastica.
Questo include l'implementazione degli interventi di sistema sia da parte dell'industria che dei governo, tesi ad
- eliminare, ad esempio, gli imballaggi di plastica problematici e non necessari
- passare da modelli monouso a modelli di riutilizzo dei contenitori in plastica
- sostituire la plastica con altri materiali, quando necessario.
Per catalizzare il cambiamento, in modo che venga adottato un approccio integrato, è necessaria una collaborazione tra diversi settori ma anche tra Stati e regioni che sia guidata da un senso condiviso della direzione da intraprendere. Un approccio di economia circolare globale di questo tipo avrebbe il potenziale per
- ridurre il volume annuale di plastica che entra nei nostri oceani di oltre l'80%
- generare un risparmio di 200 miliardi di dollari all'anno
- ridurre le emissioni di gas serra del 25%
- creare 700.000 posti di lavoro netti aggiuntivi entro il 2040.
Al momento l'iniziativa New Plastics Economy sta lavorando in questa direzione, negli ultimi quattro anni, ha cercato di radunare imprese e governi affinché acquisissero una visione comune di un'economia circolare per la plastica. Questo lavoro ha fatto si che più di 850 organizzazioni, che fanno parte della catena del valore della plastica, sia nel settore privato che pubblico, si unissero nel New Plastics Economy Global Commitment (Accordo globale per una economia delle nuove plastiche) e nella rete Plastics Pact (Patto per le plastiche).
Queste iniziative guidano l'azione collettiva contro la plastica di cui non abbiamo bisogno, in modo che tutta la plastica di cui abbiamo bisogno sia riutilizzabile, riciclabile o compostabile.
L'obiettivo è far circolare tutta la plastica che usiamo, mantenendola nell'economia e fuori dall'ambiente.
Per approfondire: The circular economy: a transformative Covid-19 recovery strategy
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Maggiori informazioni all'indirizzo www.arpat.toscana.it/qualita