Legambiente Toscana: primo forum sulla mobilità sostenibile
Il punto sulla mobilità in Toscana
Fausto Ferruzza, Lorenzo Cecchi e Elena Canna introducono il I forum mobilità sostenibile in Toscana
Il 14 giugno 2024, presso l’auditorium del Centro Roy Rogers di Scandicci, Legambiente Toscana ha organizzato il primo forum sulla mobilità sostenibile nella nostra regione con l’obiettivo di fare il punto sulla mobilità sostenibile delle persone e delle merci in Toscana.
Il forum si è articolato in tre sessioni:
- ripensare la città nella gestione dei tempi e degli spazi urbani. Sicurezza stradale, qualità dell'aria e qualità della vita
- elettrificare ed efficentare la mobilità per accelerare la transazione energetica
- sinergie nel trasporto pubblico, hub intermodali e ruolo della sharing mobility.
Quest'ultima sessione si è sviluppata in forma di tavola rotonda a cui ha preso parte un nutrito gruppo di rappresentanti del trasporto pubblico, della politica e del sindacato.
La mobilità è centrale nella vita di ciascuno, per questo, quando ci muoviamo, dobbiamo essere consapevoli che il trasporto è responsabile del 30% delle emissioni climalteranti ed incide fortemente sull’inquinamento acustico e atmosferico, soprattutto nelle aree urbane, con un impatto sulla salute e sul benessere anche personale. Infatti, ormai è chiaro che l'inquinamento ambientale, così come il cambiamento climatico, peggiorano la qualità di vita.
Rinunciare agli spostamenti inutili e optare, quanto più possibile, per la mobilità sostenibile
- contribuisce a mitigare il cambiamento climatico a livello locale e contrastare, nei periodi caldi, l’effetto isola di calore
- migliora la qualità dell’aria, riducendo l’inquinamento acustico ed atmosferico con vantaggi anche sulla salute umana.
I dati a disposizione ci forniscono un quadro sconfortante, le abitudini di mobilità nella nostra regione, ma anche nel nostro paese, non si modificano, come indica il 20° rapporto Isfort sulla mobilità e nella stessa direzione va il rapporto MobilitAria 2024, che osserva come l’auto sia ancora, in Italia, al centro degli spostamenti, nonostante molte patologie siano riconducibili anche alla scarsa o pessima qualità dell’aria che respiriamo.
Per abbandonare l’auto, soprattutto in ambito urbano, ed optare per una mobilità sostenibile, a piedi, in bicicletta o con mezzi meno impattanti, è necessario ripensare le città come hanno illustrato, nei loro interventi, Andrea Colombo, Project Manager “Bologna Città 30”, e Francesco Alberti, docente di Pianificazione urbanistica e Mobility Manager di UNIFI.
Città 30 è molto di più di un semplice limite di velocità, è un volano per una politica di nuove regole stradali ma anche, e soprattutto, rappresenta la volontà di ridisegnare le città con il supporto della comunicazione pubblica e l’ingaggio della comunità senza la quale non si raggiunge un cambiamento vero e città più verdi, giuste e sicure.
Città 30 è un progetto politico sostenuto dalla comunità. Da gennaio 2024, a Bologna quest’idea è diventata realtà, aprendo un dibattito a livello nazionale sul diritto alla sicurezza stradale, alla mobilità sostenibile e allo spazio pubblico per tutte e tutti nelle città. La sfida della sostenibilità, della neutralità climatica e della sicurezza stradale in ambito cittadino è strettamente collegata con l’aspirazione ad una migliore qualità della vita per tutti i cittadini, ricorda Andrea Colombo. La sicurezza sulle strade è un esempio importante, infatti i dati dicono che il 73% degli incidenti avviene in città a causa dell’alta velocità, se vogliamo affrontare seriamente questa criticità, bisogna abbassare a 30 km/h la velocità dei mezzi in ambito urbano, come consigliato dalla stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Si tratta di un cambiamento culturale, comportamentale: nuovi stili di comportamento nella guida e nelle scelte di mobilità ed infrastrutturale, che necessitano di una forte comunicazione tesa a creare il consenso e il coinvolgimento della cittadinanza.
Francesco Alberti dell’Università degli Studi di Firenze mette in evidenza che, nel rapporto spazio urbano e scelte di mobilità, siamo difronte ad un cambio di paradigma non più rinviabile.
Il green deal europeo, ricorda il professore, prevede che entro il 2050 si raggiunga la neutralità climatica nelle città, ma per centrare l’obiettivo, le emissioni in atmosfera prodotte dal settore dei trasporti devono essere ridotte del 90%. Purtroppo i trasporti su strada sono indietro rispetto a questo obiettivo.
L’indice di motorizzazione europeo (numero di veicoli in relazioni al numero di abitanti: 562 auto ogni 1000 abitanti) è molto alto, a dimostrazione che il trasporto in auto rappresenta una criticità forte. L’Italia, poi, è il paese in Europa con il tasso di motorizzazione più alto (+21%), la Toscana ha un tasso ancora più alto di quello registrato a livello nazionale (+8%) e la città metropolitana ha un tasso ancora maggiore mentre il comune di Firenze, grazie ad alcune politiche adottate, ha ridotto il tasso di motorizzazione sotto la media europea.
L’ultimo rapporto ISFORT evidenzia che gli spostamenti, nel nostro paese, si attestano tra i 2 e i 10 Km circa nel 50% circa dei casi. Nella città metropolitana di Firenze, con un tasso molto elevato di motorizzazione, gli spostamenti risultano, per il 50%, sotto i 5 Km, nella città di Firenze sono addirittura il 60% sotto i 5 Km. Si tratta di distanze per cui l’uso dell’automobile, oltre ad essere impattante, è irragionevole, ad esempio dal punto di vista temporale, in quanto percorrere 4/5 km in bicicletta è più veloce che in auto. Secondo il professor Alberti, è necessario incidere sugli spostamenti al di sotto dei 5 km, facendo sì che si abbandoni l’auto per tragitti brevi a favore di altri mezzi più sostenibili o ancora meglio a favore della mobilità dolce a piedi.
Togliere le automobili e i mezzi pesanti dalle strade cittadine significa anche liberare spazi, rendere le aree urbane più vivibili ma anche più belle e fruibili per i cittadini. Questo beneficio si può ottenere solo attraverso scelte politiche, che tendono, in primo luogo, ad eliminare gli spostamenti non necessari, ad esempio implementando lo smart working per tutti i lavori impiegatizi.
Per la quota di spostamenti che non può essere eliminata, invece, è necessario prevedere un secondo step (shift), che comporta l’opzione sostenibilità, prediligendo un mix di scelte di spostamento fatto di trasporto pubblico locale, mobilità dolce, sharing e tanto altro.
Infine, l’ultimo step del cambiamento (improve) punta al miglioramento delle prestazioni dei veicoli e/o alla mobilità elettrica. È sbagliato pensare di modificare la mobilità solo con l'introduzione massiccia dell'auto elettrica sulle nostre strade.
Molte città in Europa e qualcuna in Italia stanno pianificando il cambiamento seguendo gli step sopra indicati con buoni risultati grazie anche al supporto dei cittadini sempre più consapevoli della necessità di un maggiore benessere, una buona qualità di vita, più protezione della salute ed un ambiente salubre in città.