Rapporto sul monitoraggio dei corpi idrici sotterranei in Toscana
In sintesi i risultati del monitoraggio effettuato dal personale dell'Agenzia sulle acque sotterranee della Toscana dal 2019 al 2021 e confronto con il precedente triennio
Il monitoraggio ambientale delle acque sotterranee, iniziato nel 2002, comprende, ad oggi, serie temporali superiori a 20 anni che sono state analizzate, già a partire dal triennio 2016-2018, con strumenti statistici per evidenziare tendenze negative o positive presenti in Toscana.
L’esame aggiornato all’ultimo triennio, 2019/2021, ha riguardato 63 corpi idrici toscani: 17 dei quali a rischio del non raggiungimento dell’obiettivo del buono stato chimico e 46 non a rischio, per un totale di 400 stazioni di monitoraggio. L'obiettivo del buono stato chimico è contenuto nella Direttiva 2000/60/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 ottobre 2000 che istituisce un quadro di riferimento in materia di protezione delle acque, con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento, di impedire il deterioramento e migliorare lo stato degli ecosistemi acquatici, terrestri e delle zone umide, agevolando e promuovendo un utilizzo idrico sostenibile.
In Toscana è nota la presenza di sostanze indesiderate di origine naturale nelle acque (delibera di Giunta regionale 1185 del 9-12-2015 contenente i valori soglia indicati da ARPAT negli studi effettuati nel 2013 e 2015) che incidono sul quadro generale relativo allo "stato di salute" delle acque che scorrono nel sottosuolo della nostra regione.
Confrontando i dati ambientali, raccolti nei due trienni 2016-2018 e 2019-2021, emerge che lo stato delle acque sotterranee è relativamente peggiorato, ma considerando le oscillazioni del periodo 2002-2021, nel complesso, l’andamento è stazionario.
Il monitoraggio effettuato nel triennio 2019-2021 mostra una possibile relazione, sfasata temporalmente di circa un anno, tra l’incremento, nel 2019, delle piogge misurate dal Servizio idrico regionale e l’aumento degli stati scarsi e scarsi locali della risorsa idrica, analizzati dall'Agenzia. In particolare per le sostanze di origine antropica veicolate, attraverso la maggiore ricarica, dalla superficie in profondità.
Nel complesso la situazione che emerge è la seguente: la percentuale dei corpi idrici in stato scarso aumenta dal 32% al 35%, diminuisce quella relativa allo stato buono dal 19% al 14%, diminuiscono, altresì sensibilmente, le condizioni di fondo naturale dal 12% al 6% e, al pari, si incrementano le condizioni di buono scarso localmente, che passano dal 37% al 45%.
I corpi idrici in stato
- scarso sono in totale 22, 10 a rischio e 12 non a rischio
- buono scarso localmente sono 28, di cui 6 a rischio e 22 non a rischio
- buono con fondo naturale sono 4, tutti a rischio; le sostanze di fondo naturale sono manganese, solfato e gli alometani
- buono sono 9, uno solo a rischio.
Gli inquinanti responsabili dello stato scarso e buono scarso localmente sono da ricondurre a contaminazioni di tipo urbano, industriale e agricolo oltre che ad alterazioni del fondo naturale originate da uno stato di stress quantitativo legato alla mancanza di acqua.
In base alle diverse zone del territorio toscano, il monitoraggio, dell’ultimo triennio, sui diversi corpi idrici, evidenzia che alcuni inquinanti risultano in incremento, in particolare: composti organo alogenati come tricloroetilene e tetracloroetilene di origine industriale, gli alometani di natura urbana, il manganese e l'ammonio dovuti, più spesso, a stress quantitativi. Un segnale positivo, riconfermato anche nell’ultimo triennio esaminato, riguarda i nitrati in inversione di tendenza e costante riduzione.
L’incremento generale dei composti organo alogenati nelle acque sotterranee toscane, a fronte della maggiore ricarica, mostra l’esistenza e permanenza di probabili fonti primarie e secondarie relativamente superficiali in grado di diffondersi e determinare condizioni di pericoloso inquinamento diffuso. Dall’esperienza del monitoraggio d’indagine a supporto del tavolo regionale istituito nel 2021 sull’inquinamento diffuso da organo alogenati della piana pratese, emerge l’esistenza di queste fonti con concentrazioni molto elevate, ad oggi, oggetto dei primi interventi di bonifica.
Situazioni più contenute, comunque oggetto di continuo monitoraggio ambientale con le stazioni ARPAT, possono dare luogo a monitoraggi di indagine e rinvenimento delle fonti, come il recente caso del cloruro di vinile nel pistoiese o in passato gli organoalogenati dell’area di Cecina, successivamente avviate a bonifica.
Per approfondimenti leggi il report Monitoraggio corpi idrici sotterranei - Risultati 2019-2021