TAV Nodo di Firenze - Opere di mitigazione dell'effetto diga sulle acque sotterranee
Per quanto riguarda l’interferenza con le acque sotterranee, oltre al rischio di contaminazione, la progettazione ha evidenziato la possibilità di eventuali “effetti diga”, cioè la possibilità di innalzamenti di falda a monte e abbassamenti a valle di opere sotterranee. Tale evenienza risultava maggiormente probabile in corrispondenza del “camerone” (stazione AV) e degli imbocchi nord e sud, dal momento che queste opere si pongono trasversalmente rispetto al flusso di falda.
Schema esemplificativo dei possibili effetti di un'opera sotterranea trasversale al flusso di falda
Sulla base del Piano Ambientale della Cantierizzazione e delle prescrizioni dell’Osservatorio Ambientale sono state previste alcune opere per la mitigazione dell’effetto barriera.
In particolare per la stazione AV è prevista la realizzazione di un sistema di dreni suborizzontali di presa a monte e dreni di restituzione a valle. Per la fase di cantiere e eventuali criticità è stata inoltre predisposta la realizzazione di una batteria di pozzi di presa a monte e di resa a valle. Ad aprile 2017, su prescrizione dell'Ossservatorio, sono state attivate 3 nuove coppie di pozzi di presa e resa, in aggiunta alle 4 coppie in funzione dal 2011. I dreni, invece potranno essere realizzati quando lo scavo avrà raggiunto la relativa quota.
Schema esemplificativo delle opere di mitigazione previste per la stazione AV
Per gli imbocchi Nord e Sud (Campo di Marte e “Scavalco” di Castello/Rifiredi) sono invece stati realizzati delle batterie di pali drenanti a monte e corrispondenti pali di reimmissione a valle, oltre, anche in questo caso, a batterie di pozzi di presa e restituzione monte/valle, da utilizzarsi in fase di cantiere ed in eventuali situazioni di criticità. Il modello di flusso delle acque sotterranee predisposto ha ricostruito le dinamiche e valutato la portata impattante sulle opere. Sono tuttora in corso (maggio 2017) affinamenti di dettaglio per poter meglio precisare le potenzialità delle opere di mitigazione. Sono inoltre state attivate verifiche sulla funzionalità sistemi già in uso, in particolare a Campo di Marte.
A maggio 2017, i dati di monitoraggio mostrano una certa difficoltà degli attuali sistemi di mitigazione a compensare gli effetti indotti dall’opera nell’area di Campo di Marte e nell’area della Stazione AV. Da rilevare che:
- in entrambi i casi sono presenti sistemi “attivi” di pozzi di presa e resa
- nell’area della Stazione AV non sono ancora presenti i sistemi “passivi” (che saranno realizzati quando lo scavo raggiungerà la relativa quota); si è comunque evidenziato un primo miglioramento con l'attivazione (aprile) delle tre nuove coppie di pozzi;
- nell’area di Campo di Marte sono presenti anche parte dei sistemi “passivi” (pali drenanti a monte con restituzione a valle)
Tali valutazioni, congiuntamente agli aggiornamenti via via susseguitisi del modello di flusso delle acque sotterranee, hanno indotto ARPAT già dal 2014 a segnalare all’OA - congiuntamente all’Autorità di Bacino - la necessità di una rivalutazione complessiva dei sistemi di continuità della falda. Anche in virtù di ciò, l'Osservatorio Ambientale ha disposto nel 2015 la costituzione di un tavolo tecnico di confronto fra progettisti (Nodavia), proponente (RFI), Alta Sorveglianza (Italferr), e Supporto Tecnico (ARPAT, ISPRA, Autorità di Bacino), per meglio definire la portata potenzialmente transitante dai dreni passivi progettati per la stazione AV. Ciò comporterà un ulteriore affinamento degli studi e delle simulazioni previsionali e, appena raggiunta la quota dei dreni, sarà effettuato uno specifico campo prova atto a verificare le previsioni progettuali e suggerire eventuali correttivi.