Monitoraggio dei nitrati nelle acque superficiali
Concentrazioni elevate di nitrati costituiscono un problema per l’ambiente per la loro capacità di incidere sulla qualità delle acque (oltre che dell’aria e del suolo), dato che possono innescare il processo di eutrofizzazione. La maggior parte dell'azoto nitrico deriva da attività agricole (fertilizzanti) e di allevamento (effluenti).
Per la rilevanza degli effetti di queste sostanze, nell'ambito delle politiche ambientali, l'Unione Europea già nel 1991 ha adottato la direttiva nitrati, che mira a proteggere la qualità delle acque riducendo l’inquinamento del suolo e delle acque superficiali causato dai nitrati attraverso l'individuazione delle zone vulnerabili ai nitrati (NVZs) e la promozione di buone pratiche agricole (es. non superare il quantitativo annuo di 170 kg di azoto per ettaro per anno).
Ad oggi, tutti gli Stati della UE hanno elaborato programmi di azione e installato stazioni di monitoraggio. La relazione della Commissione per il periodo 2008-2011 ha evidenziato nel complesso progressi in termini di qualità dell’acqua, dimostrando l’efficacia della direttiva.
In Italia è stata recepita la direttiva attraverso il D.Lgs. 152/1999 (poi abrogato con il D.Lgs. 152/2006) ed è stato stabilito che siano le Regioni ad applicarla, secondo quanto previsto dai rispettivi statuti. La Regione Toscana ha definito le zone vulnerabili e un programma di azione unico per tutte le aree. Il monitoraggio dei corpi idrici della Toscana è di competenza di ARPAT.
In Toscana, i siti indicati come zone vulnerabili sono cinque:
- Area del Lago di Massaciuccoli
- Area costiera tra Rosignano Marittimo e Castagneto Carducci
- Area costiera tra San Vincenzo e la Fossa Calda
- Area costiera della Laguna di Orbetello e del Lago di Burano
- Area del Canale Maestro della Chiana
Gli obiettivi fondamentali del programma sono:
- Limitare l’applicazione al suolo di fertilizzanti azotati in stretta relazione ai fabbisogni della coltura. La quantità degli effluenti dell’allevamento o dei fertilizzanti di sintesi distribuite al suolo vanno commisurate ai fabbisogni delle colture e devono tener conto della quantità di azoto derivante dagli apporti naturali delle piogge, della quantità di azoto lasciata dalla coltura precedente e di quella proveniente dalla trasformazione della sostanza organica presente nel terreno
- Ottimizzare l’efficienza della concimazione distribuendo l’azoto durante le fasi in cui l’esigenza delle colture è maggiore e frazionando il quantitativo in più distribuzioni.
Le aziende devono, in concreto, rispettare le seguenti norme:
- Divieto di utilizzo degli effluenti di allevamento (letame e liquami). L’utilizzo agronomico degli effluenti è vietata sui terreni in pendenza, incolti, innevati o gelati, nei boschi, in prossimità di corsi d’acqua superficiali, di laghi o di acque marine. L’utilizzo dei materiali organici e dei concimi azotate è vietata dal 1° dicembre alla fine di febbraio;
- La limitazione dell’applicazione al terreno degli effluenti di allevamento e degli altri fertilizzanti in base al tipo di coltura, alle condizioni climatiche,alla modalità di svolgimento dell’irrigazione, alle condizioni del terreno;
- Le dosi di applicazione degli effluenti di allevamento e degli altri fertilizzanti azotati non può superare, come stabilito dalla direttiva europea, un apporto di azoto superiore ai 170kg/ha/anno;
- Le tecniche di distribuzione degli effluenti di allevamento;
- Le modalità di stoccaggio, le capacità e i requisiti dei contenitori per gli effluenti di allevamento. Gli adempimenti delle aziende localizzate nelle zone vulnerabili si diversificano a seconda dell’utilizzo o meno dell’azoto organico.
ARPAT mette a disposizione tutti i dati del monitoraggio dei nitrati effettuato in Toscana, sotto forma di banca dati e di mappa.