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Impatto dei cambiamenti climatici sulle stagioni polliniche: analisi delle concentrazioni polliniche nell’ultimo decennio

18/02/2021 07:30

Pubblicato un articolo scientifico che utilizza i dati ARPAT dei pollini

Alcune ricercatrici dell'Università di Pisa, insieme con la responsabile del settore ARPAT che si occupa del monitoraggio dei pollini, hanno pubblicato un articolo scientifico sulla rivista "Pneumologia pediatrica" sul tema "Impatto dei cambiamenti climatici sulle stagioni polliniche: analisi delle concentrazioni polliniche nell’ultimo decennio nell’area Toscana nord-ovest".

Il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici sono causati dall’aumento delle concentrazioni atmosferiche di gas serra e si sono verificati in modo più significativo negli ultimi 50 anni, a causa dell’esponenziale crescita industriale umana.

Tali fenomeni hanno determinato modifiche sulle precipitazioni e in generale sul meteo, nonché sul ciclo vitale delle piante, con un progressivo incremento del numero di decessi legati ai disastri metereologici e alla riduzione delle scorte di cibo e acqua.

Pertanto, nel 2009 i cambiamenti climatici sono stati definiti come “la più grande minaccia globale per la salute del 21° secolo”. Sempre nel 2009, l’ERS (European Respiratory Society) ha pubblicato una position paper sugli impatti sulla salute legati ai cambiamenti climatici, avvertendo dei rischi imminenti per le persone affette da malattie respiratorie: infatti, vari studi hanno evidenziato quanto il riscaldamento globale possa essere pericoloso per questi pazienti, dimostrando un aumento della loro mortalità.

Le modifiche ambientali legate al riscaldamento globale hanno alterato il ciclo vitale delle piante, determinando cambiamenti nella distribuzione e concentrazione degli allergeni, un aumento della crescita di alcune piante, la diffusione di specie vegetali in diverse aree, un aumento della produzione di polline, un aumento dell’allergenicità del polline stesso e modifiche della stagionalità dei pollini in termini di anticipazione, prolungamento o interruzione della normale stagione pollinica.

Anche l’interazione tra pollini e inquinanti si è dimostrata responsabile di esacerbazione delle malattie respiratorie, a causa dell’aumento dell’infiammazione delle vie aeree.

Considerando che la prevalenza di allergia ai pollini nella popolazione generale in Europa è stimata intorno al 40%, è possibile ipotizzare che un numero enorme di persone affette da asma e/o rinite allergica possa essere potenzialmente colpito dagli effetti dei cambiamenti climatici. L’asma è una delle malattie croniche più comuni al mondo e colpisce oltre 300 milioni di persone, con una prevalenza in costante aumento.

L’asma è anche la principale malattia cronica dell’infanzia, che colpisce il 10% dei bambini nei paesi occidentali e il 5-20% dei bambini in età scolare in Europa.

Scopo dello studio pubblicato è stato valutare l’eventuale cambiamento nelle stagioni polliniche e nelle concentrazioni delle muffe e dei pollini prevalenti nell’area vasta Toscana Nord-Ovest.

L’emergenza COVID ha temporaneamente interrotto questo studio, la cui seconda fase prevede lo studio di correlazione con i dati relativi alle temperature e agli accessi per accesso acuto d’asma presso il Pronto Soccorso pediatrico dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana. grafici articolo scientifico

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