Monitoraggio della Posidonia oceanica
All’Università di Pisa, ARPAT ha illustrato l’attività di monitoraggio svolta sulla Posidonia oceanica avvalendosi di sofisticate strumentazioni
Oggi, 3 maggio, Antonio Melley, in rappresentanza del Settore Mare di ARPAT, ha partecipato ad un incontro organizzato dall’Università degli Studi di Pisa per parlare di Posidonia oceanica, pianta marina endemica del Mediterraneo e specie protetta dalla Direttiva Habitat, nonché importante elemento di stabilità per gli ecosistemi costieri e serbatoio di biodiversità.
In considerazione dell’inserimento di questa specie tra gli indicatori di stato ecologico delle acque marino costiere per la Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE) e tra i descrittori della Direttiva Quadro sulla Strategia Marina (2008/56/CE), ARPAT monitora le praterie di posidonia presenti nei fondali delle coste toscane. Secondo un programma concordato con la Regione Toscana, sono state scelte 15 praterie di posidonia della nostra regione, ciascuna controllata in un'area di circa 3 km2, caratterizzate da diverse condizioni ambientali e monitorate una volta ogni 3 anni (5 praterie ogni anno).
Oltre a verificare quale sia lo stato di conservazione e sviluppo della prateria, è importante anche sapere quale sia la sua estensione, utilizzando strumentazioni subacquee di vario tipo ed in grado di coprire zone ampie di fondale.
Gli strumenti principali, utilizzati da ARPAT, sono il Multi Beam Echo Sounder (MBES) e il Side Scan Sonar (SSS) ed entrambi si basano sull’analisi della riflessione di un segnale acustico da parte del substrato di fondo che viene distinto in base al tempo di ritorno ed al grado di assorbimento (backscattering):
- il MBES viene fissato sotto lo scafo dell’imbarcazione e copre una maggiore superficie di fondale in un minore tempo rispetto al SSS,
- Il SSS viene filoguidato a circa 10 mt di distanza dal fondo, con una migliore risoluzione ed affidabilità del segnale, soprattutto a profondità maggiori.
Dai dati registrati, attraverso alcune elaborazioni, si ottengono le curve di livello (batimetria) e la texture del fondale (liscio, rugoso, morbido o duro).
Le mappe georeferenziate così ottenute vengono verificate tramite sistemi video, utilizzando fotocamere filoguidate o Remotely Operated Vehicle (ROV) per ottenere le “verità a mare”. Il ROV, oltre che per verificare i dati acustici, viene impiegato per il monitoraggio dei limiti superiori e inferiori della prateria di Posidonia ed attraverso le immagini e i video così realizzati è possibile ricostruire un’immagine in 3D del fondale.
Il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa sta coordinando il progetto PANACEA, che si pone l’obiettivo di realizzare un monitoraggio con un veicolo subacqueo autonomo (AUV) dotato di strumentazione ottica e acustica, coadiuvato da uno di superficie (ASV), per effettuare il monitoraggio della prateria da remoto e tramite tecniche di intelligenza artificiale (AI) produrre informazioni sintetiche sull'ambiente.
Questa pianta, e le praterie, hanno un’importanza ecologica:
- forniscono energia, nutrimento e riparo ad un gran numero di specie animali;
- stabilizzano i substrati e contrastano l’erosione costiera;
- consentono lo sviluppo della biodiversità marina.
Per questo la Posidonia oceanica va protetta, per farlo abbiamo bisogno di informazioni. I dati ambientali di ARPAT sulla Posidonia oceanica sono molto utili per gli enti pubblici, come la Regione Toscana, chiamata a pianificare la tutela del mare, del turismo, della fascia costiera, della pesca e delle risorse ittiche.
La conoscenza della posidonia e delle sue importanti funzioni per la sopravvivenza degli ecosistemi mediterranei è anche fondamentale per tutti coloro che frequentano le nostre coste ed i nostri mari, per orientare comportamenti corretti (come quello di non buttare l’ancora in mezzo alla prateria) ed eliminare pregiudizi (le foglie spiaggiate non sono un rischio per la salute pubblica), facendone apprezzare la bellezza.
Per approfondimenti sulla Posidonia, consulta: