La biodiversità nel mare di Toscana, un tesoro da conoscere, proteggere e conservare
ARPAT ha partecipato al convegno organizzato dall’Acquario di Livorno dedicato alla biodiversità del mare toscano
Venerdì 5 luglio ARPAT ha partecipato al Convegno organizzato dall’Acquario di Livorno, centro di recupero e riabilitazione per tartarughe marine che opera all’interno della rete regionale dell’Osservatorio Toscano per la Biodiversità (OTB) di Regione Toscana ospitando uno dei dieci Punti informativi presenti nella regione sull’OTB ed il Santuario Pelagos.
L’incontro è stato l’occasione per un confronto con gli esperti sul tema della biodiversità del nostromare toscano interamente compreso nel Santuario internazionale transfrontaliero "Pelagos", una zona dedicata alla protezione dei mammiferi marini nella quale sono regolarmente osservate otto specie di cetacei e nella quale può essere avvistata anche la foca monaca.
Antonio Melley nel suo intervento ha illustrato l’attività di monitoraggio della biodiversità in Toscana condotta da ARPAT, inserita tra compiti istituzionali obbligatori dell’Agenzia, che viene annualmente rendicontata e pubblicata attraverso report specifici e nell’Annuario dei dati ambientali. L’Agenzia fornisce supporto tecnico alla Regione Toscana nell’ambito della Legge regionale 30/2015, coordina la Rete di segnalazione e recupero dei grandi vertebrati marini e tartarughe nell’ambito dell’OTB ed è spesso il primo contatto con la Capitaneria di Porto in caso di ritrovamento di esemplari per attivare la filiera dei vari soggetti coinvolti nelle operazioni di recupero.
I dati raccolti sui ritrovamenti di cetacei, tartarughe e grandi pesci cartilaginei sulle spiagge toscane mostrano un incremento a partire dal 2008 che probabilmente è da metter in relazione con la creazione in Toscana della rete di recupero di animali spiaggiati. Per i cetacei e per le tartarughe marine il numero di segnalazioni per km di costa è più elevato nella parte Nord della Toscana sul litorale della Versilia e apuano, probabilmente per la presenza costante, durante tutto l’arco dell’anno, di cittadini ed operatori sulle spiagge.
Un fenomeno recente è quello della nidificazione della tartaruga Caretta caretta sulle coste toscane, che ha raggiunto, negli ultimi anni, anche quelle più a Nord (quest’anno anche in Liguria) ed è sempre più aumentato di numero, ad oggi sono 8 i nidi di tartaruga marina C. caretta in Toscana: 3 a Pianosa (LI), 1 a Roccamare (GR), 1 a Collelungo (GR), 2 a Marina di Massa (MS), 1 a Rimigliano (LI).
Questo fenomeno, che nel 2023 ha fatto registrare in Toscana 24 nidi ed è legato probabilmente al progressivo riscaldamento delle acque marine per i cambiamenti climatici, ha comportato la messa in campo di un importante sistema di sorveglianza e monitoraggio con il coinvolgimento di tutti i soggetti della rete e dell’OBT. Melley ha ricordato che i cittadini possono collaborare per segnalare la presenza di nidi di tartaruga avvistati sulla spiaggia chiamando il 1530 della Capitanerie di Porto e anche attraverso la App di ARPAT che è possibile scaricare gratuitamente.
La tutela di questa specie protetta è al centro del progetto Life Turtlenest di cui ARPAT è partner e che pone tra i suoi obiettivi la protezione dell’habitat della specie poiché i siti di nidificazione sono minacciati dall’inquinamento e dallo sviluppo turistico incontrollato.
La tutela di questa specie protetta deve essere garantita anche nel caso dei tanti interventi di rimodellazione della costa (ripascimenti, riprofilature, realizzazioni di moli, barriere e scogliere, ecc.) che vengono effettuati anche durante la stagione estiva. Interventi di questo tipo dovrebbero tenere conto degli impatti sulla qualità delle acque di balneazione e sulla possibilità di nidificazione da parte di Caretta caretta.
A conclusione dell’’incontro si è collegata in videoconferenza Monia Monni, Assessora all'Ambiente, all'Economia circolare, alla Difesa del suolo, Lavori pubblici e alla Protezione civile di Regione Toscana che ha portato i suoi saluti ed ha messo in evidenza l’importanza di questi momenti di approfondimento che traducano e rendano accessibili i contenuti scientifici su cui si possono costruire anche politiche coraggiose per attuare la Strategia Europea per la Biodiversità 2030 che prevede di estendere la rete delle zone protette così da comprendere almeno il 30% della superficie marina e terrestre con l’istituzione di siti a terra e a mare.