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Informazione e crisi climatica al centro del confronto dei Fridays For Future al Climate social camp
Intervista a Alice Franchi, attivista toscana di Fridays For Future Italia, incaricata al Climate social camp di tenere i contatti con la stampa
Cinque giorni di formazione, dibattiti, workshop e conferenze, in cui i giovani e le giovani del movimento Friday For Future (di seguito FFF) si sono confrontati a Torino (25-29 luglio 2022) per creare legami e trovare nuove idee per contrastare la crisi climatica.
Ragazzi e ragazze del movimento FFF provenienti da tutta Europa e anche dal sud del mondo si sono confrontati al Climate social camp per creare legami e trovare nuove idee per contrastare la crisi climatica.
Al centro del dibattito con il pubblico i temi su come riuscire ad arrestare la crisi climatica, come fermare le multinazionali dei combustibili fossili, la giustizia ambientale, gli effetti del riscaldamento globale, il grande oleodotto in Africa e le migrazioni climatiche.
Per approfondire alcune tematiche abbiamo rivolto a Alice Franchi, attivista toscana di Fridays For Future Italia, che a Torino era incaricata di tenere i contatti con la stampa.
A livello mediatico, salvo alcune eccezioni, la crisi climatica spesso viene ignorata ed in alcuni casi negata. Che cosa si dovrebbe fare per favorire una maggiore conoscenza del tema?
Il meeting europeo di FFF ha voluto affrontare nella sua giornata conclusiva il tema fondamentale della comunicazione e del ruolo dei media nell'era della crisi climatica attraverso un confronto con i direttori di varie testate giornalistiche. I temi del greenwashing, del negazionismo e della colpevolizzazione individuale sono stati centrali nel dibattito tra attivisti e media. Lo scopo principale è di favorire un processo di sensibilizzazione e di consapevolezza dell'emergenza climatica che possa rappresentare il primo passo per una reale conversione ecologica. Una formazione specifica e specializzata, non solo rivolta ai più giovani, ma anche agli adulti, agli insegnanti, a lavoratori e lavoratrici, a pensionati, alla fascia più ampia della popolazione è la chiave di svolta per far conoscere il problema e per avviare un'azione necessaria ed urgente di contrasto all'emergenza climatica in corso.
Come è possibile contribuire a livello mediatico per una corretta informazione sul tema? Quali sono, a tuo parere, gli strumenti e i canali più efficaci?
I media hanno un enorme potere nella società odierna e possono ricoprire un ruolo importante per la corretta informazione della crisi climatica. La questione è molto complessa in quanto i media dipendono da sponsor e da finanziatori esterni che determinano gli indirizzi e le interpretazioni delle notizie e delle informazioni. La corretta informazione dipende dalla libertà dei media di esprimersi e di rappresentare la voce critica del sistema.
La veridicità delle fonti e delle informazioni deve essere la finalità di una comunicazione efficace e variegata e che possa rivolgersi a diverse tipologie di target utilizzando una pluralità di strumenti e canali differenziati e adatti al pubblico a cui si rivolgono.
A Torino erano presenti partecipanti provenienti da 45 Paesi, ci sono buone pratiche per contrastare la crisi climatica già adottate da altri Paesi, che potrebbero essere applicate anche nel nostro Paese?
Le politiche di promozione della mobilità sostenibile rappresentano buone pratiche per contrastare la crisi climatica. Alcuni paesi europei hanno scelto di incentivare l'utilizzo dei mezzi pubblici a basso prezzo promuovendo un turismo più sostenibile. In Germania si può viaggiare per tutta l'estate con un biglietto unico valido per un mese per tutto il territorio nazionale al prezzo di nove euro, in Spagna si viaggia gratuitamente da settembre a dicembre su tutti i treni locali e di media percorrenza. Penso che in Italia l'elevato costo dei mezzi pubblici e la ridotta rete ferroviaria, soprattutto nelle regioni meridionali, non agevoli la promozione di una reale politica di mobilità sostenibile.
A Torino hanno aperto la manifestazione gli attivisti Mapa (Most Affected People and Areas), provenienti da Asia e Sudamerica, cioè i luoghi che stanno subendo le conseguenze più gravi del cambiamento climatico. Qual è il rapporto tra crisi climatica e migrazioni?
I MAPA, Most Affected People and Area, ovvero le persone e i territori maggiormente colpiti dalla crisi climatica sono stati al centro del meeting europeo di FFF. Infatti il movimento europeo ha deciso di cambiare prospettiva allontanandosi dall’eurocentrismo e dirigendosi verso una prospettiva più globale.
I MAPA sono maggiormente colpiti dalla crisi climatica perchè i loro territori sono stati sfruttati, colonizzati e deturpati dalle risorse. Per questo le persone di questi territori sono maggiormente vulnerabili agli effetti ambientali e sociali dell’emergenza climatica. L’unica possibilità di sopravvivenza per queste popolazioni è la migrazione verso le aree a nord del pianeta.
Riconoscere il ruolo delle popolazioni indigene nella tutela della biodiversità del territorio, adattarsi agli effetti del cambiamento climatico tutelando i territori , riconoscere le disuguaglianze globali riguardanti la vulnerabilità e la responsabilità degli effetti della crisi climatica, mitigare ovvero pianificare la riduzione di CO2 in atmosfera ed infine creare un fondo di risarcimento per i paesi a basso reddito sono alcune delle richieste discusse.
A Torino si è discusso dello sciopero globale del clima previsto il 23 settembre. Che cosa significa in particolare questo sciopero per il clima? Come possiamo contribuire noi cittadini e cittadine?
Lo sciopero del 23 settembre si colloca in un momento storico particolare.
Il movimento Fridays For Future si sta interrogando e si è interrogato negli ultimi giorni sul ruolo che deve svolgere in questa campagna elettorale affinché possa fare pressione sui vari partiti e agire di conseguenza per affrontare un'emergenza inascoltata e sempre più urgente.
I temi centrali sono la mobilità sostenibile, la tassazione degli extra-profitti, le comunità energetiche e l’adattamento ai primi effetti della crisi climatica sul territorio italiano: la siccità, il caldo estremo, la fusione dei ghiacciai e gli incendi.
A livello internazionale si continuerà a portare avanti l’hashtag people, not profit, ovvero prima le persone del profitto. La transizione ecologica deve essere giusta, infatti deve essere guidata dai principi di giustizia climatica e sociale.
I cittadini e le cittadine possono condividere le sfide promosse dal movimento per il clima e cercare di orientare i propri comportamenti, anche quelli nella cabina elettorale, verso politiche di contrasto alla crisi climatica.
A conclusione degli eventi di Torino è stato elaborato un documento finale in cui sono illustrati gli obiettivi a breve e medio termine?
Al momento il documento non è ancora disponibile. Il documento sarà il frutto della discussione di cinque giorni da parte di diversi gruppi di lavoro suddivisi in sottogruppi che si sono confrontati sulle tematiche della decolonizzazione del movimento per il clima, delle migrazioni climatiche, dell'impatto sulla salute mentale, sull'organizzazione interna, sulla trasparenza, l’orizzontalità e il riconoscimento del privilegio.
L’interrogarsi sul movimento e sulla relazione con l’altro è necessario al fine di creare un vero e proprio modello di organizzazione che aspiri al mondo che vorremmo. Questo obiettivo è raggiungibile attraverso un processo che vede nell’assemblea europea a Torino una delle prime tappe in questa direzione.
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