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Il monitoraggio delle acque sotterranee nei procedimenti di autorizzazione ambientale
In sede di autorizzazione di qualsiasi attività produttiva deve essere effettuata una valutazione dei potenziali impatti sulle acque sotterranee e prevedere adeguati interventi di mitigazione dei rischi e la messa in opera di efficaci sistemi di controllo e monitoraggio
Le acque sotterranee costituiscono la più ampia riserva mondiale di acque dolci, rappresentando la principale risorsa per l’uso idropotabile, per l’industria e per l’agricoltura, oltre ad avere un importante ruolo nel ciclo idrogeologico e di sussistenza degli ecosistemi terrestri.
Per limitare il loro deterioramento ed avere come obiettivo il mantenimento di un buono stato quantitativo e qualitativo a lungo termine, come previsto dalle direttive europee fin dagli anni novanta (2000/60/EC e 2006/118/EC), è necessario anche per la matrice acque sotterranee, come per le altre matrici ambientali oggetto di valutazione nel campo delle autorizzazioni ambientali (acque superficiali, atmosfera, clima acustico etc.), avere un background di conoscenze di base sito-specifiche senza le quali non è possibile effettuare le opportune valutazioni circa il loro stato di qualità ed identificare le eventuali alterazioni quali-quantitative indotte dalle attività antropiche.
In questo campo la normativa europea e nazionale risulta essere molto in ritardo rispetto ad altre matrici ambientali ed è quindi indispensabile, anche in ragione dell’importanza che hanno le acque sotterranee nel sostentamento degli ecosistemi e nello sviluppo economico sostenibile, l’adozione di misure idonee alla loro protezione e salvaguardia per gli usi legittimi attuali e delle prossime generazioni.
Questo tema è stato sviluppato da ARPAT nell’ambito del Workshop SiCon 2022 "SITI CONTAMINATI. Esperienze negli interventi di risanamento” tenutosi a Brescia, con un contributo del collega Fabrizio Franceschini, geologo con competenze specifiche sui monitoraggi ambientali presso il Dipartimento di Pisa, dal titolo Il monitoraggio delle acque sotterranee nei procedimenti di autorizzazione ambientale.
Il workshop è stato un momento importante per presentare, anche attraverso il materiale prodotto in quindici anni di attività di supporto tecnico e di controllo nei procedimenti di autorizzazione ambientale, l’approccio per un monitoraggio sistematico delle acque sotterranee (AS) nelle attività produttive, fin ora consolidato solo per gli impianti di smaltimento dei rifiuti (Dlgs n.36/2003). Solo recentemente il monitoraggio delle AS è diventato obbligatorio anche nelle Autorizzazioni Integrate Ambientali (AIA), con il recepimento della direttiva 2010/75/UE (Dlgs n.46/2016) che ha modificato la parte seconda del Testo unico ambientale Dlgs 152/2006, lasciando però aperte molte incertezze sulla sua applicabilità operativa.
La proposta di procedura ampiamente illustrata nell’articolo di Franceschini ha come obbiettivo l’inquadramento delle attività di indagine che dovrebbero essere messe in atto per una corretta applicazione del principio di protezione e salvaguardia delle AS, da estendere a tutti i procedimenti di autorizzazione ambientale.
Lo schema di flusso riportato di seguito costituisce il processo decisionale con cui è stata ed è attualmente gestita presso il dipartimento ARPAT di Pisa l’attività istruttoria relativa agli atti autorizzativi per tutti gli impianti soggetti a AIA, AUA e VIA. Con il documento Linee guida per la predisposizione di una rete di monitoraggio delle acque sotterranee in impianti produttivi, elaborato da ARPAT nel 2018, la procedura di attuazione degli interventi di controllo sulle acque sotterranee è stata uniformata ed è attualmente in implementazione su tutto il territorio regionale.
L’obiettivo è quello di avere a disposizione dati di monitoraggio delle matrici suolo e sottosuolo in prossimità delle attività produttive a rischio che permetta l’identificazione precoce di eventuali contaminazioni prevenendo il trasferimento della contaminazione verso recettori ambientali e umani ed evitare quindi lo sviluppo di contaminazioni troppo estese per poter essere trattate a posteriori. Le reti di monitoraggio così attivate e gestite in autocontrollo dai singoli gestori delle attività produttive vanno ad integrare la rete di monitoraggio regionale dei singoli corpi idrici sotterranei, che conta oltre 500 stazioni monitorate da ARPAT, contribuendo a formare un modello concettuale di estremo dettaglio delle caratteristiche idrogeochimiche delle AS.
Nella tabella seguente sono riassunte le reti di monitoraggio delle AS attive o in corso di attivazione in impianti produttivi della provincia di Pisa, sia quelle previste dalle autorizzazioni ambientali che quelle legate alla normativa sulle discariche, dove il monitoraggio delle AS è obbligatorio, ed anche altre tipologie di impianti come ad es. le cave nei casi siano state oggetto di smaltimento di rifiuti.
Gestione rifiuti | Depuratori acque reflue | Altre attività produttive | Discariche attive/post mortem | Discariche dismesse | Attività estrattive | Totali | |
n. siti | 52 | 6 | 15 | 9 | 13 | 2 | 97 |
n. piezometri | 177 | 23 | 62 | 62 | 88 | 12 | 424 |
Uno dei primi e più rilevanti effetti dell’applicazione delle misure per il monitoraggio delle AS è stata l’identificazione di contaminazioni non note ancora in corso di allargamento.
A titolo di esempio citiamo il caso dei risultati dei primi campionamenti delle acque di falda su piezometri appositamente realizzati, a seguito di prescrizione in sede di autorizzazione ambientale, in uno stabilimento chimico che hanno permesso di rilevare una estesa contaminazione nel sottosuolo dell’area dello stabilimento. La contaminazione era sviluppata su un pennacchio di contaminazione che aveva origine dal dismesso e “dimenticato” parco serbatoi interrati dove erano stoccati i solventi utilizzati in passato nell’attività produttiva. Il contaminante presente in maggiori quantità è il clorobenzene che immesso in falda, attraverso spillamenti dagli involucri deteriorati dei vecchi serbatoi, solubilizzava degradando in parte a benzene.
Il rinvenimento della contaminazione ha permesso l’attivazione delle opportune misure di messa in sicurezza d’emergenza (MISE) con la rimozione dei vecchi serbatoi e dei residui di sostanze contaminanti ancora presenti e la realizzazione di un sistema di barrieramento idraulico, realizzato in forma di MISO, per interrompere la diffusione della contaminazione in falda. Al momento la MISE è completata e l’area del parco serbatoi interamente bonificata e ripristinata mentre la barriera idraulica è attiva e la diffusione della contaminazione tenuta sotto controllo tramite il monitoraggio periodico, in attesa della progettazione di interventi risolutivi.
Per saperne di più visualizza il testo integrale del contributo di ARPAT al workshop SiCon Il monitoraggio delle acque sotterranee nei procedimenti di autorizzazione ambientale.
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