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UE: rapporto sugli impianti e le tecnologie di riciclo dei rifiuti tessili
Un report europeo sugli impianti e le tecnologie di riciclaggio dei rifiuti tessili in cui la Commissione evidenzia anche la loro efficacia ambientale
Il rapporto, voluto dalla Commissione europea impegnata nel definire la strategia europea per il tessile sostenibile, mostra come il riciclaggio nel settore tessile - moda possa avvenire attraverso diverse metodologie: riciclo meccanico, chimico e termico. Ciascun metodo applica tecnologie specifiche, utilizza fonti diverse e determina vari impatti sull'ambiente.
La Commissione in questo studio ha voluto anche analizzare gli aspetti economici e ambientali delle tecnologie di riciclaggio identificate. La valutazione ambientale non è al momento facile da fare in quanto la maggiore parte degli indumenti non sono realizzati per essere riciclati e questo influenza molto l’intero processo. Vi è inoltre la necessità di valutare tutti gli aspetti della catena
produttiva che incidono sull'impatto ambientale del singolo processo di riciclo.
In ogni caso lo studio afferma che, al momento, il riciclo meccanico risulta tra quelli a minore impatto ambientale mentre su altre tecnologie, come quella termica, sono necessari approfondimenti; di certo l’innovazione e la ricerca avanzano e stanno mettendo in evidenza vantaggi ambientali anche per altre tipologie di processi di riciclagggio.
Per questo il rapporto fornisce anche alcune tabelle di marcia, indicando le tecnologie di riciclo quasi pronte o pronte per essere utilizzate in larga scala a livello industriale nell'Unione Europea (UE) e indica, per le quelle in fase di sviluppo, raccomandazioni per potenziali iniziative di supporto.
Il rapporto si conclude con l’analisi del quadro normativo UE esistente e l’identificazione di soluzioni politiche (per esempio iniziative di regolamentazione, standard europei sui materiali riciclabili ecc) per il superamento delle barriere esistenti o potenziali all’ingresso sul mercato.
Nel nostro Paese, dal primo gennaio 2022 è obbligatoria la raccolta differenziata dei rifiuti tessili, anche se, a livello europeo, non sono stati ancora stabiliti gli obiettivi di riutilizzo e riciclaggio di questa tipologia di rifiuti. Obiettivi che dovranno essere definiti dalla Commissione entro il dicembre 2024, in base a quanto stabilito dalla direttiva 2018/851.
L’Italia ha giocato quindi d’anticipo, rendendo la raccolta dei rifiuti tessili obbligatoria prima di quanto stabilito dalla stessa UE. Ora la sfida da affrontare è proprio quella della realizzazione degli impianti di riciclaggio dei rifiuti tessili.
Un aiuto economico potrà venire dal PNRR, infatti il Ministero della Transizione Ecologica, MiTE, ha stanziato 1,500 Mld di euro per l’obiettivo “migliorare la capacità di gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti e il paradigma dell’economia circolare” e in particolare per la misura: “realizzazione nuovi impianti di gestione rifiuti e ammodernamento di impianti esistenti”.
La redditività economica del riciclaggio di tessuti e indumenti usati dipende dalle condizioni nazionali e internazionali, perché le raccolte sono organizzate a livello locale/regionale/nazionale, ma il riciclaggio può basarsi su un'infrastruttura sovranazionale.
Partendo in anticipo e con una certa esperienza nel riciclo, l’Italia potrebbe affermarsi in questo settore, anche a livello globale, ma deve creare un sistema in grado di garantire un riciclaggio efficace e di qualità su scala industriale, superando molti limiti attualmente presenti. Come evidenziato dallo studio della Commissione il processo di riciclaggio delle fibre sintetiche, come il poliestere che è tra quelle più comunemente usate nell’abbigliamento, è un riciclaggio di tipo meccanico ma che per la maggior parte non utilizza fibre riciclate da indumenti post-consumo ma da altre fonti, soprattutto la plastica usata, per lo più usa e getta.
Anche il riciclaggio delle fibre naturali mostra alcuni limiti importanti, come accade con il cotone che spesso finisce vittima di un riciclaggio di tipo down-cycling. Le fibre naturali vengono recuperate principalmente attraverso il riciclaggio meccanico: i vestiti sono selezionati per colore, oltre che per materiale e fibre poi vengono triturati, macinati sfibrati, tagliati. Man mano che le fibre vengono accorciate, vengono indebolite e danneggiate e la loro proprietà, funzionalità e qualità si deteriorano, rendendo necessaria l'integrazione di fibre nuove e di alta qualità.
E' cosi che molte fibre riciclate non vengono utilizzate per la realizzazione di nuovi abiti ma per materiali isolanti, di pulizia industriale, oppure diventano tappetini da bagno, salviette industriali o tappetini assorbenti per l'olio, con un riciclaggio di “minore valore”, di bassa qualità, definito down cycling.
Questi processi di riciclo che non sono da tessile a tessile dovranno essere ridotti e nel tempo superati per puntare al riciclo di qualità dove le fibre vengono rimpiegate nella produzione di indumenti.
Jeans e magliette di cotone, secondo la Commissione europea, potrebbero rappresentare i prodotti pionieri del nuovo riciclo in questo percorso verso la sostenibilità e l’affermazione di un modello di economia circolare.
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