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ARPAT News - newsletter sulle tematiche ambientali
Martedì 11 gennaio 2022

Impatti ambientali delle micro centrali idroelettriche


Condotto un biomonitoraggio sui torrenti Taverone e Bagnone dell’area metropolitana Massa-Carrara

La presenza di numerosi corsi superficiali in Toscana e, in particolare, nella Lunigiana (Massa-Carrara) ha da sempre attratto l’ interesse per la realizzazione di impianti idroelettrici.

Gli impianti sono classificati energeticamente in:

  • pico centrali • P< 5 kW
  • micro centrali • P< 100 kW
  • mini centrali • P< 1.000 kW
  • piccole centrali • P< 10.000 kW 

Le centrali presenti nella Provincia di Massa-Carrara sono in genere di piccole dimensioni, micro e mini-impianti idroelettrici a basso salto, generalmente in grado di produrre tra i 50 e i 500 kW di energia.
Se da una parte è vero che questi impianti rappresentano una soluzione alternativa per la produzione di energia elettrica senza emissioni in atmosfera, d’altro canto bisogna tutelare i bacini idrografici e la risorsa idrica, nonché gli habitat locali. Infatti il gran numero di questi piccoli impianti può mettere fortemente a rischio fiumi, torrenti e rii per produrre quantità di energia estremamente basse come affermato da Legambiente che segnala come, per 2014, solo il 2‰ dell’energia complessivamente consumata derivi da questo tipo di impianti (L’idroelettrico impatti e nuove sfide al tempo dei cambiamenti climatici - Gen.2018).
In sede di autorizzazione, per ciascun impianto esaminato, viene prescritto un Piano di monitoraggio che deve risultare coerente con il quadro normativo della direttiva europea 2000/60 per valutare gli effetti dell’opera sulle componenti biologiche e sugli aspetti idromorfologici del corso d’acqua utilizzando gli indicatori e parametri previsti dal D.Lgs 152/06 s.m..e.i e DM 260/2010.
La verifica di questi monitoraggi è a carico di ARPAT. I monitoraggi hanno tempi di realizzazione lunghi, dell’ordine di diversi anni.

Nello specifico in questo articolo si analizzano i risultati dei monitoraggi prescritti per 2 impianti simili realizzati in Lunigiana su:
• Torrente Taverone autorizzato nel 2011
• Torrente Bagnone autorizzato nel 2014

Entrambi gli impianti sono caratterizzati da un gruppo di produzione del tipo a coclea idraulica semi-sommersa, a valle della quale si diparte il canale di restituzione delle acque turbinate. La restituzione dell’acqua turbinata avviene all’interno dello stesso Torrente circa 50/100 m a valle della briglia (in entrambe i casi la briglia era già esistente) tramite un canale a cielo aperto.
I due impianti hanno una produttività elettrica media teorica rispettivamente di 76 kW sul Taverone e di 98 kW sul Bagnone, pertanto ricadono nella categoria delle micro centrali.
Nelle Autorizzazioni rilasciate dalla Regione per entrambi gli impianti è stata richiesta, come prescrizione, la valutazione dell’I.B.E (Indice Biotico Esteso - basato sull'analisi delle comunità di macroinvertebrati che colonizzano gli ecosistemi fluviali. Tali comunità che vivono associate al substrato sono composte da popolazioni caratterizzate da differenti livelli di sensibilità alle modificazioni ambientali e con differenti ruoli ecologici), per valutare l'eventuale disturbo determinato dalla presenza dell'impianto sulla comunità macrobentonica del corso d’acqua.
Di seguito si riportano i risultati dei monitoraggi ecologici eseguiti alla fine del periodo di controlli prescritti in autorizzazione.

1. Torrente Taverone
La determinazione è stata effettuata in due stazioni individuate a monte ed a valle della briglia, le stazioni sono denominate rispettivamente ST1 ed ST2. Il primo campionamento si riferisce allo stato ante operam (2009), gli altri sono stati fatti dopo la messa in funzione dell'impianto (post operam).
I risultati dei primi sei anni di indagini per la stazione a monte (ST1) e a valle (ST2) sono riportati nei seguenti grafici che riassumono:
- numero di unità sistematiche nei 6 anni
- distribuzione dei taxa

Taverone - Numero unità sistemiche

 

Taverone - Distribuzione taxa stazione1

 

Tavarone - distribuzione taxa stazione 2

 

Come si evince dai grafici sopra riportati dal 2015 al 2017, si è rilevato un progressivo peggioramento nel numero delle Unità Sistematiche (US), tale diminuzione è stata però più evidente nella stazione a monte della briglia (ST1) rispetto a quella di valle (ST2).
Nel tempo si è avuto anche un peggioramento in termini di taxa (sono le categorie sistematiche, taxon al singolare, corrispondenti a entità, raggruppamenti ordinati di livello gerarchico, famiglia, ordine, specie degli esseri viventi): infatti il numero di Efemerotteri/Tricotteri è diminuito a favore di famiglie di minor pregio (come ad esempio i ditteri). Questo peggioramento ha portato anche ad un abbassamento dello stato qualitativo del torrente. E' stato effettuato un ulteriore campionamento a maggio del 2021 (al settimo anno di attività dell'impianto) dove si riscontra un miglioramento dell'IBE , con un ritorno ad una I classe di qualità, come nel campionamento del 2009.

2. Torrente Bagnone
La determinazione è stata effettuata in due stazioni individuate a monte ed a valle della briglia, stazioni denominate rispettivamente ST1 ed ST2. I campionamenti sono stati effettuati ante operam (07/2016) in corso d'opera (11/2016), alla fine lavori (2017), ad un anno dalla messa in opera (2018) e dopo 4 anni (2021).
Di seguito sono riportati grafici che riassumono:
- valori IBE nei 5 anni
- distribuzione dei taxa

Torrente Bagnone - valori IBE

 

 Torrente Bagnone - distribuzione taxa

 

 Torrente Bagnone - distribuzione taxa stazione 2

Dal grafico sui valori IBE si evince come in fase di costruzione (2016) in entrambe le stazioni e nel primo anno post operam (2018), limitatamente alla stazione di monte ST1, ci sia stato un calo del valore IBE (cui corrisponde un abbassamento della classe di qualità), segnale che la comunità macrobentonica ha risentito dei lavori in alveo.
Infine, nell'ultimo campionamento della ditta del maggio del 2021 (quarto anno di attività dell'impianto) si riscontra un miglioramento con valori paragonabili a quelli del campionamento del 2009.

Risultati e considerazioni
L’analisi della composizione delle comunità macrobentoniche in seguito all'installazione della derivazione ad uso idroelettrico, con campionamenti monte e valle, sembra non evidenziare per entrambi gli impianti un impatto significativo sullo stato delle comunità bentoniche a valle della presa.
Limitatamente agli esiti analitici riportati nel presente studio, la risposta del macrozoobenthos, campionato seguendo il metodo IBE, non risulta essere ben identificabile e univoca.
In sintesi, per questo tipo di impianto (a coclea con una breve derivazione) la composizione delle comunità, a valle delle opere di presa considerate, non risente esplicitamente della pressione esercitata dalla presenza di questo tipo di derivazioni ad uso idroelettriche.
Probabilmente l’analisi delle comunità costituite da organismi di piccole dimensioni (che necessitano di spazio-habitat di piccole dimensioni), come il macrozoobenthos, può essere di minore utilità per verificare un impatto rispetto a quella delle comunità di organismi più grandi (quali macrofite e pesci), che necessitano di spazi-habitat di maggiori dimensioni. In aggiunta a ciò, le variazioni di densità (abbondanza/m2) delle comunità di tali organismi sono più facilmente rilevabili.
Negli ultimi anni, i Piani di Controllo e Monitoraggio biologico per i progetti di centraline idroelettriche si sono ampliati ad organismi appartenenti a diverse comunità biologiche sensibili all'alterazione del regime idrologico: oltre al macrobenthos sono stati inseriti monitoraggi sull’ittiofauna e sulle macrofite/diatomee, oltre all'introduzione di indagini degli elementi di qualità idromorfologica attraverso l’applicazione,ad esempio, dell'indice IQM (Indice di Qualità Morfologica) che consente una valutazione complessiva dello stato morfologico di un tratto del corso d’acqua, è uno strumento specifico per il monitoraggio, utile per quantificare variazioni della qualità morfologica alla scala di alcuni anni (ad esempio dopo l’esecuzione di interventi che possono aver migliorato o peggiorato la qualità morfologica del corso d’acqua, come nel nostro caso).

Testo di Vincenza Talesco e Simona Scandurra 


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Maggiori informazioni all'indirizzo www.arpat.toscana.it/qualita




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