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La proposta per un nuovo SIC marino alle Secche di Vada
Incontro promosso dal Comune di Rosignano e Regione Toscana a cui ha partecipato ARPAT per proseguire il percorso di confronto e informazione sulla proposta del nuovo SIC nell'area delle Secche di Vada che il Comune ha chiesto di inserire nella lista dei siti Natura 2000
Si è parlato di siti marini della rete Natura 2000, all’incontro promosso dal Comune di Rosignano Marittimo e dalla Regione Toscana “Tutela e valorizzazione delle aree marine protette” a cui hanno partecipato l’Assessora regionale all’ambiente Monia Monni, il Sindaco del Comune di Rosignano, Daniele Donati, e gli Assessori comunali Alice Prinetti e Vincenzo Brogi, il Consigliere Regionale Francesco Gazzetti, ed i rappresentanti del Settore Tutela della Natura e del Mare di Regione Toscana, della Capitaneria di Porto, di ARPAT e del mondo della Pesca Professionale e sportivo-ricreativa.
L’incontro è stato un momento di confronto tra istituzioni, esperti, associazioni e comunità locale sulle azioni di tutela e valorizzazione del mare, in particolare dell'area delle Secche di Vada, per la quale il Comune di Rosignano, a marzo 2021, ha richiesto alla Regione Toscana, con deliberazione della Giunta Comunale N. 42 del 18/03/2021, l’inserimento nella lista dei siti Natura 2000. La rete rappresenta il principale strumento della politica dell'Unione Europea per la conservazione della biodiversità, istituita ai sensi della Direttiva 92/43/CEE "Habitat" per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario.
Il Sindaco Daniele Donati ha aperto i lavori della giornata mettendo in luce l’importanza del confronto tra i vari portatori d’interesse per avviare il percorso che consentirà di individuare le azioni da inserire all’interno del quadro giuridico per l’inserimento dell’area Secche di Vada nella rete dei siti Natura 2000. Con tale percorso saranno delineati gli elementi da valorizzare e programmare per realizzare interventi necessari, opportuni e sostenibili, che possono consentire di tutelare questo importante spazio di mare pur lasciando la possibilità di poterlo vivere, nel rispetto delle regole, e di svolgere quindi l’attività di proprio interesse che sia sportivo o professionale.
L’Assessora all’Ambiente della Regione Toscana Monia Monni, condividendo l’importanza di dell’incontro per discutere insieme a tutti gli attori coinvolti la proposta di questo nuovo e importante sito Natura 2000, ha ricordato che da tempo la Regione ha posto al centro degli obiettivi politici la tutela della biodiversità all’interno di una “visione più ampia che vede l’intero patrimonio naturalistico ambientale l’ambito di riferimento utile a favorire il rilancio di un sistema che sia finalizzato alla promozione e valorizzazione, in maniera sempre più coordinata, delle nostre aree protette per una maggiore e più efficace sinergia e integrazione tra l’ambiente e le attività antropiche. Le aree che compongono la rete Natura 2000 - ha proseguito l’assessora - “non sono riserve semplicemente e rigidamente protette dove le attività umane sono escluse, anzi la direttiva Habitat che le regola vuole garantire la protezione della natura tenendo conto delle esigenze economiche, sociali e culturali. Conciliare la tutela dell’ambiente con lo sviluppo socio economico del territorio attraverso la promozione delle attività turistiche o di quelle sportive, sostenibili, dedicate all’ambiente marino e costiero è un obiettivo che va perseguito”.
L’istituzione di un Sito di Importanza Comunitaria (SIC) a mare per l’area delle Secche di Vada andrebbe ad aggiungersi alle altre zone marine protette vigenti in Toscana tra cui i vicini SIC “Tutela Tursiops truncatus“ dedicato alla tutela del cetaceo tursiope e quello recentemente istituito “Calafuria - area terrestre e marina” per la tutela di biocenosi coralligene di interesse conservazionistico.
L’istituzione dei SIC rappresenta anche una risposta alla procedura di infrazione aperta dalla Commissione Europa nei confronti dell’Italia per la mancata attuazione della direttiva comunitaria Habitat, in particolare per il mancato o insufficiente completamento della designazione dei siti Natura 2000 anche a mare. La Regione, ha aggiunto l’assessora Monni, “sta lavorando per una proposta organica e coerente di un ulteriore estensione delle aree di protezione a mare che rappresenta un elemento di tutela della biodiversità e anche di valorizzazione e di attratività, che sarà discussa insieme a tutti gli stakeholders per arrivare ad una definizione che sia largamente condivisa nell’ottica che i siti di protezione non sono aree sottratte alla collettività ma sono luoghi che possono portare un valore aggiunto alle comunità.”
Vincenzo Brogi, Assessore alla Tutela ambientale del Comune di Rosignano nel suo intervento ha descritto gli elementi che caratterizzano l’area delle Secche di Vada, con bassi fondali rocciosi e colonizzata principalmente da una inestimabile risorsa naturalistica come la prateria di Posidonia oceanica, che riveste un ruolo estremamente importante come polo di biodiversità, e colonizzata anche, in musura minore,da un tipico habitat coralligeno.
L’assessore ha precisato che un forte intervento di tutela dell’area delle Secche di Vada è doppiamente importante perché, oltre a salvaguardare una parte del mare, al tempo stesso rappresenta una opportunità per chi frequenta l’area per attività di pesca e turismo naturalistico, ed ha ricordato il ruolo importante in questa fase di proposta avuto dalla onlus “Salviamo le Secche di Vada”.
Ad illustrare nel dettaglio cos’è e quale funzione riveste la rete Natura 2000 per la tutela della biodiversità, è stata l’Ingegnera Gilda Ruberti, dirigente del Settore Tutela della Natura e del Mare della Regione Toscana, che ha precisato che si tratta di una Rete ecologica europea di aree per la conservazione della biodiversità, costituita da Siti di Importanza Comunitaria (SIC), poi Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS), che servono a garantire e mantenere il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat e delle specie di flora e fauna minacciati o in pericolo di estinzione nella loro area di ripartizione naturale.
La Strategia Europea per la Biodiversità 2030 prevede che la rete di zone protette comprenda almeno il 30% della superficie marina e terreste dell’UE ed attualmente in Toscana con l’istituzione di 158 siti sia terrestri che marini siamo a circa il 15% della superficie regionale protetta.
Un sito natura 2000 (SIC, ZSC o ZPS), come quello proposto per l’area delle Secche di Vada, è un istituto diverso dall’area marina protetta (AMP), ad esempio quella delle Secche della Meloria a Livorno, che discende da una diversa normativa ed è soggetto a diversi strumenti di regolazione.
L’AMP è istituita, ai sensi di una legge nazionale, con decreto del Ministero della Transizione Ecologica (MITE) mentre il Sito natura 2000 è istituito ai sensi della Direttiva Habitat 92/43/CEE (SIC-ZSC) o della Direttiva Uccelli 2009/147/CE (ZPS), e la sua designazione è di competenza della Regione ed avviene con Deliberazione del Consiglio Regionale.
Il processo per arrivare alla definitiva designazione di sito della rete Natura 2000 è piuttosto articolato e lungo: la proposta (pSIC) viene inviata al MITE e quindi alla Comunità Europea e, dopo istruttoria, viene inserita negli elenchi comunitari e quindi designata definitivamente quale ZSC.
Di fatto l’area SIC è già istituita dal momento in cui il Consiglio regionale delibera la sua designazione. Il processo interno alla Regione, che si conclude con la delibera del Consiglio, è un processo tecnico che vede un’attività di partecipazione, un’attività tecnica di approfondimento di alcuni quadri che ARPAT per l’area delle Secche di Vada ha già iniziato, dopodiché viene individuata la perimetrazione e le misure.
“Gli eventi di partecipazione, come questo” - ha specificato l’Ing. Ruberti - “sono molto importanti perché per poter garantire la sostenibilità socio economica dell’istituzione del SIC e delle misure da attuare, è necessario un confronto con gli stakeholder; le misure da individuare devono tener conto della salvaguardia di specie habitat ma non possono prescindere da un analisi delle attività che vengono svolte sull’area e quindi contemperarne la salvaguardia.
Con l’istituzione del SIC devono essere definiti gli strumenti di gestione: le Schede descrittive del Sito ossia un formulario standard che diventa la carta di identità dell’area in cui vengono definiti gli obiettivi, le specie e gli habitat che si vogliono conservare; le Misure di conservazione generali, già deliberate dalla Regione Toscana, e quelle sito specifiche da individuare sito per sito sulla base delle pressioni, degli impatti e dello stato di qualità dell’area. Poi c’è il monitoraggio e se previsti i Piani di gestione e come ultimo strumento di gestione è prevista la Valutazione di incidenza su piani progetti interventi che possono avere effetti significativi per la conservazione di habitat e specie di interesse comunitario.
L’area delle Secche di Vada con il Faro, ma non l’area più costiera, fa già parte del SIC Tutela del tursiope designato dal Coniglio regionale nel gennaio 2020, per cui già valgono le misure di conservazione generali e sito specifiche del SIC del tursiope ed esiste su questa area un divieto di esercizio della pesca a strascico stabilito da una ordinanza della Capitaneria di Porto (55/1991).
Sugli aspetti relativi alla pesca professionale e sportivo-ricreativa in aree protette è intervenuto Giovanni Maria Guarneri, della Regione Toscana, ha precisato che la consistenza della flotta professionale in Toscana, negli ultimi anni ha subito una forte riduzione ed attualmente conta 600 barche di cui l’85% circa rappresentata da barche che utilizzano attrezzi da posta quindi piccola pesca artigianale. Nell’area delle Secche di Vada operano circa 30-40 barche che pescano con reti da posta ed anche la pesca sportiva è praticata, seppure con le limitazioni del periodo estivo per la presenza del turismo ed altri fattori antropici e ambientali. Dal punto di vista ambientale l’area toscana è molto tutelata e, seppur con una flotta limitata, i pescatori si trovano ad esercitare la pesca in aree sempre più ristrette e quindi aumentare lo sforzo di pesca in tali aree. Da tutte le difficoltà emerse in questi anni si sente sempre di più l’esigenza, anche a livello comunitario, di trovare soluzioni condivise e arrivare anche in Toscana a definire dei piani di gestione che tengano conto sia delle esigenze ambientali che di quelle dei pescatori.
Per la Capitaneria di Livorno è intervenuto il Capo di Corvetta Fabio Sarti, sulla sorveglianza e le azioni di contrasto alle attività illegali di pesca a tutela dell'ecosistema e che ha messo l’accento sulla necessità di individuare quelle forme di ottimizzazione che riguardano lo sforzo del controllo fin dalla fase di ricerca e di individuazione delle misure associate al nuovo sito Natura 2000.
Cecilia Mancusi, con la collaborazione di tutti i colleghi del Settore mare di ARPAT, ha portato un contributo sul monitoraggio dell'ambiente marino per la conservazione della biodiversità nell’area delle Secche di Vada. Per poter compilare il formulario standard previsto per l’istituzione del SIC, che rappresenta la carta di identità dell’area in cui vengono definiti gli obiettivi, le specie e gli habitat che si vogliono conservare, è necessaria la conoscenza e l’informazione di base, dati di cui ARPAT in parte dispone grazie all’attività di monitoraggio (dei grandi vertebrati marini, della risorsa ittica e il monitoraggio marino costiero) effettuato per conto di Regine Toscana che consente di raccogliere molte informazioni relativi alla biodiversità marina.
Grazie anche al più recente monitoraggio previsto dalla Strategia Marina, nel 2019 e 2020 è stato possibile reperire importanti, anche se parziali, informazioni riguardo la distribuzione spaziale della prateria di posidonia delle Secche di Vada ottenendo la cartografia di due aree, una a sud ed una a nord rispetto al faro, grazie all’impiego di strumentazione geofisica (side scan sonar, multibeam e rov) che consente di indagare la morfologia del fondale e di restituire carte tematiche di dettaglio. La presenza delle biocenosi di pregio, come appunto la prateria di posidonia, la sua estensione (km2, esatta localizzazione dei limiti superiore ed inferiore) e la sua qualità ecologica sono proprio le informazioni di base per “compilare” la carta di identità di un sito da proporre come SIC della rete Natura 2000.
Le conclusioni, a cura dell’Assessora del Comune di Rosignano Alice Prinetti, hanno ribadito la volontà del Comune di Rosignano di raccogliere tutto quanto emerso in questa giornata, fare le dovute riflessioni e programmare i successivi passi che terranno comunque conto di una partecipazione corale di tutti gli stakeholders coinvolti.
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