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Le pillole di sostenibilità di ARPAT: prendersi cura del corpo in modo sostenibile
L'ottava pillola è dedicata al settore della cosmesi
Al momento non esiste una normativa che discipli il settore della cosmesi, che potremmo chiamare "amica dell'ambiente" o "ecofriendly", sostenibile, quindi, come consumatori possiamo solo fare riferimento ad una serie di strumenti per cercare di orientarci e capire cosa stiamo comprando.
Alcuni piccoli suggerimenti sono contenuti nella nostra Pillola di sostenibilità: prendersi cura del corpo in modo sostenibile, ma il primo concreto aiuto ci viene dalla lettura dell'etichetta con l'indicazione degli ingredienti presenti nel prodotto, che fanno riferimento all’I.N.C.I. (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients), acronimo che rimanda ad una denominazione internazionale, usata da tutti i brand del mondo, per elencare le sostanze contenute nei prodotti cosmetici. Per fortuna ... esistono siti Web e App che ci vengono incontro nel decifrare l'I.N.C.I.
Se vogliamo avere qualche informazioni in più sulle sostanze contenute nei più comuni prodotti per la pulizia personale possiamo consultare “What’s in your bathroom ?”, sezione all’interno del progetto Clean seas delle Nazioni Unite, dove sono riportate notizie utili sul contenuto di dentifrici, shampoo ma anche pannolini per bambini, assorbenti o liquidi per le lenti a contatto.
Ancora più dettagliate, e molto utili, le informazioni riportate sul sito di Beat to the microbead, dove è presente un elenco delle sostanze da evitare nei prodotti per la cura della persona e nei cosmetici. La guida suddivide gli ingredienti in 4 categorie, due delle quali, lista rossa e arancione, contengono le sostanze che è preferibile evitare. Gli ingredienti della lista “rossa” sono senza dubbio annoverabili tra le microplastiche mentre la lista "arancione” include tutta una serie di ingredienti definiti “skeptical” su cui non si hanno certezze scientifiche univoche ma nei confronti dei quali è comunque preferibile adottare un atteggiamento di cautela.
Se siamo interessati ad acquistare prodotti per la cosmesi e la pulizia della persona che siano rispettosi dell’ambiente e vogliamo delle "garanzie", senza impazzire dietro a nomi poco comprensibili ai più, possiamo optare per quelli che hanno ottenuto una certificazione.
Gli enti certificatori sono molteplici, sia a livello nazionale che sovranazionale, ed ognuno, naturalmente, ha il suo disciplinare, non proprio facile da confrontare ma comunque reperibile sui siti Web degli enti che rilasciano le certificazioni. A livello nazionale, tra i più noti troviamo:
- ICEA (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale)
- CCPB (Consorzio per il Controllo dei Prodotti Biologici)
- AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica)
- BioAgricert.
Le certificazioni più conosciute nella cosmesi "verde", a livello internazionale, sono: Cosmos e Natrue, ma ve ne sono anche altre.
Il problema dell'impatto sull'ambiente dei prodotti per la detersione personale e il trucco è al centro dell’attenzione, tanto che la Commissione dell'Unione Europea ha chiesto all'Echa (Agenzia europea per le sostanze chimiche) di valutare i dati scientifici sulle microplastiche con la finalità di presentare una proposta per la riduzione delle microplastiche primarie, ovvero di quei piccoli e/o piccolissimi frammenti plastici che nascono come tali e vengono utilizzati, in genere, nel make-up (trucco), nei prodotti per la cura della persona e della casa ma anche in vernici o paste abrasive o fertilizzanti.
In attesa della normativa europea, alcuni paesi, come l'Italia, hanno introdotto, negli ultimi anni, il divieto (legge di Bilancio 2018 - 27 dicembre 2017, n. 205, G.U. n.302 del 29-12-2017 - Suppl. Ordinario n. 62) di mettere in commercio prodotti per la pulizia e la cura della persona a cui siano state aggiunte microplastiche, per evitare che, con il lavaggio, queste finiscano negli scarichi e nei fanghi dei depuratori o direttamente nei corsi d'acqua e poi nei mari. In questo modo si ridurrà la quantità di microplastiche che vengono disperse nell'ambiente.
A queste iniziative dei singoli Stati, si sono aggiunte quelle provenienti da alcune imprese del settore della cosmesi, che hanno volontariamente sostituito le microplastiche esfolianti presenti in prodotti per il corpo con valide alternative, come i noccioli di oliva o i gusti di noce di cocco, che hanno un efficace effetto "scrub" sulla pelle.
Per quanto riguarda i prodotti per il trucco (make-up), al momento, nel nostro Paese, non esistono divieti di addizionarli con plastiche e microplastiche. Una recente ricerca di Greenpeace “Il trucco c’è ma non si vede” ha messo in evidenza come nella maggiore parte dei prodotti che utilizziamo quotidianamente per il trucco siano presenti micro-particelle plastiche. Secondo questa indagine, i mascara sono i quelli in cui la presenza di ingredienti in plastica è maggiore, 90%, seguiti da rossetti e lucidalabbra, 85%, fondotinta, 74%, illuminanti, 69% e ciprie, 43%. Le microplastiche, invece, sono più presenti in rossetti e lucidalabbra, 56%, seguite da mascara, 36%, illuminanti, 31%, ciprie, 28% e fondotinta, 19%.
Per essere sicuri di utilizzare prodotti senza microplastiche si possono ricercare quelli contrassegnati dal logo “look for the zero – zero plastic inside”, purtroppo non ancora molto diffusi.
Alle varie difficoltà accennate, si aggiunge un'ulteriore insidia per il consumatore: il marketing, che gioca molto sulle sensazioni ... emozioni, prediligendo particolari colori e/o tipi di confezioni per farci credere che alcuni prodotti abbiamo alcune caratteristiche di qualità e garanzia d'origine delle sostanze che, in realtà, sono semplicemente evocate.
Il problema della comunicazione commerciale, nel settore della cosmesi, è così importante, proprio perché insidioso, che la Commissione UE ha stabilito, con il Regolamento 655/2013, alcuni criteri inderogabili, per chi fa informazione e marketing in quest'ambito, con il preciso scopo di proteggere il consumatore dalla pubblicità ingannevole. Naturalmente i criteri proposti a livello europeo valgono nel settore della cosmesi, in generale, non solo in quella definibile "eco" e/o " bio". A livello nazionale, l’Autorità Garante per il Mercato e la Concorrenza ha pubblicato un vademecum con alcuni consigli per i consumatori, applicabile a tutti i prodotti cosmetici.
Testo di Stefania Calleri
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