Il respiro degli oceani: nuovo report WWF sul Mediterraneo
Gli effetti della crisi climatica sul Mare Nostrum, hotspot del cambiamento climatico
A causa dell’assorbimento del calore in eccesso provocato dal riscaldamento globale, gli oceani stanno subendo un costante aumento della temperatura. Nel periodo 2011-2020 la temperatura ha registrato un aumento medio di 0,88°C rispetto al periodo 1850-1900 e le proiezioni indicano che questa tendenza continuerà. Nell’aprile 2023, infatti, la temperatura media della superficie del mare ha raggiunto un nuovo record di 21,1°C. Il fenomeno ha già avuto impatti significativi, se non irreversibili, sugli ecosistemi marini, portando anche ad importanti conseguenze su settori come la pesca e il turismo, oltre che sulla salute e sull'alimentazione dell’uomo. L’impatto più rilevante è quello però che si registra sul ruolo chiave che gli oceani hanno per la termoregolazione del clima globale, la produzione di ossigeno e l’assorbimento di anidride carbonica.
Il report del WWF "Il respiro degli oceani", lanciato a giugno scorso in concomitanza con la Giornata mondiale degli oceani, si concentra sul Mediterraneo, che batte il primato di mare che si è riscaldato più rapidamente e che peraltro è sempre più salato, presentando 6 casi studio che ci permettono di approfondire e capire meglio ciò che sta accadendo nel Mare Nostrum.
- Tropicalizzazione del Mediterraneo orientale, che si sta riscaldando più rapidamente della media globale e che è strettamente collegato al Canale di Suez, principale via di ingresso per le specie tropicali aliene. Con il movimento verso acque più calde da parte delle specie erbivore tropicali e la trasformazione delle aree coralline da depositi di carbonio a sorgenti di carbonio a causa delle morie di massa, l’ecosistema marino del Mediterraneo orientale è in rapida evoluzione, con gravi implicazioni per la sua biodiversità e stabilità.
- Aumento delle specie aliene invasive: più di 1000 specie marine esotiche sono state introdotte nel Mediterraneo e oltre il 75% di queste ha formato popolazioni stabili. Il tasso di insediamento delle specie marine esotiche nel Mediterraneo sta accelerando, senza segni di rallentamento.
- Proliferazione di meduse, dovuta all’aumento delle temperature delle acque che rende il Mar Mediteraneo sempre più favorevole alle meduse invasive provenienti dalle acque tropicali. Inoltre, la pesca eccessiva ha portato alla scomparsa dei predatori naturali delle meduse.
- Perdita delle praterie di Posidonia oceanica; lo stress termico causato dall’aumento delle temperature sta influenzando la distribuzione di questa fondamentale pianta. Inoltre, l’aumento delle temperature favorisce l’insediamento di nuove specie aliene, sia animali che vegetali, che possono minacciare ulteriormente la distribuzione e la sopravvivenza di posidonia.
- Scomparsa delle gorgonie, minacciate da eventi climatici estremi, come ondate di calore, bombe d’acqua e tempeste. La scomparsa delle gorgonie ha conseguenze significative sulla struttura degli habitat marini: quando muoiono e cadono, la complessità tridimensionale dell’habitat diminuisce, portando a una riduzione della biodiversità marina e aprendo la strada alla colonizzazione da parte di specie invasive.
- Mortalità di massa della Pinna nobilis, il più grande bivalve endemico del Mediterraneo. Questi eventi di moria di massa sono principalmente attribuiti all’azione di un patogeno che potrebbe essersi diffuso attraverso le correnti marine estive. Tuttavia, anche le temperature sempre più elevate potrebbero favorire lo sviluppo di tale patogeno.
L’associazione ambientalista prova a delineare anche alcune soluzioni concrete per contrastare i cambiamenti climatici e così proteggere la biodiversità del Mar Mediterraneo:
- applicare ciò che prevede la Strategia Europea sulla Biodiversità in particolare sulla preservazione delle Aree marine protette che può aiutare a garantire ecosistemi sani, aumentando la resistenza degli habitat marini agli impatti climatici e contribuendo alla conservazione sia delle risorse marine che delle specie chiave che contrastano il cambiamento climatico nel lungo periodo,
- proteggere i corridoi ecologici, importanti per la sopravvivenza di numerose specie migratorie, come le balene, che sono fondamentali per contrastare i cambiamenti climatici;
- sviluppare una pesca più sostenibile, cruciale per garantire la salute e la ricchezza del mare, nonché per favorire lo sviluppo socio-economico delle comunità costiere,
- coordinare in modo integrato gli sforzi di tutela dell’ambiente marino e lo sviluppo sostenibile dei settori marittimi attraverso la Pianificazione dello Spazio Marittimo (PSM), prevista dalla Direttiva 2014/89/UE.