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Parco Migliarino San Rossore: una sfida tra innovazione tecnologica e conservazione

04/06/2024 11:00

Intervista al direttore ed al presidente del Parco regionale di Migliarino San Rossore, Massaciuccoli

Parco Migliarino San Rossore: una sfida tra innovazione tecnologica e conservazione

Riccardo Gaddi Direttore Parco Migliarino San Rossore

Il Parco naturale di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli ha recentemente ospitato l’evento nazionale di interconfronto su APR – Aeromobili a Pilotaggio Remoto, noti come droni nel linguaggio comune, a cui hanno partecipato 70 esperti del Sistema Nazionale per la protezione ambientale (SNPA).

Nell’occasione abbiamo incontrato i vertici del Parco, a cui abbiamo rivolto alcune domande. In particolare, abbiamo approfondito con il Direttore ing. Riccardo Gaddi, la relazione tra conservazione, valorizzazione e l’impiego di nuove tecnologie.


L’Ente Parco è da sempre attento alla conservazione, valorizzazione e fruizione da parte della cittadinanza, in che modo riesce a coniugare innovazione, ricerca scientifica e conservazione del patrimonio naturale?

Una svolta determinante nella ricerca di coniugare le esigenze di conservazione con la presenza dell’uomo “non antagonista” ma parte fondamentale del sistema, può ricondursi alla nuova visione espressa, nel 2020, nel nuovo Masterplan della tenuta di San Rossore, un progetto predisposto dal prof. Carlo Ratti, direttore del Senseable City Lab presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston e dall’architetto Italo Rota, purtroppo recentemente scomparso. La tenuta è da sempre il laboratorio del parco dove si sperimenta e si testa pratiche ed attività prima di esportarle nel resto del territorio. Il Masterplan indirizza rilancia in questo senso la tenuta verso una nuova e Platea Convegno Sala Giovanni Gronchi Parco San Rossore diversa funzione, inquadrandola come una vera e propria “fabbrica delle idee per il parco” e promuovendo l’innovazione non solo per quanto riguarda la fruizione ma anche attraverso il lavoro, prevedendo all’interno della tenuta, la presenza e sviluppo della Ricerca, di Start up, di Lavoro e di Residenza temporanea. È proprio grazie al Masterplan che nascono e trovano spazio nuove progettualità che traguardano all’innovazione. Così il progetto di riqualificazione della rete acquedottistica nella tenuta di San Rossore, una rete estesa per circa diciotto km, vecchia e inadeguata, diventa anche l’occasione per portare la fibra non solo nelle aree antropizzate della tenuta ma anche lungo le direttrici che si insinuano nel bosco, primo passo per rendere possibile una disseminazione di sensori per lo studio dell’ambiente sia vegetale che animale, massimizzando così il rispetto dell’ambiente e la sua conservazione.

Quali sono i più recenti progetti di ricerca messi in atto dal Parco per la sua caratterizzazione e salvaguardia?

Accanto al Masterplan, prendono il via e si consolidano una serie di progetti che vedono la partecipazione di Università, Istituti di ricerca, Istituzioni, finalizzati al monitoraggio e lo studio dell’ambiente con modalità innovative, che a ben vedere sono il naturale sviluppo delle importanti e storiche attività presenti nella tenuta: cito ad esempio il Sistema di Rilevamento del Centro Comune di Ricerca (IUR) della Commissione Europea (che vanta una serie di dati storici di lunga data e quindi affidabili che non ha eguali in Europa) e i monitoraggi dell’avifauna realizzati nella tenuta già dai tempi della Presidenza della Repubblica in collaborazione con ISPRA. In questa scia si inseriscono molti nuovi progetti tra i quali:

  • AFarCloud, una applicazione dell’agricoltura 4.0 che ritroviamo anche nel Masterplan, che ha visto nella tenuta l’applicazione di sistemi di monitoraggio ambientale a mezzi e sistemi dell’azienda agricola,
  • Platyplus, un progetto per la definizione e lo sviluppo di un robot a quattro zampe e spina dorsale articolata da utilizzare per il rilevamento dei dati ambientali sia terrestri che in ambiente acquatico, un anfibio capace di adeguarsi quindi alle più svariate varie condizioni,
  • I sistemi di telerilevamento del Politecnico di Torino per il monitoraggio degli ecosistemi dunali,
  • I sistemi di controllo della presenza di lupi mediante il progetto dei radiocollari con l’università di Sassari che già ha permesso di monitorare e studiare tre esemplari presenti in tenuta.

E tra gli altri, merita ricordare anche l’adesione, nel febbraio 2023, alla fase di sperimentazione della piattaforma fotogrammetrica di Regione Toscana, progetto che ci ha visto insieme a SNPA ed ARPAT nella giornata di interconfronto sui droni nel mese di maggio. Una strada quindi, quella della innovazione e sperimentazione, non solo tracciata dall’ente parco ma anche in parte già percorsa. Si prevede, infatti, già nel 2024, una implementazione delle disponibilità tecnologiche dell’ente, con l’acquisto di due nuovi droni e di una termo-camera che si aggiungono al sistema di controllo degli accessi. Il tutto per implementare e supportare le attività di monitoraggio del territorio con particolare riguardo alla conservazione, ai servizi forniture e lavori presenti nel parco, alle analisi del territorio in ambito di protezione civile con particolare riguardo agli incendi boschivi, al monitoraggio di luoghi sensibili per l’abbandono incontrollato di rifiuti, fino ai rilievi architettonici e ambientali. Per tutto questo l’ente ha accolto con grande piacere la richiesta di ospitare a maggio l’evento SNPA dimostrativo su APR, perché, appunto, in linea con la strada che, non senza difficoltà, abbiamo intrapreso ormai da cinque anni.

Dalla conservazione alla promozione e fruizione: qual è stato il percorso del parco di Migliarino san Rossore Massaciuccoli?

L’Ente Parco è deputato secondo la legge regionale toscana 30 del 2015 (di seguito L.R.T.) alla conservazione, alla valorizzazione e promozione del patrimonio naturalistico-ambientale che costituisce, un valore per le generazioni presenti e future. Un compito svolto negli anni con modalità che sono cambiate non solo per le necessità di contenimento e razionalizzazione della spesa pubblica ma anche grazie soprattutto alle innovazioni tecnologiche. Un percorso, quello della Spiaggia del Gombo Parco San Rossoreconservazione, lungo e non senza difficoltà. Partendo dagli anni Sessanta, si era infatti affermata, a buona ragione vista la sensibilità ambientale dei tempi, una conservazione di tipo protezionistico, con metodi molto rigidi quanto semplici che all’erosione dell’ambiente opponevano provvedimenti di prescrizione e proibizione. Ma già negli anni Settanta, l’ecologia fondata sull’ antagonismo fra un uomo e natura, entrava in crisi e non veniva più considerata la strada giusta sia per attuare i progetti del naturalista che per rispondere alle varie istanze territoriali della comunità che nei parchi vivevano e lavoravano. Si pose quindi il tema di come l’uomo, in tutte le sue manifestazioni spesso contraddittorie, potesse instaurare un rapporto fondato sull’armonia con la natura ma anche attento alle dinamiche dello sviluppo umano ovviamente, come detto, coniugato con la conservazione. Già nella conferenza di Stoccolma del 1972, si affermava come fosse inattuabile una prassi conservativa disgiunta da quella dei problemi e della difesa della qualità della vita umana. Pensiamo ad esempio ai paesi del terzo mondo che rivendicavano, e rivendicano ancora oggi, il diritto alla crescita. Per questo il tema della conservazione verrà piano piano allargato a tutta la biosfera, ovvero all’insieme di tutti gli ecosistemi considerando così sia l’ambiente fisico che tutti gli organismi viventi, uomo compreso. Questa idea troverà la sua consacrazione nel programma Unesco “Uomo e Biosfera” nel quale, attraverso quattordici punti, vengono a convergere le aspettative degli studiosi esprimendo, al contempo, l'unanime convinzione che la conservazione dell’ambiente naturale non può essere realizzata, e nemmeno immaginata, separatamente dall’uomo, anche tenuto conto della sua azione colonizzatrice e trasformatrice. Il problema oggi come allora è però come fare, anche tenuto conto delle crescenti difficoltà degli enti, il parco non esente, che vedono ormai una costante riduzione sia delle risorse finanziarie, sia delle risorse umane, il cui adeguamento risulta impedito dalle misure sia nazionali che regionali di contenimento della spesa. Per capire cosa ha fatto l’ente parco a fronte di questa sfida, occorre ricordare come tra le finalità perseguite siano presenti anche la promozione della ricerca scientifica, come già detto, oltre che della didattica naturalistica nonché l’educazione, la formazione ambientale e la valorizzazione delle attività economiche territoriali. Un indirizzo che trova, tra l’altro, una sottolineatura anche nella definizione del Piano Integrato per il Parco, indicato dalla L.R.T. 30 del 2015 quale strumento fondamentale per la gestione dell’area protetta, che prevede al suo interno non solo la parte pianificatoria ma anche quella programmatica. Venendo al parco, l’Ente parco Migliarino San Rossore Massaciuccoli ha fatto propri, da subito, i principi Unesco del progetto “Man and Biosphere” sin dall’anno 2004 nel quale ha ricevuto il riconoscimento quale riserva della biosfera con denominazione “Selve Costiere di Toscana”, riconoscimento rinnovato con ampliamento territoriale nell’anno 2016.

Infine, a Lorenzo Bani, Presidente del Parco di Migliarino San Rossore, abbiamo chiesto come il parco riesca a coniugare valorizzazione e ricerca scientifica. “Il Parco è un centro eccezionale per la ricerca scientifica in ambito naturalistico ed in questo senso collaboriamo con i centri di ricerca pisani, nazionali ed internazionali – ha illustrato il Presidente – “Negli anni abbiamo visto il susseguirsi sia di tecniche di studio tradizionali, come l'inanellamento per la ricerca sull'avifauna, sia l'utilizzo di nuove tecnologie come i cani-robot per l'analisi della flora e microflora sulla spiaggia, i dispositivi per l'agricoltura di precisione sui mezzi della nostra azienda agro-zootecnica, radiocollari GPS e video trappole e nuovi sistemi software per lo studio dei lupi di San Rossore. Tanti strumenti diversi con la stessa finalità: continuare a fare ricerca per conoscere sempre meglio l'ambiente e poter proporre soluzioni che preservino il patrimonio naturale che il Parco rappresenta. Ma occorre ricordare che il Parco è un grande polmone verde di 23mila ettari al centro di un’area metropolitana che va da Livorno passando da Pisa, Vecchiano, san Giuliano e Massarosa ed a poca distanza Lucca. La sua esistenza è frutto di una precisa scelta politica che ha permesso di salvaguardare questo territorio da una forte speculazione edilizia. Oggi il Parco, – ha concluso il Presidente – è un ambiente da preservare e insieme da far conoscere alla popolazione, per cui sono molte le iniziative rivolte alla cittadinanza, perché è solo vivendo il Parco che le persone imparano ad amarlo e a rispettarlo”.

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