Vai ai contenuti. | Spostati sulla navigazione

Sei in: Home Notizie 2024 Finanza sostenibile - documento di ISPRA

Dove Siamo

 

La sfida ambientale per la finanza sostenibile

30/05/2024 11:00

Un nuovo modello orientato alla transizione ecologica e alla sostenibilità richiedono la partecipazione attiva anche degli investitori privati e delle istituzioni finanziarie

La sfida ambientale per la finanza sostenibile

La copertina del documento tecnico

ISPRA, con il Sistema nazionale per la protezione ambientale (SNPA), ha presentato, il 22 maggio 2024, il documento tecnico “La sfida ambientale per la finanza sostenibile: metodologie, informazioni e indicatori ambientali”.

Il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica ha dato mandato ad ISPRA di elaborare questo documento che accompagna il mondo delle imprese, degli investitori e delle banche nella comprensione del significato della sfida ambientale nella finanza sostenibile, che richiama concetti di etica, di inclusione, di responsabilità sociale, importanti per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile.

L’ambiente e l’economia devono andare esattamente nella stessa direzione. Il mondo finanziario, assicurativo, bancario ma anche il mondo delle imprese non finanziarie sono interessante alla transizione ecologica e alla finanza sostenibile.  Il lavoro si presenta, quindi, come strumento operativo in grado di fornire supporto metodologico e d'orientamento per la rendicontazione della sostenibilità ambientale, conformemente ai nuovi standard europei. Infatti, la regolamentazione europea sulla finanza sostenibile introduce obblighi piuttosto complessi, che necessitano di un sostegno tecnico.

Oggi, la legislazione europea richiede che l’informativa pubblica ambientale venga integrata con i concetti di contrasto al cambiamento climatico e di supporto alla transizione verso un’economia sostenibile. Tutto questo perché per raggiungere gli obiettivi di transizione ecologica e neutralità climatica previsti dal green deal non bastano le risorse pubbliche, non sono sufficienti le risorse del PNRR ma bisogna avere la capacità di indirizzare i capitali privati verso investimenti sostenibili, capaci di creare valore per la società.

L’Europa parla di finanza sostenibile ormai da alcuni anni ed oggi sta divenendo una realtà: l’80% dei fondi di investimento globale, negli ultimi cinque anni, hanno adottato delle politiche ESG, l’80% dei fondi pensione considerano la sostenibilità un fattore cruciale. Oggi, il 69% delle imprese, come riportato dal Sole 24 ore, ha attivato degli investimenti per ridurre l’impatto ambientale e ottimizzare l’ambito dell’efficienza energetica o migliorare la gestione dell’economia circolare della propria impresa.

Il legislatore europeo ha ritenuto di introdurre una normativa più rigorosa sulla rendicontazione della sostenibilità, chiedendo un maggiore rigore nella trasparenza e responsabilità delle comunicazioni, che rappresentano condizioni necessarie per raggiungere una riconversione dei sistemi produttivi.
Per raggiungere la transizione ecologica ed approdare ad un’economia sostenibile è necessario cambiare le scelte di finanza come indica il quadro normativo europeo (regolamento sulla tassonomia, regolamento che pone obblighi di informazione per l’investitori, direttiva che impone obblighi di trasparenza nella sostenibilità per le imprese).

ISPRA, con questo documento, va in aiuto di imprese, banche, associazioni che vogliono accedere alle informazioni ambientali, si pensi ai dati su emissioni climalteranti, rifiuti, autorizzazioni integrate ambientali, certificazioni ambientali ed altro ancora ma la mole di dati ambientali che ISPRA detiene non risulta sufficiente a soddisfare gli obblighi informativi previsti dalla nuova normativa.

Il documento tecnico “La sfida ambientale per la finanza sostenibile” contiene 29 indicatori: 25 di impatto ambientale e 4 di rischio fisico (frane, alluvioni, incendi boschivi ed eventi estremi). Fa riferimento ad indicatori previsti dalla normativa europea e contiene molte delle informazioni ambientali che i mercati finanziari richiedono da tempo.

Il documento prevede per ciascun di indicatore una scheda di dettaglio che spiega come leggere ma anche come costruire l’informazione ambientale, fornendo anche l’approccio metodologico, la metrica di computazione, ovvero l’unità di misura e tutte le fonti informative in possesso di ISPRA, che ha messo anche a disposizione un applicativo web per dare accesso direttamente alle informazioni georeferenziate. Con questo applicativo, le imprese possono inserire le coordinate del proprio sito produttivo e verificare tutte le condizioni di pericolosità. Inoltre, sono previsti diagrammi di flusso del processo e sistemi di calcolo per cercare di semplificare tutta la complessità insita nel processo.

Qualche esempio può fare comprendere meglio come è costruito il documento. Vediamo quindi, nel dettaglio, alcune delle schede create per le emissioni di gas effetto serra, i rifiuti, il rischio fisico di frane e alluvioni e la biodiversità.

Emissioni di gas ad effetto serra. In questo caso, ISPRA ha realizzato dei fogli di calcolo con i fattori di emissione. I valori di emissione sono determinati partendo proprio da dati di attività: produzione e consumo. Il foglio di calcolo comprende 700 categorie merceologiche, per ciascuna si riportano i fattori di emissioni (media nazionale) che, moltiplicati per le quantità prodotte e consumate, forniscono la quantità di ciascun inquinante emesso nel processo considerato. Sono stati presi in considerazione i valori medi nazionali perché ISPRA, ogni anno, aggiorna questi valori nell’ambito della realizzazione dell’inventario nazionale delle emissioni.

Non è obbligatorio che l’impresa tenga in considerazione le informazioni ambientali fornite da ISPRA, può considerare i fattori di emissioni specifici di quel processo o di quell’impianto, in questo caso, l’attività produttiva è tenuta a mostrare le attestazioni certificate dei fattori di emissioni specifici o delle quantità di CO2 equivalente emessa, rilasciate da un soggetto riconosciuto e accreditato.

Un altro indicatore è quello dei rifiuti. In questo caso viene proposta una procedura per fasi, dove l’informazione più importante è rappresenta dal dato sui rifiuti pericolosi e radioattivi nonché sul processo di riciclo. La procedura prevista nel documento di ISPRA si articola in 4 fasi: nella prima fase si determina se lo scarto è un rifiuto o un sottoprodotto, nella seconda si distinguono le diverse tipologie di rifiuto, nella terza si quantifica e si suddivide per tipologia e nell’ultima, l’impresa deve dare conto di come ha gestito i propri rifiuti, specificando i sistemi di economia circolare adottati.

Per quanto riguarda, invece, il rischio frane e alluvioni, ISPRA mette a disposizione tutte le mappe e gli indicatori di pericolosità sul dissesto idrogeologico, che può essere utile anche per calcolare il premio assicurativo dopo l'introduzione, con l’ultima legge di stabilità, dell'obbligo di assicurarsi dai rischi catastrofali. Questi dati sono visibili nella piattaforma nazionale sul dissesto idrogeologico, Idrogeo, dove l’impresa può trovare tutte le informazioni sulla pericolosità per frane e alluvioni su tutto il territorio nazionale. Inserendo le proprie coordinate geografiche, l'attività produttiva visualizza un report con le classi di pericolosità, che consentono di comprendere se ricade in un’area a pericolosità idraulica o di frana. Se il sito produttivo, ricade in un’area di pericolosità può effettuare un’ulteriore analisi, di secondo livello, verificando le condizioni di vulnerabilità del bene.

L’ultimo esempio riguarda l’indicatore della biodiversità, che punta ad individuare le attività che impattano sulle aree sensibili sotto il profilo della biodiversità. Anche in questo caso, è prevista una procedura in più fasi. Nella prima fase vengono indagate le componenti della biodiversità, specie, comunità, habitat ed ecosistemi, nella seconda vengono prese in considerazione le interazioni, in termini di impatto diretto e indiretto, tra queste aree e i processi produttivi aziendali, perché il fatto che un impianto produttivo sia vicino ad un’area sensibile può anche non determinare un impatto negativo, per converso, può invece capitare che un sito produttivo sia lontano da un’area sensibile ma produca un impatto negativo sulla stessa.

Per fare questo tipo di analisi, le imprese possono avvalersi delle cartografie in possesso di ISPRA, come ad esempio le cartografie del progetto “Carta della natura”, carte delle aree protette e dei siti natura 2000. Inoltre, viene messo a disposizione il geoportale nazionale, da cui l’impresa può ricavare tutta una serie di informazioni utili di dettaglio, immettendo le proprie coordinate geografiche.

Nella terza fase, se l’impresa verifica che un proprio sito produttivo genera un impatto su un’area sensibile, è chiamata a dimostrare di avere messo in atto tutte le azioni/misure idonee a ridurre l’impatto sulla biodiversità.

Concludiamo, ricordando che, al momento, è aperta una fase di consultazione, che si chiuderà nel mese di agosto 2024, l’obiettivo è quello di raccogliere, nell’arco di tre mesi, il maggiore numero di feedback da parte di tutti i soggetti interessati anche per migliorare il documento elaborato. I contributi dovranno essere inviati, via email, entro e non oltre 31 agosto 2024 a taskforcefinanzasostenibile@isprambiente.it

Visualizza il documento tecnico “La sfida ambientale per la finanza sostenibile: metodologie, informazioni e indicatori ambientali”.

Azioni sul documento
Strumenti personali