Papa Francesco: contro la crisi climatica non facciamo abbastanza
Il cambiamento climatico dipende da un modello economico che va cambiato alla radice
Sul solco tracciato dall’enciclica Laudato Sì (2015) con il quale il Papa assumeva l’ecologia integrale quale paradigma concettuale capace di tenere insieme fenomeni e problemi ambientali (riscaldamento globale, inquinamento, esaurimento delle risorse, deforestazione, ecc.) con questioni che normalmente non sono associate all’agenda ecologica in senso stretto, come la vivibilità e la bellezza degli spazi urbani o il sovraffollamento dei trasporti pubblici, un nuovo appello di Papa Francesco richiama l’attenzione sulla crisi climatica e sul modello economico non più sostenibile.
Nell’esortazione apostolica “Laudate Deum” diffusa il 4 ottobre 2023, il Papa torna a parlare di pianeta sofferente, richiamando alla corresponsabilità le persone e le forze politiche, prima che sia troppo tardi. “Per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularli o relativizzarli, i segni del cambiamento climatico sono lì, sempre più evidenti”, è la tesi del Papa, che elenca gli effetti tangibili di “una malattia silenziosa” che trova le sue radici in un modello di sviluppo insostenibile. Di fronte alla crisi climatica “non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura. L’impatto del cambiamento climatico danneggerà sempre più la vita di molte persone e famiglie. Ne sentiremo gli effetti in termini di salute, lavoro, accesso alle risorse, abitazioni, migrazioni forzate e in altri ambiti”.
ARPAT, da qualche anno, sta ponendo molta attenzione alla diffusione di conoscenze sull’impatto del cambiamento climatico, e nell’ampio dibattito in corso, coglie l’occasione, per evidenziare i temi dell’esortazione papale, che ci mettono in guardia sui principali rischi del nostro tempo, così come nel 2015 aveva dedicato un approfondimento all’enciclica Laudato Sì, analizzando il testo alla luce delle attività peculiari delle Agenzie Ambientali, che è stato poi rilanciato dalla rivista Ecoscienza.
Sebbene il punto di vista critico del Papa sia molto più ampio, ci permettiamo di proporre una lettura parziale, selezionando alcuni temi, come spunto di riflessione individuale e collettivo.
Crisi climatica globale. Nel primo capitolo dell’esortazione, dopo aver passato in rassegna le conoscenze attuali sui cambiamenti climatici, basandosi sui documenti pubblicati negli ultimi due anni all’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), Papa Francesco osserva come fenomeni estremi, siccità, piogge intense e inondazioni siano solo espressioni tangibili di una malattia che colpisce tutti noi. “Seppur non tutte le catastrofi possano essere attribuite al cambiamento climatico globale; tuttavia, è verificabile che alcuni cambiamenti climatici indotti dall’uomo aumentano significativamente la probabilità di eventi estremi più frequenti e più intensi”. E prosegue elencando le manifestazioni più evidenti della crisi climatica, che, avverte “sono già irreversibili per almeno centinaia di anni, come l’aumento della temperatura globale degli oceani, l’acidificazione e la riduzione dell’ossigeno”. Le acque oceaniche hanno un’inerzia termica e ci vogliono secoli per normalizzare la temperatura e la salinità, con conseguenze sulla sopravvivenza di molte specie”.
Nello stesso capitolo, troviamo una critica al negazionismo climatico, del quale vengono contraddetti gli argomenti con esempi immediatamente comprensibili. “Quello a cui stiamo assistendo ora è un’insolita accelerazione del riscaldamento, con una velocità tale che basta una sola generazione – non secoli o millenni – per accorgersene. L’innalzamento del livello del mare e lo scioglimento dei ghiacciai possono essere facilmente percepiti da una persona nell’arco della sua vita, e probabilmente tra pochi anni molte popolazioni dovranno spostare le loro case a causa di questi eventi”. Anche all’interno della Chiesa cattolica circolano “opinioni sprezzanti e irragionevoli” - si legge nell’esortazione - ma l’origine antropica del cambiamento climatico non può più essere messa in dubbio. Eppure, la falsa informazione c’è ed è un meccanismo utile "nelle mani di chi ha maggiori risorse per influenzare l’opinione pubblica".
Non manca, infine, un accenno critico a coloro che attaccano i paesi più poveri- “La realtà è che una bassa percentuale più ricca della popolazione mondiale inquina di più rispetto al 50% di quella più povera. E le emissioni pro capite dei Paesi più ricchi sono di molto superiori a quelle dei più poveri”. Così come l’informazione anche l’etica del potere è in decadenza. Chi investe in progetti ambientali ed economicamente più giusti, tante volte lo fa solo per avvantaggiarsi, ingannando i più poveri. E il Pontefice cita l’esempio dell’effimero entusiasmo da parte dei paesi più poveri per il denaro ricevuto in cambio del deposito di scorie tossiche in un sito.
Il crescente paradigma tecnocratico. Sempre in continuità con Laudato Sì, Papa Francesco si concentra, nel secondo capitolo, sulle cause, sul "modello economico che va cambiato alla radice”. Il Papa stigmatizza l’idea di una “crescita infinita o illimitata, che ha tanto entusiasmato gli economisti, i teorici della finanza e della tecnologia”. In particolare, qui fa riferimento all’idea di un uomo senza limiti e alla mancanza di meritocrazia, facendoci riflettere sul fatto che il mondo che ci circonda “non è un oggetto di sfruttamento, di uso sfrenato, di ambizione illimitata”. In questa critica ci rientra pure il paradigma tecnologico: “l’intelligenza artificiale e i recenti sviluppi tecnologici si basano sull’idea di un essere umano senza limiti, le cui capacità e possibilità si potrebbero estendere all’infinito grazie alla tecnologia". D’altronde la storia è piena di nuove tecnologie usate per uccidere: basti pensare alle armi nucleari.
La debolezza della politica internazionale. A fronte dell’innegabile crisi della diplomazia internazionale rispetto al cambiamento climatico globale, Papa Francesco avanza delle proposte, orientate a ripensare il multilateralismo in un’ottica maggiormente inclusiva delle forze della società civile, “un multilateralismo dal basso e non semplicemente deciso dalle élite del potere”. Non si tratta di sostituire la politica, sottolinea il pontefice, ma stabilire “una nuova procedura per il processo decisionale”. Insomma, servono spazi di conversazione, consultazione, arbitrato, risoluzione dei conflitti, supervisione e, in sintesi, una sorta di maggiore democratizzazione nella sfera globale, per esprimere e includere le diverse situazioni. “Non sarà più utile sostenere istituzioni che preservino i diritti dei più forti senza occuparsi dei diritti di tutti”. Perché, come accaduto con la pandemia, prosegue Papa Francesco “tutto è collegato. E nessuno si salva da solo”.
Concludiamo questa breve sintesi con un argomento di riflessione, che rintracciamo nella parte finale dell’esortazione e che ha che fare con i nostri comportamenti individuali. “Gli sforzi delle famiglie per inquinare meno, ridurre gli sprechi, consumare in modo oculato” stanno creando una nuova cultura. “Il semplice fatto di cambiare le abitudini personali, familiari e comunitarie alimenta la preoccupazione per le responsabilità non assolte da parte dei settori politici”. Se ciò non produce immediatamente un effetto molto rilevante da un punto di vista quantitativo, “contribuisce a realizzare grandi processi di trasformazione che operano dal profondo della società” e come si legge nell’esortazione stanno mettendo i semi per generare una nuova cultura.
Per approfondimenti:
- Laudate Deum (2023)
- Laudato Sì (2015)