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Annuario dei dati ambientali 2024: tavola rotonda con il mondo dell’imprenditoria, dell’agricoltura e del sindacato

05/11/2024 11:00

Confindustria Toscana, Sindacato e rappresentanti del settore Agricolo si confrontano nella prima tavola rotonda organizzata per commentare il contenuto dell'Annuario dei dati ambientali 2024

Annuario dei dati ambientali 2024: tavola rotonda con il mondo dell’imprenditoria, dell’agricoltura e del sindacato

Tavola rotonda con i rapprensentanti dell'industria, dell'agricoltura e del sindacato

La giornata dedicata alla presentazione dell’Annuario dei dati ambientali della Toscana 2024 si è caratterizzata anche per un momento dedicato al confronto tra soggetti diversi, dal mondo del lavoro con i rappresentanti dell’industria, dell’agricoltura e del sindacato fino alle associazioni ambientaliste e ISDE – Medici per l’ambiente.

In questa notizia riportiamo quanto emerso nella tavola rotonda dedicata al tema dell'acqua nel confronto tra il mondo dell’imprenditoria, dell’agricoltura e del sindacato in rappresentanza dei lavoratori e delle lavoratrici.

Il Direttore generale di ARPAT, Pietro Rubellini ha aperto e moderato la tavola rotonda dedicata ad uno dei temi cruciali legati alla gestione dell’acqua, sempre più compromessa sia dal punto quantitativo che qualitativo dagli effetti dei cambiamenti climatici, e nella prima domanda ha chiesto agli interlocutori di affrontare il tema del riuso delle acque industriali e delle buone pratiche attuate in Toscana.

pieretti confindustriaTiziano Pieretti di Confindustria Toscana ha ricordato come il risparmio e il riuso delle acque industriali sia uno degli impegni prioritari delle aziende toscane come testimoniano gli investimenti e le buone pratiche e adottate nei distretti del tessile e del cartario: nel primo caso cita l’esempio del depuratore consortile Gida di Prato in cui è stata realizzata una rete idrica importante che riporta l’acqua alle aziende contribuendo alla riduzione del prelievo di acqua dalla falda che deve essere sempre più salvaguardata, anche a fronte dei fenomeni estremi che si stanno registrando. Nel distretto cartario invece, cita l’esempio del cosidetto “tubone” realizzato a Lucca che preleva le acque di superficie anziché le acque di falda per l’uso industriale e ricorda le performance raggiunte per ridurre l’impiego di acqua per la produzione di carta con aziende che hanno raggiunto l’obiettivo di utilizzare 3 litri per chilo/carta prodotto, a fronte della BAT europea che prevede utilizzo di 10 litri per chilo/carta e di una situazione estremamente critica in Europa dove si impiegano anche fino a 60 litri per chilo/carta prodotto. Sempre in tema di riutilizzo e trattamento delle acque industriali Pieretti cita il depuratore del consorzio Torrente Pescia, collegato a una rete prevalentemente alimentata dal distretto cartario dell'area Pesciatina, e l’upgrade in corso del depuratore Acquapur di Lucca a servizio del distretto industriale dell'area Lucca- Altopascio-Porcari con gli investimenti per il nuovo allargamento dell'impianto e per un sistema di vasche di trattamento “water reuse” per riutilizzare le acque e rimandarle alle cartiere, sebbene per adesso sussista il problema della rete fognaria dedicata.

porzio sindacatiSecondo Simone Porzio, intervenuto per le Segreterie Confederali CGIL, CISL, UIL, Toscana -l’evidenza di una crisi climatica di natura antropica con la quale ci dobbiamo misurare ormai quasi quotidianamente spinge a ripensare al modo di intendere il lavoro e la produzione e tutti i temi ad essa il collegati. La missione del sindacato è quella di difendere i lavoratori e i posti di lavoro e sempre più spesso deve misurarsi con delle novità che, nel breve periodo, sembrano compromettere la stabilità lavorativa. Le Organizzazioni da anni stanno facendo lo sforzo di conciliare buona occupazione, anche coniugandola con le esigenze ineluttabili che derivano dalla crisi ambientale, che va quindi colta come un'opportunità in termini di medio e lungo il periodo perché anche gli studi confortano che investire sull'ambiente, sulla mitigazione e sulla resilienza agli eventi estremi porta anche buona occupazione. Per realizzare questo è necessario che la politica accompagni questo processo con misure di sostegno e di formazione per non perdere posti di lavoro ma riconvertirli in nuove opportunità. Il tema del riutilizzo delle acque industriali anche agricole rientra sicuramente nella questione perché, a fronte del crescente fabbisogno idrico globale dovuto in gran parte alla crisi il climatica, l'utilizzo sostenibile dell'acqua è essenziale, sia per ridurre i consumi ma anche per garantire il sistema produttivo nel tempo. In Toscana c’è una tradizione industriale che, sotto il profilo del consumo idrico ha quote importanti, come l'industria cartaria e tessile, quindi grazie alla tecnologia esistente, ai moderni mezzi di produzione e alla recente legge regionale sull'economia circolare incardinata nel piano regionale di produzione dei rifiuti, possiamo ragionare bene su questi aspetti. L'acqua è un bene strategico in Toscana, che è terra anche di agricoltura e quindi è necessario attuare politiche integrate tra i vari settori produttivi per far sì che ci sia una rete che consenta di risparmiare e di riusare la risorsa idrica. Alla politica – afferma Porzio - spetta il compito di governare il fenomeno e quindi di assicurare alla cittadinanza, ai lavoratori anche i presupposti di sicurezza sotto il profilo sanitario e ambientale e per questo è necessario potenziare le professionalità e le strumentazioni da fornire anche a istituti come ARPAT e agli altri organismi di controllo e vigilanza che devono monitorare questo sviluppo nella resilienza delle soluzioni che favoriscano un risparmio anche della risorsa idrica; occorrono quindi risorse e provvedimenti legislativi ad hoc sempre al pari con i tempi per garantire anche buona occupazione a favore di ambiente e salute e benessere per i cittadini.

Passando al mondo dell’agricoltura, il Direttore generale chiede cosa si sta facendo in Toscana e cosa si intende fare in prospettiva per la razionalizzazione, la raccolta e il risparmio dell'acqua per l'uso agricolo.

corsetti coldirettiAngelo Corsettidirettore di Coldiretti Toscana, afferma che il tema del recupero dell’acqua, alla luce degli scenari climatici che vengono prospettati nel lungo periodo, è un elemento vitale per l’agricoltura. Salvare l’acqua diventa una priorità e dobbiamo fare presto. La Toscana ha già una vastissima rete di invasi, 16 mila quelli censiti dal consorzio Lamma, chiusi nel corso del tempo dalla burocrazia e dalle complessità normative che potremmo utilizzare collegandoli anche si sistemi irrigui. Precisa che dobbiamo intervenire sulla legge regionale n.64 semplificandola e prevedere, all’interno del nuovo complemento dello Sviluppo Rurale, risorse o addirittura uno specifico bando, per finanziare nuove strutture e favorire il recupero di quelli già esistenti. Un recente studio ha evidenziato che, da qui al 2050, le condizioni climatiche potrebbero modificare profondamente le zone di produzione del vino. La Toscana non è indenne. – ha preciato Corsetti – che non possiamo più parlare nemmeno di irrigazione di soccorso, diventa più corretto parlare di irrigazione di sostegno perché senza acqua non potremo fare più agricoltura. C’è poi la partita delle nuove tecnologie e come Coldiretti e Vigneto Toscana cita il sostegno fornito ad un progetto dell’Università di Udine e Crea sulle TEA (tecnica di correzione genetica) del sangiovese; occorre individuare coltivazioni più resilienti ed adatte al nuovo scenario prospettato dal cambiamento climatico. Il direttore regionale di Coldiretti ha ribadito la necessità di “fare sistema” mettendo al centro i Consorzi di Bonifica insieme ad una visione “strutturale che guardi ai prossimi 30-40 anni.

Gianluca Cavicchioli - Confagricoltura Toscana, ringrazia per la possibilità di commentare questo studio approfondito e ha delineato punti fondamentali riguardo al tema del riuso, riutilizzo, e risparmio della risorsa idrica. In particolare la prima cosa è avere dei dati a disposizione e una programmazione degli interventi strutturali, uscendo da una logica emergenziale, perché il settore agricolo, indipendentemente da cambiamenti climatici, ha bisogno di avere una produzione costante, per assicurare la quantità, oltre alla qualità che è già buona. Inoltre, occorre monitorare le criticità e incrementare le disponibilità idriche, si parla del 30- 40% delle perdite negli acquedotti e con un certo tipo di attenzione e con l’innovazione si riuscirebbe ad avere anche degli ottimi risultati e la possibilità di trattenere l’acqua, recuperando il gap nei confronti degli altri paesi europei. Le imprese sono disponibili ad investire con una buona programmazione.

Simone Porzio, Segreterie Confederali CGIL, CISL, UIL, Toscana -  sottolinea che anche per il comparto agricolo, che in Toscana è fonte di ricchezza, vale quanto detto per l'industria, ossia che occorrono politiche integrate e opere infrastrutturali sul territorio per garantire il futuro alle produzioni agricole perché non ci sarà una stabilizzazione delle stagioni. Occorre progettare un sistema di recupero per il riuso delle acque attraverso, ad esempio, gli invasi o il recupero delle acque di prima pioggia, che necessitano comunque di un trattamento prima del loro utilizzo; ci sono le tecnologie a disposizione e quindi la possibilità di creare una filiera produttiva che si occupi di insediare queste opere, importanti anche per garantire buona occupazione. Fondamentale è il tema della governance della politica affinché ci si muova in tempi rapidi per garantire una maggiore occupazione e benessere alla popolazione.

La seconda domanda che il Direttore generale Rubellini propone a Pieretti di Confindustria riguarda i PFAS “sostanze perfluoroalchiliche” inquinanti, di difficile degradazione, che vengono definite immortali, che da anni l'Agenzia monitora e quindi chiede come si sta attrezzando il mondo industriale per ridurne l'utilizzo o minimizzare la dispersione nell'ambiente.

In Italia – ricorda Tiziano Pieretti di Confindustria - non c'è di fatto una norma specifica per la regolamentazione dei PFAS e l’industria sta attuando pratiche di autogestione per cercare di prevenire una norma europea che arriverà nel 2026. In Confindustria Toscana ci sono due aree di massima attenzione, il tessile di Prato e il cartario di Lucca pur con verifiche anche su altri settori. Per l'area di Prato c'è stato un percorso abbastanza lungo, con la collaborazione di Greenpeace, per cercare di eliminare le sostanze che arrivavano all'interno del distretto in forma mitigata, non presenti. E’ stato fatto un lavoro per determinate sostanze che non fossero nascoste all'interno delle schede tecniche e si è ottenuto un buon risultato; sono sostanze molto legate all'antigrasso, alle resistenze degli indumenti all’umido/grasso. Per la carta, in assenza di una regolamentazione specifica, è stato fatto uno screening a livello nazionale che ha evidenziato che in Italia ci sono solo quattro aziende, ma nessuna in Toscana, che utilizzavano i PFAS come antigrasso per particolari caratteristiche. Nel comparto lucchese per la produzione di carta igienica e carta da packaging non sono state individuate aziende che utilizzano sostanze PFAS o PFOA perché non sono necessarie per la fabbricazione. E’ iniziato un monitoraggio dell'aria, dell'acqua, dei rifiuti e dei prodotti e parallelamente sono stati controllati anche i depuratori Gida che Aquapur e i valori che sono stati trovati rientrano all'interno dell’unica normativa a cui facciamo riferimento che è quella della Regione Piemonte che fissa determinati ambiti in autotutela. All'interno di Confindustria Toscana nord viene fatta un'attività di monitoraggio di questi dati sebbene sussistano problemi di metodologia analitica ed è quindi necessario capire quali sono i gruppi di PFAS o di PFOA che sono incriminati e che vanno tenuti sotto controllo. Le aziende per adesso non hanno riscontrato valori preoccupanti ed è in corso un monitorando di ciò che avviene a Lucca con il riutilizzo delle carte da macero, però ad oggi, le cartiere che sono sotto il nostro monitoraggio non utilizzano PFAS.

La seconda domanda che il Direttore Rubellini rivolge ai rappresentanti del mondo agricolo riguarda il fenomeno del cuneo salino perchè nelle pianure agricole costiere in Toscana stiamo assistendo, con maggior frequenza, a una risalita del cuneo salino nell'entroterra.

Corsetti di Coldiretti precisa che occorre fare sistema perché sono necessari particolari ed ingenti investimenti da mettere in campo per salvaguardare le nostre produzioni agricole che, secondo gli studi internazionali sul riscaldamento globale, sono seriamente minacciate, i nostri vigneti nel 2050 saranno sulle Alpi Apuane. Occorre quindi cogliere tutti gli elementi messi in risalto in questo lavoro presentato dall'Agenzia e che illumina per fare delle scelte, per fare sistema, per attivare le risorse per investimenti strutturali, per un progetto comune a sostegno dell’irrigazione con lo sviluppo di nuova tecnologia.

cavicchioli confagricolturaRelativamente al cuneo salino, Cavicchioli di Confagricoltura, sottolinea che le scelte vanno effettuate con criterio, con gli strumenti e i dati a supporto e cita esempi virtuosi, come il progetto Life Rewat nella val di Cornia, che possono indicare come fare certi tipi di intervento, la ricarica delle falde acquifere, la gestione dei fiumi, la riduzione delle perdite, l'impianto di irrigazione attraverso l'innovazione, l'utilizzo delle acque reflue e il riuso dell’acqua potabile, quindi in conclusione è un fatto di mentalità un comportamento di riposizionamento ed i primi a essere convinti di questo percorso precisa Cavicchioli,  dobbiamo essere tutti noi dalle imprese al normale cittadino.
 

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