Piana di Lucca: persiste la criticità per la presenza di polveri sottili
Nel 2022 la centralina di Lucca Capannori non ha rispettato i limiti di legge ma la situazione nella piana lucchese non peggiora: il trend si mostra costante
Come evidenziano i dati sulla qualità dell’aria 2022, la piana lucchese: Altopascio, Buggiano, Capannori, Chiesina Uzzanese, Lucca, Massa e Cozzile, Monsummano Terme, Montecarlo, Montecatini Terme, Pescia, Pieve a Nievole, Ponte Buggianese, Porcari e Uzzano si conferma una zona con criticità: in quest’area il PM10 non ha rispettato il limite relativo al numero massimo annuo (35) di superamenti della media giornaliera di 50 µg/m3.
La media annuale più elevata, pari a 29 µg/m3, registrata presso la stazione di LU-Capannori, è rimasta costante negli ultimi tre anni nonostante la concentrazione media complessiva regionale registri un aumento del 10% rispetto al 2021, attestandosi a 22 µg/m3. Questo dato ci conferma che il trend di questa stazione è stazionario ed in controtendenza rispetto a quello regionale secondo cui i valori di PM10 sono simili a quelli registrati nel periodo pre-pandemico.
Nella stazione di fondo della zona della piana lucchese, presente a Capannori, sono stati registrati 40 superamenti durante il 2022 al netto degli eventi da attribuirsi ad eventi naturali.
Nella piana lucchese, negli ultimi anni il trend degli sforamenti è stato quello riportato nel seguente grafico:
La stazione di LU-Capannori si è confermata anche per il PM2,5 la stazione con media annuale più elevata: pari a 20 µg/m3, dato già registrato nel 2021. La concentrazione media regionale invece si attesta a 13 µg/m3, leggermente superiore a quella dello scorso anno (+8%), in analogia a quanto osservato per il PM10 (+10%).
A fianco riportiamo il trend delle medie annuali di PM2,5 registrate nella piana lucchese dalla stazione di LU-Capannori.
Molte informazioni sulla qualità dell’aria in quest’area della Toscana pervengono dai risultati del progetto PATOS 3, finanziato dalla Regione Toscana e realizzato da INFN di Firenze, UNIFI, ARPAT e LaMMA. Lo studio realizzato presso la stazione di monitoraggio di LU-Capannori ha consentito di comprendere al meglio la composizione del particolato, con l’obiettivo di identificare le sue diverse sorgenti e quantificarne l’impatto.
Le principali fonti, nei giorni di superamento del valore limite giornaliero nel 2019-20, sono la combustione della biomassa (53%) e il traffico (15%), come già risultava dagli studi effettuati nel decennio precedente. Analoghi risultati erano stati ottenuti anche presso la postazione dell’ ex stazione di monitoraggio di LU-Porcari nell’ambito di approfondimenti finanziati dal Comune di Porcari.
In base all'inventario delle sorgenti di emissione del 2017 (IRSE 2017) tra le diverse fonti da cui si origina il particolato primario nella piana lucchese troviamo:
- i riscaldamenti (caminetti e stufe tradizionali), che contribuiscono per l'84% sul totale del particolato PM10 nella piana lucchese, per lo più, alimentati a vegetali, come legna e pellet, il cui processo di combustione produce anche altri inquinanti oltre al particolato che si colloca quasi esclusivamente nella frazione fine, la più pericolosa per la salute umana poiché penetra profondamente nelle vie respiratorie
- la combustione di residui agricoli è responsabile in modo ridotto, nonostante la stima sia affetta da maggiore incertezza; è necessario, comunque, fare attenzione a queste emissioni perché derivano da combustioni incontrollate che producono, tra l’altro, altri microinquinanti pericolosi per la salute delle persone
- il traffico (9%), in particolare le emissioni dei veicoli diesel e più in generale tutte le emissioni prodotte da veicoli in fase di combustione ma anche a seguito di abrasione di freni, gomme e usura della strada
- l’industria, che contribuisce al PM primario per il 3,1%; il 22% del contributo dell'industria deriva dalle emissioni prodotte dalle aziende soggette ad autorirzzazione integrata ambientale (AIA) nella piana lucchese.
In Toscana, in base all’attuale aggiornamento del catasto degli impianti termici, più della metà dei riscaldamenti a biomassa si trovano nel territorio della provincia di Lucca, che registra la percentuale più alta di questi impianti (4,7%) rispetto ad altre tipologie. Il contributo della sorgente combustione domestica è dominante da novembre a marzo, periodo in cui diventa il principale responsabile nei giorni in cui si verifica il superamento del valore limite giornaliero di 50 μg/m3, mentre diventa praticamente nulla nel resto dell’anno.
Per fronteggiare questa situazione, la Regione Toscana ha previsto alcune misure in grado di incidere sul riscaldamento domestico, inserendole nel Piano regionale per la qualità dell'aria (PRQA), come, ad esempio:
- il divieto di utilizzo di biomassa per il riscaldamento nelle nuove costruzioni o ristrutturazioni
- la prescrizione di efficienza minima per gli impianti termici a biomassa ad uso civile
- il potenziamento dei controlli sugli impianti domestici destinati al riscaldamento
- l’incentivazione alla sostituzione degli impianti di riscaldamento civile a biomassa con impianti alternativi a basse emissioni; questa appare una delle misure più incisive per contrastare l’inquinamento atmosferico da particolato.
Infatti, a partire dal 2020, la Regione Toscana ha messo a disposizione finanziamenti per sostituire le vecchie caldaie con impianti moderni, più efficienti, meno inquinanti e più sicuri.
Di recente è stato adottato il bando per l'erogazione di contributi per l'acquisto di biotrituratori: dal 23 febbraio 2023 e fino alle ore 16 del giorno 2 maggio 2023 può essere presentata domanda di agevolazione da compilare esclusivamente on line secondo le modalità specificate nel bando, previo accesso al sistema informatico con identità digitale.
I finanziamenti di questo tipo, per la piana lucchese, andranno avanti fino al 2025.
Oltre a quanto previsto a livello regionale, dal 2016, i Comuni della piana lucchese hanno predisposto molteplici azioni nei principali settori responsabili delle emissioni inquinanti avvalendosi di una pianificazione d’area vasta con lo scopo di ridurre la percentuale di popolazione esposta a livelli di inquinamento atmosferico superiori ai valori limite. Il Piano d’Azione Comunale (PAC) d’area contiene tutti gli interventi per la riduzione delle emissioni di sostanze inquinanti e per la prevenzione di fenomeni di inquinamento atmosferico, come, ad esempio, la possibilità di emettere ordinanze per vietare, in certe condizioni, l’abbruciamento all'aperto di biomassa legnosa e l’accensione di caminetti oltre a misure specifiche che coinvolgono il settore mobilità, edilizia ed energia.
In particolare per quanto riguarda la mobilità, i Comuni di quest’area geografica della Toscana prevedono nel PAC d’area di promuovere il trasporto pubblico e la mobilità pedo-ciclabile, di razionalizzare la logistica urbana e i flussi di traffico e incentivare l’uso di carburanti a basso impatto ambientale. Per il settore edile ed energia puntano, invece, a rendere più efficienti energeticamente gli immobili della pubblica amministrazione, il sistema di illuminazione e favorire l’edilizia sostenibile attraverso i regolamenti comunali.
Infine, non mancano le azioni rivolte ad aumentare il verde pubblico, incentivare la raccolta differenziata degli sfalci verdi e delle potature anche prevedendo più controlli sul territorio con l’ausilio della polizia municipale e azioni di informazione e educazione alla cittadinanza. Sempre nell’ottica di implementare il verde pubblico per contrastare l’inquinamento, il progetto “Veg-Pm10 - Azioni multidisciplinari ed integrate per il monitoraggio e la riduzione del particolato atmosferico nella piana lucchese” ha individuato le specie arboree più adatte per contrastare la diffusione del particolato PM10 nell’aria nella piana di Lucca: Alloro, Olivo, Oleandro, Magnolia e Lauceraso.