La Regione Toscana verso la transizione energetica
Intervista all'Assessora all’ambiente della Regione Toscana, Monia Monni
A pochi mesi dell'approvazione della Legge regionale 35/2022, che istituisce il Piano regionale per la transizione ecologica (PRTE) con lo scopo di proporre politiche volte sia alla riduzione delle emissioni e all’incremento delle energie rinnovabili che alla promozione di azioni di adattamento ai cambiamenti climatici, abbiamo rivolto qualche domanda all'assessora all’ambiente della Regione Toscana Monia Monni.
Come la Regione Toscana sta affrontando i temi della transizione energetica e quali sono le sfide dei prossimi anni?
La conversione energetica è necessaria ed urgente. A chi racconta che i costi di questa trasformazione sono insostenibili rispondo che stiamo già pagando un prezzo salatissimo per i nostri ritardi, un prezzo che non si conteggia solo con i soldi destinati alle ricostruzioni post eventi estremi, che sarebbe più utile investire in prevenzione, ma anche e soprattutto in vite umane: uno studio pubblicato pochi giorni fa da Nature Medicine ci dice che sono 61.672 le vite perse in Europa, nell’estate 2022, per il caldo e che l’Italia detiene il triste primato di 18.000 morti. È il conto terrificante pagato dai più fragili, prime vittime della crisi climatica: gli anziani, i malati, coloro che non possono permettersi l’aria condizionata o le vacanze in luoghi più freschi. Senza una svolta radicale gli scenari sui cambiamenti climatici ci descrivono un futuro drammatico che rischia di stravolgere totalmente il mondo che conosciamo, un futuro che è già iniziato.
Partiamo da questo dato di fatto per dire che il nostro territorio ha bisogno di più fonti rinnovabili. L'obiettivo è raddoppiare la potenza installata entro il 2030. Certamente per farlo serve tenere in equilibrio la conversione energetica con la tenuta sociale, sostenendo economicamente questo cambiamento, ma anche promuovere una qualità progettuale tale da garantire un buon inserimento paesaggistico, pur partendo dalla consapevolezza che contrastare i cambiamenti climatici è ormai elemento essenziale per la tutela paesaggistica, ma lavorando anche affinché le fonti rinnovabili non diventino investimenti speculativi che potrebbero trasformarsi in competitori per l’agricoltura. In questo senso uno strumento potente è rappresentato dalle comunità energetiche, che consentiranno di passare da un modello lineare caratterizzato da pochi grandi produttori di energia ad uno a rete, a maglie, integrato, composto da tanti piccoli produttori e consumatori energetici. Un modello su cui puntiamo per diffondere un nuovo modo di produrre e consumare energia ma anche, appunto, di fare comunità.
L'emergenza della crisi climatica: come la Regione Toscana è impegnata per raggiungere la neutralità climatica?
Sappiamo tutti che i temi dei cambiamenti climatici hanno un carattere globale, ma la nostra Regione è forse tra le poche ad aver avuto sempre ben chiaro il concetto che un obiettivo globale si raggiunge solo se tutti fanno la propria parte. A conferma di ciò abbiamo concentrato le risorse europee, di questo assessorato, per la maggior parte per l’efficientamento energetico e per la promozione delle rinnovabili. Per il settennato 2014-2020 con 93,5 milioni abbiamo finanziato 457 progetti per la maggior parte edifici pubblici, permettendo una drastica riduzione delle loro emissioni di gas climalteranti. Questa impostazione l’abbiamo voluta confermare anche per il settennato 2021-2027, mettendo a disposizione 196 milioni di fondi europei che andranno a finanziare progetti di efficientamente energetico e di promozione dello sviluppo delle rinnovabili. Già nel 2013 la Toscana aveva adottato il proprio “Libro Bianco sui Cambiamenti Climatici” e poi, nel 2020, è stata la volta di "Toscana Carbon Neutral".
Nel 2022 ho voluto formalizzare tale priorità inserendo, nella legge regionale n. 35/2022, due elementi che mi preme sottolineare. Il primo è l'inserimento della neutralità climatica come obiettivo trasversale della strategia di transizione ecologica della Toscana, il secondo è la previsione dello sviluppo di un sistema di contabilizzazione del bilancio emissivo della Regione in termini di gas climalteranti, che tenga conto sia delle emissioni che degli assorbimenti. Abbiamo inoltre istituito il Piano della Transizione ecologica, uno strumento che tiene assieme i due aspetti fondamentali della conversione: politiche per il raggiungimento della neutralità carbonica e politiche per l’adattamento di territori e comunità agli effetti dei cambiamenti climatici già molto evidenti anche nella nostra regione.
Quali sono le fonti rinnovabili su cui sta puntando?
L'obiettivo di raddoppiare le rinnovabili nei prossimi 10 anni non può che passare da uno sviluppo che tenga conto di un mix energetico. A livello nazionale si individuano, di fatto, due fonti rinnovabili con alti potenziali di espansione: il solare e l'eolico. In Toscana abbiamo, però, anche la fonte geotermica dalla quale ricaviamo, già oggi, il 34% dell’energia elettrica prodotta. Minore, ma significativo, sarà anche lo sviluppo di un idroelettrico coniugato alla maggiore sicurezza dei corsi d’acqua, come stiamo facendo sull’Arno, con un intervento che ristrutturerà il sistema di briglie e andrà ad installare centrali di produzione di energia pulita, coniugando la riduzione del rischio con il contrasto alle emissioni climalteranti, adattamento e conversione.
A distanza di alcuni mesi dall'approvazione del PRTE qual è il percorso, gli obiettivi e quale sarà il ruolo di ARPAT?
Abbiamo già svolto un primo lavoro istruttorio con i vari tecnici regionali coinvolgendo i diversi settori competenti, preso atto della trasversalità delle tematiche che tocca il Piano. L'11 maggio 2023 vi è già stato un primo passaggio formale, per quanto interno, volto alla definizione delle strategie. Contiamo nel mese di settembre/ottobre di presentare l'informativa preliminare al Consiglio e quindi procedere alla redazione del Piano vero e proprio nel corso del 2024.
ARPAT ha già formalmente due ruoli importanti riconosciuti dalla norma: il primo è ovviamente quello di fornire i dati necessari alla determinazione del quadro conoscitivo, il secondo è quello di partecipare, con un proprio rappresentante, al Comitato Tecnico Scientifico a cui la legge ha affidato un ruolo di indirizzo, impulso e di coordinamento tra il PRTE e l’evoluzione del contesto scientifico internazionale nel campo della transizione ecologica.
Voglio però anche ricordare gli impegni che ci siamo presi nell’ambito del nuovo Piano dell’Economia Circolare volti a lavorare al potenziamento di ARPAT, sopratutto in termini di incremento del personale dell’Agenzia. Già oggi ARPAT svolge un ruolo decisivo nel percorso di transizione ecologica della Toscana, grazie alle professionalità e alle competenze di altissimo livello che esprime, ma sappiamo al contempo che dobbiamo alimentare questo patrimonio, sopratutto sul fronte del personale, per far fronte a sfide sempre nuove.
Sul fronte dei rifiuti quali sono le novità, dopo l'approvazione del Piano dell'Economia Circolare?
Il nuovo Piano dell’Economia Circolare vuole attuare i principi dell’economia circolare, mettendo in campo attività di riduzione della produzione del rifiuto, incentivando il riuso, aumentando la capacità di riciclo e delle attività di recupero di materia. Questo piano è un pezzo fondamentale di una visione più ampia della conversione ecologica della nostra, che darà il suo contributo alla riduzione di emissioni climalteranti. L’obiettivo è pianificare la gestione dei rifiuti urbani, ma anche imprimere una nuova visione alla gestione degli scarti prodotti dai nostri distretti industriali che rappresentano l’80% dei rifiuti prodotti in Toscana. Il Piano si pone l’obiettivo far diventare i rifiuti risorse intorno alle quali alimentare o costruire nuove filiere produttive del recupero e del riciclo. È una strada innovativa nella forma, più partecipata e meno impositiva, nella sostanza, poggiando su strategie di circolarità ben piantate nella visione europea, ma anche nelle soluzioni tecnologiche avanzate e che puntano alla massima sostenibilità dei processi oltre che della filiera complessiva.
La strada che vogliamo intraprendere è quella di una forte riduzione del conferimento di rifiuti in discarica, abbandonando la logica lineare dello smaltimento e sviluppando un nuovo sistema produttivo basato sulla circolarità e quindi sul riciclo e sul recupero di materia. A tal proposito, prima dell’avvio del Piano dell’Economia Circolare, abbiamo bandito un avviso pubblico rivolto a tutti i soggetti interessati a sviluppare nuove filiere di economia circolare, chiamati a presentare progetti di impianti di riciclo e di recupero. Sono stati presentati 39 progetti che ci permetteranno di costituire un nuovo sistema produttivo di economia circolare. Gli impianti presentati danno una risposta importante al superamento di criticità storiche della nostra Regione proponendo soluzioni innovative anche sul fronte del riciclo, come l’impianto del trattamento del del Pap, quello del trattamento della poseidonia spiaggiata o quello di recupero dei materiali preziosi dai Raee. La realizzazione di questi nuovi impianti darà forma a una filiera in cui si potrà estrarre il massimo del valore dai nostri scarti, minimizzando lo smaltimento, riducendo le emissioni e generando connessioni con il sistema produttivo.