Profili di rischio ambientale per comparto produttivo
Anno di pubblicazione: 2000
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Pagine: 253
Prezzo: 12,91 €
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I profili di rischio nascono, nel corso degli anni settanta, come metodo di analisi del ciclo produttivo in aree territoriali ben definite, con lo scopo sostanziale di migliorare la qualità delle attività di prevenzione individuando, in una determinata tecnologia e organizzazione del lavoro, i punti critici che possono determinare danni alla salute dei lavoratori.
L'attivazione del sistema delle Agenzie ambientali ha consentito di promuovere una profonda revisione metodologica sui compiti e sulle funzioni in materia di controlli ambientali, partendo da una situazione frammentaria, sia come impostazione dei controlli (logiche di emergenza o di domanda/risposta), sia come programmazione (eccezionale), con l'obbiettivo di giungere ad una cultura dove il controllo ambientale deve diventare uno strumento di governo dell'ambiente.
Il recepimento della Direttiva Comunitaria 96/61/CE nel D.Lgs. n°372 del 04/07/1999 ha introdotto l'approccio integrato alla tutela dell'ambiente, superando la logica della semplice verifica del rispetto di un limite, e sottoponendo ad una valutazione unica le interazioni ambientali di una serie di impianto o unita' produttive con il proprio territorio. Devono essere inclusi nell'analisi sia gli effetti dell'inquinamento (nelle matrici aria acqua e suolo) che altri aspetti quali la produzione e lo smaltimento di rifiuti e i consumi energetici, che fino a ora venivano valutati separatamente.
È necessaria quindi all'interno delle Agenzie ambientali una conoscenza approfondita e dettagliata dei cicli di lavorazione relativi ai diversi comparti produttivi: nel settembre 1997 è stato istituito un gruppo di lavoro misto ANPA/ARPA che ha redatto una proposta di metodo di analisi da adottare a livello nazionale, finalizzata a promuovere tale conoscenza .