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Monitoraggio ambientale dei corpi idrici superficiali (fiumi, laghi, acque di transizione) - Risultati 2019

Sintesi risultati Rete MAS - Primo anno del triennio 2019-2021

Anno di pubblicazione: 2020

A cura di: Susanna Cavalieri - ARPAT, Settore Indirizzo tecnico delle attività

In collaborazione con:

Pagine: 72

Prezzo: 0 €

Sintesi risultati Rete MAS - Primo anno del triennio 2019-2021

I risultati del monitoraggio del 2019 si ritengono provvisori, dal momento che il programma è distribuito su tre anni; la classificazione potrà dunque subire modifiche alla fine del triennio considerato.

Ad oggi, per quanto riguarda lo stato ecologico, il 54 % dei corsi d’acqua monitorati risulta in stato elevato/buono, e il rimanente 46% in qualità sufficiente/scarsa/cattiva. Migliore la situazione per quanto attiene lo stato chimico, dove il 73% dei corpi idrici è in qualità buona.

Questo report si basa sui risultati del monitoraggio di corsi d’acqua, laghi, invasi e acque di transizione della Toscana relativi ai soli campionamenti del 2019, primo anno del triennio 2019-2021, e fornisce quindi una classificazione provvisoria. Tale classificazione viene infatti definita ogni tre anni in termini di stato ecologico e stato chimico, come previsto dalla DGRT 847/13.

La programmazione del monitoraggio delle acque superficiali tiene conto dell’analisi delle pressioni (con indicatori previsti dal modello WISE - Sistema Informativo sulle Acque per l’Europa) intersecata con l’analisi dei determinanti, ossia delle determinazioni analitiche chimiche e biologiche effettuate dal 2010 in Agenzia.

Il modello prevede la suddivisione dei paramenti su triennio o sessennio in base alle stazioni in monitoraggio operativo, quindi a rischio di non raggiungere l’obiettivo di qualità, o di stazioni in monitoraggio di sorveglianza, cioè non a rischio.

L'elenco dei punti di monitoraggio è quello riportato in DGRT 847/13; le categorie “a rischio” e “non a rischio” sono quelle del Piano di Gestione dell’Autorità di Distretto Appennino Settentrionale, in attesa del Piano di Tutela delle Acque, non ancora aggiornato.

Si riportano brevemente i criteri previsti dalle normative europee (2000/60 EU) e nazionali (D.Lgs. 152/06 integrato dalla quota ancora valida del DM 260/2010 e dagli aggiornamenti apportati dal D.Lgs 172/15) a cui si aggiungono le diverse linee guida di ISPRA per l’applicazione di indici biologici su matrice acqua e indici chimici su matrice acqua, biota e sedimento (quest’ultimo limitato alle acque di transizione).

Lo stato ecologico deriva dalla combinazione di 5 indicatori, scegliendo il peggiore dei risultati tra quelli monitorati riportati in elenco:

  • macroinvertebrati
  • macrofite
  • diatomee bentoniche
  • LimEco livello di inquinamento da macrodescrittori (percentuale di ossigeno in saturazione, azoto ammoniacale, nitrico e fosforo totale)
  • concentrazione di sostanze pericolose di cui alla tab 1B del D.Lgs 172/15, per cui sono previsti soltanto tre stati di qualità: elevato, buono e sufficiente.

La Direttiva europea prevede anche lo stato di qualità derivante dalla comunità di fauna ittica, metodo approvato in Italia con il manuale Niseci. ARPAT sta effettuando i primi campioni a livello sperimentale dalla primavera del 2020 nell’ambito di un progetto con il Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze.
Seppure in numero limitato, l'Agenzia ogni anno esegue su alcuni corsi d’acqua l’applicazione dell’indice IQM qualità idromorfologica, previsto dalle normative europee e nazionali, seguendo le indicazione del manuale ISPRA di riferimento IDRAIM.

Altro indicatore è lo stato chimico, che deriva dall’analisi delle sostanze pericolose di cui alla tabella 1A del D.Lgs 172/15. Nel corso degli anni in ARPAT sono state messe a punto metodiche analitiche per ricercare la maggior parte dei parametri richiesti e rispondere alle esigenze analitiche sempre più impegnative, considerato che gli standard di qualità richiesti sono dell’ordine del microgrammo per litro e sue frazioni.

La classificazione dello stato ecologico e chimico relativi ai primi due anni del triennio (2019 e 2020) è provvisoria, in quanto a fine triennio verranno riprocessati tutti i risultati sul set completo del triennio, disponendo quindi di indici statisticamente più robusti e relativi a tutte le stazioni della rete di monitoraggio.

Lo stato chimico, secondo i criteri introdotti dal D.Lgs 172/15, prevede la ricerca di sostanze pericolose sia in acqua che nel biota, ossia nei pesci, scegliendo il risultato peggiore tra le due matrici.
Si preferisce, in questo contesto, mantenere separate le due classificazioni (acqua e biota) in quanto il numero di determinazioni analitiche è nettamente inferiore sul biota, trattandosi di un’attività che ARPAT sta effettuando da pochi anni.

È disponibile anche la versione sfogliabile della pubblicazione (sito Web esterno, si apre in una nuova finestra).

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