Monitoraggio ambientale dei corpi idrici superficiali (fiumi, laghi, acque di transizione) - Risultati 2018
Anno di pubblicazione: 2019
A cura di: Susanna Cavalieri - ARPAT, Settore Indirizzo tecnico delle attività
In collaborazione con:
Pagine: 57
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Viene descritta la classificazione di corsi d’acqua, laghi, invasi e acque di transizione della Toscana relativa al periodo 2016-2018, fornendo quindi la classificazione definitiva a livello triennale, così come previsto dalla DGRT 847/13.
La programmazione del monitoraggio delle acque superficiali tiene conto dell’analisi delle pressioni (con indicatori previsti dal modello WISE - Sistema Informativo sulle Acque per l’Europa) intersecata con l’analisi dei determinanti, ossia delle determinazioni analitiche chimiche e biologiche effettuate dal 2010 in Agenzia.
Il modello prevede la suddivisione dei paramenti su triennio o sessennio in base alle stazioni in monitoraggio operativo, quindi a rischio di non raggiungere l’obiettivo di qualità, o di stazioni in monitoraggio di sorveglianza, cioè non a rischio.
L’elenco dei punti di monitoraggio è quello riportato nella DGRT 847/13; le categorie “a rischio” e “non a rischio” sono quelle del Piano di Gestione dell’Autorità di Distretto Appennino Settentrionale.
La restituzione dello stato ecologico, ai sensi del DM 260/10, deriva dalla combinazione di 5
indicatori, scegliendo il risultato peggiore tra quelli monitorati riportati in elenco:
- macroinvertebrati,
- macrofite,
- diatomee bentoniche,
- LimEco livello di inquinamento da macrodescrittori (percentuale di ossigeno in saturazione,
azoto ammoniacale, nitrico e fosforo totale), - concentrazione di sostanze pericolose di cui alla tab 1B del D.Lgs 172/15, per cui sono previsti
soltanto tre stati di qualità: elevato, buono e sufficiente.
Il DM 260/10 prevede tra gli indicatori biologici anche lo studio della comunità di fauna ittica, attraverso l’applicazione dell’indice NISECI, che fino al 2018 non era però intercalibrato a livello europeo. In considerazione di ciò, ARPAT ha ritenuto di non mettere a punto tale metodo. Dal 2019 lo stato ecologico, su alcune stazioni in modalità sperimentale, conterrà anche la qualità derivante dalla struttura dell’ittiofauna nei corsi d’acqua toscani.
La direttiva europea 2000/60 UE prevede anche lo studio della qualità morfologica dei corsi d’acqua, andando ad esaminare oltre l’alveo bagnato - già analizzato attraverso lo studio delle comunità di macroinvertebrati, macrofite e diatomee -, l’habitat di pertinenza fluviale attraverso l’applicazione dell'apposito indice di qualità idromorfologica (IQM).
Altro indicatore è lo stato chimico, che deriva dall’analisi delle sostanze pericolose di cui alla tabella 1A del D.Lgs 172/15. Nel corso degli anni in ARPAT sono state messe a punto metodiche analitiche per ricercare la maggior parte dei parametri richiesti e rispondere alle esigenze analitiche sempre più impegnative, considerato che gli standard di qualità richiesti sono dell’ordine del microgrammo/kg e sue frazioni.
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