L’attività di ARPAT nel monitoraggio dei cetacei, delle tartarughe e dei grandi pesci cartilaginei - anno 2017
Anno di pubblicazione: 2018
A cura di: Romano Baino, ARPAT - Settore Mare - U.O. RIBM
In collaborazione con: Cecilia Mancusi, ARPAT - Settore Mare - U.O. RIBM , Michela Ria, Enrico Cecchi, Alessandro Voliani, Giacomo Marino, ARPAT - Settore Mare - U.O. RIBM, per il supporto nelle attività di recupero
Pagine: 192
Prezzo: 0 €
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Gli ultimi decenni hanno visto un crescente interesse verso i cetacei rilevabile sia attraverso l’incremento del whale watching e nature cruises, sia per il proliferare di articoli e news sulla stampa e sul Web. Purtroppo le conoscenze scientifiche e forme di registrazione strutturata delle informazioni sono ancora carenti e, anche nei mari della Toscana, un parametro fondamentale quale l’abbondanza delle popolazioni di balene, delfini, tartarughe o grandi squali sono tuttora molto approssimative.
Con la Legge Regionale 19 marzo 2015 n° 30 “Norme per la conservazione e valorizzazione del patrimonio naturalistico-ambientale regionale”, la Regione Toscana istituisce, tra le altre misure, l’Osservatorio Toscano per la Biodiversità con funzioni di coordinamento e monitoraggio dello stato di conservazione di queste specie nell’ambito del Santuario Pelagos (L. 11 ottobre 2001 n°391). In questo contesto, attraverso il Piano Ambientale ed Energetico Regionale (PAER), si è costituita una rete tra varie Istituzioni Pubbliche finalizzata alla raccolta e allo scambio di informazioni e di dati che coinvolge oltre ad ARPAT e Regione Toscana le Capitanerie di Porto, i Comuni costieri, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana, l’Università di Siena, vari Parchi regionali e nazionali.
Nell’ambito della convenzione tra Ministero dell’Ambiente e le ARPA costiere, in ottemperanza alla Direttiva Quadro sulla Strategia Marina (2008/56/CE) e alla Direttiva Habitat (1992/43/CE), sono stati attivati ulteriori monitoraggi, in particolare sul tursiope, nelle tre sottoregioni rilevanti per l’Italia (Mediterraneo occidentale, Adriatico e Ionio) al fine di fornire alla Commissione Europea elementi sulla dinamica di popolazione, sull’areale naturale e sullo stato di conservazione di queste specie. Oltre alle attività specificatamente indirizzare all’osservazione e al monitoraggio in mare, tramite survey realizzati con vari tipi di natanti o droni aerei, utili indicazioni sulla distribuzione generale delle specie e sul loro stato possono essere ricavate anche dai dati raccolti nel caso di spiaggiamenti, catture accidentali o avvistamenti occasionali (citizen science).
In quest’ottica i dati di cetacei, tartarughe e grandi squali raccolti da ARPAT sono, non solo forniti alla Regione Toscana e resi disponibili sul sito http://www.regione.toscana.it/-/osservatorio- toscano-per-la-biodiversita, ma anche condivisi con istituzioni esterne alla regione quali l’Università di Pavia che ospita la banca dati (http://mammiferimarini.unipv.it) o il Centro Studi Cetacei (http://www.centrostudicetacei.it).
Un’attenta e capillare attività di monitoraggio degli spiaggiamenti consente inoltre di raccogliere importanti campioni di organi, tessuti o il contenuto stomacale degli esemplari più integri che consentono di supportare ipotesi sulle cause di mortalità e quindi di identificare le pressioni ritenute più pericolose: siano esse catture accidentali della pesca, collisioni con natanti, contaminazione chimica, inquinamento acustico, presenza di micro e macroplastiche, ecc.
Con l’attivazione dell’Osservatorio Toscano per la Biodiversità e l’adozione delle “Buone pratiche della rete toscana” si è finalmente raggiunta una rilevazione completa e capillare di tutti gli individui spiaggiati, non solo quelli di grandi dimensioni quali balenottera, capodoglio o squalo elefante, ma anche di delfini, stenelle e tartarughe, cui si sono aggiunti negli ultimi anni anche alcuni inattesi casi di nidificazione della tartaruga marina, che non si era no mai osservati in precedenza lungo le coste della Toscana.
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